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Capitolo 19




In punta di piedi


“L’amore con te è come camminare


In punta di piedi senza potersi fermare”


~ Nathalie (In punta di piedi)


Travor


Quando arrivammo al locale c’era una coda infinita. Non feci in tempo a prendere il cellulare per mandare un messaggio a Jex che sentii gridare il mio nome.


«Trav!», vicino all’entrata Nan ci fece cenno con la mano di avvicinarci. Mentre superavamo l’intera fila ci beccammo parecchie occhiatacce.


«Una mia collega ci ha messi in lista!» disse con un po’ troppo brio – era già ubriaca.


Dovete sapere che Nan non reggeva per niente l’alcol, ma nonostante parecchie scene imbarazzanti confermassero che fosse meglio per lei non avvicinarsi a qualcosa di più alcolico di una Red Bull, lei era cocciuta e, contrariamente alla maggior parte della gente, gli piaceva il sapore dell’alcol, di quello forte.


«Vodka?» chiesi dopo che il buttafuori controllò una cartellina per farci passare.


«GIN!» gridò ridacchiando nell’istante stesso in cui aprì le porte del locale, l’attimo dopo venimmo risucchiati in una bolla di caos e oscurità.


Superato un corridoi dove lasciammo le giacche al guardaroba entrammo nel vero e proprio trambusto. Le luci si erano abbassate ma si erano aggiunti dei faretti posizionati sul pavimento che illuminavano il percorso dall’entrata al bar e l’intera pista, la musica era ancora più alta e le persone ballavano – o meglio si strusciavano – al suo ritmo.


Nan mi prese la mano e io feci lo stesso con quella di Tess. Ci immergemmo nel mare di gente per arrivare alla parte opposta della sala, lì c’erano diversi tavoli neri e lucidi e divanetti circolari dello stesso colore.


«Eccovi!», Jex si alzò per salutarci. «È un piacere rivederti Teresa», si avvicinò per stringere Tess in un abbraccio, lei cercò di sciogliere la stretta dalla mia mano ma io automaticamente la strinsi più forte. Mi lanciò un’occhiata interrogativa e la lasciai andare.


«Hai un sedere magnifico».


Teresa iniziò a ridere mentre prendeva posto vicino a Nan. A me scappò l’occhio sul suo bel culetto e non potei che concordare mentalmente con la mia amica.


«E hai una quarta di reggiseno?» chiese Nan mettendo il broncio – era decisamente andata.


La risata di Tess echeggiò allegra nella mia testa, la fossetta sulla sua guancia sinistra fece la sua comparsa e istintivamente anche le mie labbra si piegarono in un sorriso.


«La terza», si avvicinò al suo orecchio come se le stesse dicendo un segreto, solo che avevamo sentito tutti e io mi ricordai che li c’era anche Jex. Così gli lanciai un’occhiata per controllare che non stesse guardando le tette di Tess – cosa che io avevo fatto – ma lo ritrovai a osservare me con un sorrisetto. Lo guardai torvo.


Dalle labbra di Nan uscì un sospiro. «Io ho a malapena una seconda, ho pensato più volte di rifarmele».


Non sentii cosa rispose Teresa perché la mia attenzione venne catturata dal mio migliore amico. «Mi accompagni al bar?».


Assentii col capo e mi alzai.


«Cosa vi portiamo?».


«Io una coca, grazie».


«Io un vodka tonic!».


«Virgin».


Nan guardò male il suo ragazzo. «Ma è solo acqua tonica!».


Jex gli fece un occhiolino mentre ci allontanavamo dal tavolo. 


«Come va?».


Posai un gomito su quel poco di spazio che avevo trovato sul bancone del bar, distolsi lo sguardo dal barista che stava shakerando un qualche cocktail e lo portai sul mio migliore amico.


«Bene».


Una stupida espressione compiaciuta gli si materializzò sul volto. «L’altro giorno alla grande, oggi bene… c’entra per caso qualcosa Teresa?».


Riportai l’attenzione sul barista che stava servendo un gruppetto di ragazze che se lo stavano mangiando con gli occhi. «Può essere», eccome se riguardava Tess! Ma non gli avrei dato la soddisfazione di sentirselo dire.


Un paio di ragazzi si allontanarono e Jex si mise proprio di fronte a me, non potei evitare di guardarlo.


«Ho visto come la guardi…», nei suo occhi verdi passò un certo guizzo.


«Cosa?».


«Come il tuo sguardo segue ogni suo movimento, come le tue labbra sono in sincrono con le sue quando sorride. Era il modo in cui guardavi Claire».


Al suono di quel nome sentii un vuoto allo stomaco, come se il mio cuore stesse precipitando da una scogliera di 80 metri. Poi però mi resi conto che non era stato lo sentir pronunciare il nome della mia ex, ma il significato che aveva quella frase, perché era tutto vero. 
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