#FanFiction #CinquantaSfumaturediMrGrey #AnitaSessa

Quando i nostri respiri riescono a placarsi, la lascio andare, sistemandole gli abiti. Poi mi sposto, digitando la combinazione mentre l’ascensore riparte con un forte scossone verso l’attico dell’Escala. Anastasia si aggrappa con forza alle mie braccia per mantenere l’equilibrio.

«Taylor si domanderà dove siamo.» le sussurro, guardandola dall’alto con un sorrisetto lascivo.

Mi sento molto meglio, ora. Molto, molto meglio. Anastasia sgrana gli occhi, passandosi freneticamente le dita nei capelli scuri nel tentativo di ricomporsi. Si vede da lontano che è stata scopata per bene. E io sono ancora più contento di poter rivendicare il mio possesso su di lei in questo modo. Ogni uomo che poserà i suoi occhi su di lei, ora, saprà che è mia. Solo mia. Si agita per un po’, combattendo contro le ciocche ribelli. Poi si arrende, riprendendo l’elastico e legandoli in una graziosa coda di cavallo.

«Ce la farai.» le dico con un gran sorriso, mentre mi riabbottono i pantaloni e infilo l’odiato preservativo in tasca.

 

Quando le porte metalliche si aprono, Taylor è già in attesa, con una ruga preoccupata sulla fronte. Una rapida occhiata ad entrambi lo rende consapevole di quello che è appena successo.

«Problemi con l’ascensore» mormoro, mentre Ana, a testa bassa, si infila nell’appartamento.

La vedo correre di filato nella nostra camera. Ne approfitto per poggiare la giacca sul divano e uscire sul terrazzo per chiamare Elena. Non mi sono dimenticato del suo tiro mancino. Risponde al primo squillo.

<<Christian, tesoro!>>

<<A che cazzo di gioco stai giocando, Elena?>> ringhio infuriato.

Resta per qualche attimo in silenzio. Sa benissimo a cosa mi riferisco, non avrò bisogno di spiegarglielo.

<<Christian…volevo solo essere d’aiuto. Anastasia ha il diritto di sapere tutto. Lei ti ama, non ti lascerà per questo>> cerca di essere comprensiva, ma c’è una nota strana nella sua voce.

Non è sicura neppure lei che andrà così alla fine. E io sono certo del contrario.

<<Elena, te lo dico per l’ultima volta. Lasciala.In.Pace. Non vuole vederti, non vuole parlarti e non vuole avere nulla  che fare con te. Pensa che tu mi abbia molestato quando avevo 15 anni e, anche se so che non è così, non so come farle cambiare idea. Ho bisogno di tempo per pensare  a come affrontare l’argomento. E soprattutto devo essere io a farlo, non tu>> sbraito, continuando a tenere la voce bassa per paura che Ana possa sentirmi.

<<Ok, ok tesoro. Ne riparliamo a cena, magari? Ora devo andare>>

Chiude la conversazione lasciandomi solo ed esasperato. Leggo un sms di Taylor che mi avvisa che la SAAB di Ana è già arrivata in garage con un giorno di anticipo. Turniasky o come cavolo si chiama quel viscido ci si è messo d’impegno. Rientro e il sorriso caldo e gioioso di Gail mi conforta per un attimo. Mi siedo la bancone e chiacchieriamo della cena. Dopo qualche minuto sento un fremito alla spina dorsale e, quando mi giro, scorgo Ana che ci guarda sorridendo piano. Si avvicina piano, sedendosi sullo sgabello accanto al mio, mentre Mrs Jones ci serve un ottimo Coq au vin.

«Buon appetito, Mr Grey, Ana» dice Gail, lasciandoci soli.

Mi alzo e prendo una bottiglia di vino bianco dal frigo, poi mi riaccomodo e mi dedico esclusivamente a lei. Mi chiede del mio lavoro e, senza quasi rendermene conto, mi ritrovo a parlare del prototipo di cellulare alimentato ad energia solare. Il mio entusiasmo è impossibile da tenere a freno. Sono davvero eccitato per il progetto. E lei si lascia trasportare da me. Mi sorride, annuisce interessata, mangia di gusto. Poi mi chiede dell’appartamento di New York. Sorrido arrogante, ma sono costretto a confessarle che, a differenza di quello che pensa, non ho case sparse in tutto il mondo. L’appartamento nel quale vivo, quello di Aspen e quello di New York. Nient’altro.Quando finiamo di mangiare, rilassati come non mi sembrava possibile stando a come mi guardava poco più di un’ora fa in auto, lei si alza e mette i piatti nel lavandino, pronta a lavarli.La guardo ammirato.

 

«Lascia tutto lì. Ci penserà Gail» dico piano, fissandola.

Ana si volta, mi guarda per un attimo. Poi sospira e si allontana dal lavandino. Sorrido. Ma non è compiacimento. E’ felicità. Per averla qui.

«Bene, ora che sei più docile, Miss Steele, possiamo parlare di oggi?» le dico, piegando la testa di lato.

«Penso che sia tu quello più docile. Sto facendo un ottimo lavoro per domarti, credo.» ribatte prontamente con un sorrisetto.

«Domare me?» le rispondo divertito, con un ghigno sfacciato.

Annuisce e mi ritrovo a pensare a quanto siano vere, in fondo, le sue parole.Aggrotto la fronte e ripenso a una cosa che mi ha detto Flynn non molto tempo fa. Parlava della mia infanzia e di quanto stare con Ana mi stava facendo crescere emotivamente. Sto davvero imparando da lei. E’ davvero lei a domare me. Fuori dalla camera da letto ovviamente. Quello è e sarà sempre il mio regno.

«Sì. Può essere, Anastasia.» le concedo, guardandola e maledicendo il bancone che ci separa.

«Avevi ragione su Jack» mormora, abbassando gli occhi, appoggiandosi sul ripiano.

La rabbia, la furia, la frustrazione si impadroniscono di me. Cerco di tenere tutto a freno, ma quando rialza gli occhi su di me, so di non esserci riuscito.

«Ha provato a fare qualcosa?» le sussurro, combattendo contro l’insano istinto di uscire da questo appartamento e trovarlo per spaccargli quella faccia da culo.

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Cinquanta sfumature di Mr Grey – Capitolo 39 (prima parte)

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