Blog Tour “Come una lama” di Maria Vittoria Pichi

Readers con molto poacere partecipo al Blog Tour del romanzo “Come una lama” di Maria Vittoria Pichi edito Ventura Edizioni 😘 La mia tappa consiste nell’approfondimento della storia 😍 Continuate a leggere per sapere di cosa si tratta 😘

Titolo: Come una lama

Autore: Maria Vittoria Pichi

Data pubblicazione: 1 Marzo 2018

Editore: Venturaedizioni

Link Acquisto: http://www.venturaedizioni.it/sito/dd-product/come-una-lama/

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Sinossi: 

“Un giorno hai una bella stanza in un appartamento luminoso e carino, la condividi con un uomo prezioso che ami e che ti corrisponde, hai un cane eccezionale e anche due gatte. Hai la laurea in farmacia e hai appena trovato un impiego a tempo indeterminato. Poi di colpo non hai più niente: vieni sbattuta sui giornali e in televisione, le tue cose sequestrate, toccate, indagate, manomesse, perse, rubate. Hanno girato una chiave, mille chiavi, tu sei in uno spazio vuoto, senza niente addosso che non sia te stessa. Denudata. Defraudata”. “Come una lama” racconta la storia dell’autrice, la farmacista Maria vittoria Pichi, militante politica di sinistra arrestata insieme al compagno per un crimine politico mai commesso nel 1981 e rinchiusa in carcere per 100 giorni prima di essere scarcerata e prosciolta. Nota di Massimo Cirri.

James Lee Dozier

 

James Lee Dozier (Fort Myers, 10 aprile 1931) è un generale statunitense.

Ha ottenuto il grado di generale sottocapo di Stato Maggiore Logistico. Fu rapito dalle Brigate Rosse a Verona il 17 dicembre 1981 mentre era comandante della NATO nell’Europa Meridionale.

Il sequestro avvenne nel suo appartamento, intorno alle 18:00, a opera di un commando di quattro uomini e una donna: Antonio Savasta, Pietro Vanzi, Ugo Milani, Cesare Di Lenardo e Barbara Balzerani, che entrarono in casa travestiti da idraulici, Giovanni Ciucci che rimase in strada alla guida dell’automezzo su cui venne caricato il generale; la moglie di Dozier fu invece trovata immobilizzata.

Fu liberato a Padova il 28 gennaio 1982, al culmine delle indagini guidate da Umberto Improta, con un’incursione dei NOCS dopo 42 giorni nell’appartamento di via Pindemonte; fu lo stesso presidente statunitense Ronald Reagan a congratularsi via telefono per la sua liberazione.

Il sequestro Dozier è considerato l’episodio che segna l’inizio del declino delle Brigate Rosse in Italia dopo gli eventi degli anni di piombo.

Nel 1992 Carlo Lizzani girò per Raiuno un film per la televisione ispirato alle vicende del rapimento, intitolato Stato di emergenza – Il caso Dozier,[2] con l’attore Lloyd Bochner nel ruolo dell’ufficiale statunitense.

 

Se può esservi utile vi metto qui il link di un video della Rai dove, appunto, viene raccontato il caso del sequestro Dozier à

http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/il-sequestro-dozier/568/default.aspx

 

ENTRIAMO NEL PARTICOLARE DEL ROMANZO

 

Quando il generale Dozier fu rapito e il sequestro rivendicato dalle Brigate Rosse, in Italia vennero eseguiti tantissimi arresti verso persone che erano anche solo sospettate, non c’entravano nulla con la questione o avevano avuto la sfortuna di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato.

Era un periodo di grande fervore politico ed era sufficiente avere in macchina dei volantini – magari presi da qualche ragazzo in strada – per essere sospettato e/o arrestato.

Il sequestro Dozier è stato il culmine di questo screzio politico e sociale.

Maria Vittoria Pichi, una volta trasferita a Padova per motivi universitari, si è avvicinata alla vita politica senza però abbracciare un partito specifico, ma tenendo la mente ben aperta per cogliere idee e pensieri che avevano il potere di farla sentire viva.

Una sua intervista.

http://www.senigallianotizie.it/1327310403/terrorismo-e-anni-di-piombo-senigallia-notizie-intervista-maria-vittoria-pichi

 

Quarta di copertina

“Come una lama” racconta la storia dell’autrice, la farmacista Maria vittoria Pichi,militante politica di sinistra arrestata insieme al compagno per un crimine politico mai commesso nel 1981 e rinchiusa in carcere per 100 giorni prima di essere scarcerata e prosciolta. Una scrittura asciutta che non sconfina mai nell’analisi sociologica o nell’affresco politico ma che si concentra nello svelare l’urgenza della narrazione.

Parole che cercano di afferrare un passato profondo come una ferita. Man mano che le pagine scorrono si scompongono le immagini di una stagione precisa della storia recente del nostro paese: il sequestro del generale americano Dozier e la necessità delle forze dell’ordine di arrivare ai colpevoli in tempi rapidi, l’esperienza di vita prima che politica all’interno del movimento, la fatalità di alcuni volantini lasciati nel momento e nel luogo sbagliato. E poi un vortice di forzature ed errori fino all’arresto di Maria Vittoria nella farmacia a 20 chilometri di Padova e il suo trasferimento nel carcere femminile di Venezia.

Un racconto che restituisce il senso di straniamento di quei mesi vissuti dalla protagonista: l’interrogatorio nel quale costringono a scandire il significato di una canzone in dialetto marchigiano regalatole da un amico del padre come fosse un pericoloso messaggio in codice, la permanenza alla Giudecca con le zingare compagne di cella alla quale scriveva le lettere indirizzate ai loro mariti, la vita durissima in carcere e quella solidarietà che nasce solo nelle condizioni di estremo dolore. Un viaggio doloroso fino al termine della notte per scoprire che non è mai finita fino in fondo perché dopo quei giorni nulla è stato più come prima. Con un interrogativo di fondo reso ancora più straziante dalla perdita del compagno di allora:” E se le cose fossero andate diversamente, se non ci fosse stato l’arresto? Che vita avremmo avuto? Che vita avrei avuto?”.

 

[parole di Paolo Mirti]

 

 

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