#BrokenComeFenici #VLove #Wattpad

Capitolo 30




Stasera non voglio combattere


“I love you and you love me


And that’s the way it’s got to be


I loved you from the start


‘Cause Christmas ain’t the time for breaking each other’s heart”*


~ Ramones (Merry Christmas, I don’t want to fight tonight)


Io ti amo e tu mi ami / Ed è così che deve essere / Ti ho amata dall’inizio / Perché il Natale non è il momento / per rompersi il cuore a vicenda*


Teresa


Non so che ore fossero, ma, malgrado il giorno precedente fosse stato carico di emozioni, malgrado non avessi dormito per più di tre ore – perché dopo la Messa Trav aveva ben pensato di trovare nuovi peccati da dover confessare – quella mattina mi svegliai ancor prima che il sole sorgesse.


La camera era in ombra, la casa dormiva, anche se fuori si potevano già sentire gli animali che si svegliavano. Ero rannicchiata contro il fianco di Travor, le coperte e il piumone una nuvola sopra di noi, per tenerci al calduccio, se i nostri corpi, avvolti l’uno all’altro, non fossero bastati.


Passai un dito sul contorno del viso di Trav, lungo la mascella, sul naso sfiorandone il piercing, la bocca rosea e leggermente socchiusa. Scesi sul suo collo, mentre lui continuava a dormire sereno, gli accarezzai il petto, per poi fermarmi sulla rosa, avvolta da del filo spinato, tatuata sul suo cuore.


Osservai nel dettaglio quell’opera d’arte: le goccioline di sangue realizzate dove il filo stringeva il fiore, le sfumature dei petali, le spine appuntite dello stelo. Era davvero bello, come il resto dei tatuaggi che aveva sul corpo, era stato realizzato con la cura per i dettaglia e da una mano davvero brava a disegnare. 


A me erano sempre piaciuti i tatuaggi, sui ragazzi li trovavo sexy, ma non avevo mai avuto il coraggio di farne uno. Chissà, magari mi sarei fatta accompagnare da Travor dal suo tatuatore…


Sorrisi, per quell’idea.


Ripensai alla giornata di ieri, a tutto quello che era successo e a quello che avevo detto. Sentivo il petto più leggero, lo stomaco in fermento, ero eccitata dalla testa alla punta dei piedi.


Con il pollice iniziai a giocherellare con l’anello che portavo all’anulare sinistro. Mi sentii strana, ma, al contrario di quello che credevo, non mi sentii in colpa per amare un’altra persona oltre a lui. Aveva ragione papà: si posso amare due persone nello stesso momento, magari non nello stesso identico modo, ma è giusto così. Nessun amore è uguale a un altro, sono tutti diversi e speciali per questo. Non avrei mai smesso di amare Marco, ma iniziai a capire che avrei potuto comunque amare qualcun altro.


Sfilai l’anello dal dito, osservai la fascetta in platino ricoperta da piccoli diamanti, poi sfilai dal collo una sottile collanina in oro – oltre al rosario, era l’unica cosa che portavo al collo, era appartenuta a mia madre e ci tenevo molto – e la feci passare nell’anello, prima di rimetterla al suo posto.


Posai la mano contro al petto, prendendo un profondo respiro, poi tornai ad accoccolarmi tra le braccia di Travor, che, prontamente, malgrado stesse ancora dormendo, mi strinse forte a sé, posando il mento sulla mia nuca.


In poco tempo, ascoltando il ritmo del suo cuore, riuscii a riaddormentarmi, per poi essere svegliata, qualche ora dopo, da dolci bacetti su tutto il viso.


Socchiusi gli occhi, con le labbra già spezzate in un sorriso.


«Buongiorno» mormorai, era così che avrebbe dovuto svegliarmi ogni mattina.


«Buon Natale», il suo tono era allegro, e lo stesso la sua espressione. «Sei pronta per il tuo regalo?» chiese malizioso, accarezzandomi una guancia con la mano.


Scossi la testa ridacchiando.


«Devo andare al bagno», gli posai le mani sul petto e lo spinsi via. «Che ore sono?».


Mi alzai, e lui borbottò qualcosa in protesta. «Le otto e un quarto».


Lo sentii seguirmi. «Che fai?».


«Vengo in bagno con te».


Ridacchiai. «Devo fare la pipì».


Fece spallucce. «Fai la pipì, poi spogliati e aspettami nella doccia, lì ti darò il mio regalo».


Mi passai la lingua sulle labbra, avevamo fatto così tanto sesso – cosa davvero sconveniente visto che eravamo a casa dei suoi genitori –, ma continuavo ad avere un’insana voglia di lui. Avevo dolori un po’ ovunque, da posti intimi, al più semplice mal di schiena.


«E se non lo volessi, il tuo regalo?».


Si avvicinò, la sua bocca a un soffio dalla mia, «Ti darò solo e sempre ciò che vuoi».


Le sue parole mi suonarono strane e dolci allo stesso tempo, il suo tono si era fatto serio, ma qualche istante dopo alleggerì l’atmosfera con il successivo commento: «E lo so, che vuoi il mio cazzo».


Lo spinsi via sorridendo. «Sempre più convinto Mr. Blake».


«Mr. Blake…», mi afferrò per la vita spingendomi tra le sue braccia, «Mi piace».


Scossi la testa e cercai di allontanarlo, ma questa volta serrò la presa e, prima di permettermi di andarmene, posò la sua bocca sulla mia.


«Quando ho finito in bagno, mi aspetto di trovarti sul letto, completamente nudo, perché verrò a prendermi il mio regalo», gli feci l’occhiolino e, prima che potesse reagire, con una risatina, mi chiusi la porta alle spalle.
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