#FanFiction #CinquantaSfumaturediMrGrey #ThisMan #AnitaSessa

Crollo sul pavimento, esausto, sfinito, senza forze. La trascino con me, sedendomi sul pavimento della doccia e facendola accomodare sul mio grembo, mentre l’acqua calda ci scorre addosso. Lacrime le rigano il viso e mi chino a baciargliele via, tenendole la testa ben salda tra le mani. A poco a poco i nostri respiri si placano. I nostri corpi aderiscono e si sostengono l’uno all’altro, spossati dal violento amplesso.
«Ho le dita raggrinzite» mormora, guardandosele.
Le prendo le mani che ha teso dinnanzi a sé e me le porto entrambe alla bocca, baciandole le dita. Si sposta e la faccio mettere tra le mie gambe, in una posizione più comoda per lei.
«Dovremmo uscire da questa doccia» mormoro, osservando i suoi movimenti.
«Sto comoda qui.» sussurra appoggiando la testa al mio petto mentre io la tengo stretta.
Mormoro piano una parvenza di assenso. Sto bene anch’io in effetti. Ho tutto quello che desidero di più al mondo. Proprio qui tra le mie braccia. Anastasia si appoggia a me con tutto il peso, sospirando esausta. Poi la sento ridacchiare. Increspo le labbra in un sorriso e mi sporgo a guardarla.
«Qualcosa ti diverte, Miss Steele?» le chiedo con affetto, stringendola di più.
«È stata una settimana faticosa.» ammette, scuotendo piano la testa.
Il mio sorriso si fa più aperto. Hyde, Leila, l’incidente. Ma siamo ancora qui. Ancora insieme.
«È vero.»
«Grazie a Dio sei tornato sano e salvo, Mr Grey» sussurra, con gli occhi persi nel vuoto.
Il pensiero di quegli attimi passati a chiedermi se mai l’avessi rivista, se fossi riuscito ad arrivare da lei sano e salvo per baciarla e strapparla dalle grinfie del suo amico, mi fa irrigidire. Ho rischiato di non rivederla più, di non sentirle dire che vuole essere mia moglie. Ho rischiato tutto.
«Ho avuto paura» ammetto piano.
Ana si volta a guardarmi con sorpresa.
«Prima?» chiede debolmente, diventando pallida in viso.
Annuisco piano, stando ben attento a valutare le sue reazioni. Lei mi scruta a fondo.
«Allora hai cercato di sdrammatizzare per rassicurare la tua famiglia?» chiede in un sussurro, abbassando gli occhi.
Deglutisco e faccio un profondo sospiro. “Ora sono qui, Ana. Ti tengo stretta. Solo questo importa”
«Sì. Volavo troppo basso per atterrare bene. Ma in qualche modo ce l’ho fatta» mormoro.
Alza gli occhi su di me, scrutandomi l’anima. Il silenzio aleggia tra di noi per un minuto buono, spezzato solo dal rumore dell’acqua che ci scorre addosso.
«Quanto ci sei andato vicino?» chiede tenendo gli occhi fissi nei miei.
Neppure io distolgo lo sguardo.
«Vicino» – le dico, fermandomi.
Un altro sospiro mi svuota i polmoni.Ho promesso a me stesso di essere sempre sincero con lei, costi quel che costi. L’ho promesso in quegli attimi in cui gli errori di una vita intera mi sono scorsi davanti come un brutto film che non si sa come ha comunque avuto un bel finale.
«Per alcuni secondi, ho pensato che non ti avrei mai più rivista» confesso.
Anastasia si getta d’istinto su di me, stringendomi forte.
«Non posso immaginare la mia vita senza di te, Christian. Ti amo così tanto che ho paura» mormora contro la mia pelle.
La stringo anch’io, ancora di più.
«Anch’io. La mia vita sarebbe vuota senza di te, ti amo così tanto» Mi strofino contro i suoi capelli, accoccolandomi ancora di più al suo corpo minuto rispetto al mio, ma che rappresenta un’ancora di salvezza in questo momento. «Non ti lascerò mai andare via» le dico all’orecchio.
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Cinquanta sfumature di Mr Grey – Capitolo 47 (seconda parte)

Quando arriviamo a Lusso, scendo dall’auto e afferro la mano di Ava che è accanto allo sportello del passeggero. Clive ci fissa, con evidente apprensione, mentre alcuni tecnici stanno cercando di riparare i danni causati da Ava. Trattengo un sorriso ironico mentre gli passiamo davanti.
«Mr Ward» dice con calma.
«Clive» saluto con un cenno.
La trascino verso l’ascensore, in tutta fretta, e una volta che le porte si chiudono dietro di noi la sbatto contro la parete, coprendole il corpo con il mio. Ava ansima e io infilo una gamba tra le sue, aprendogliele. La sollevo appena, sfregando il ginocchio sul suo sesso. Sorrido quando la sento ansimare.
«Hai fatto arrabbiare il portiere» le dico, con il fiato corto esattamente come lei.
Avvicino la bocca alla sua, respirando il suo respiro.
«Diamine» sussurra, ansimando.
La bacio con forza, a fondo, sfregando l’uccello duro contro di lei. I suoi gemiti appassionati riempiono l’aria attorno a noi, saturandola di lussuria.
«Perché non hai messo un vestito?» le chiedo, infastidito.
Ho voglia di entrarle dentro, ora. E per un momento considero l’idea di strapparle i pantaloni di dosso. Domani compreremo solo abiti.
«Sto finendo i vestiti» mugola, lasciandosi baciare ancora.
Sorrido contro le sue labbra, sfregandomi e spingendo contro il suo sesso. Sospira senza vergogna.
«Domani compriamo solo vestiti» la informo.
«Domani compriamo un vestito» precisa, abbassando la mano e slacciandomi in fretta la cintura.
Premo la fronte, bagnata di sudore, contro la sua. Osservo quello che mi fa, gemendo di piacere. Ava sfrega il palmo della mano contro i miei pantaloni e io mi contorco sotto il suo tocco. La sua lingua mi accarezza dolcemente il labbro inferiore. Fa scorrere la zip, abbassandola e liberando l’erezione che pulsa violentemente ad ogni minimo contatto. Mi afferra l’uccello alla base e stringe piano. Chiudo gli occhi, assorbendo il piacere.
«Usa la bocca» le ordino piano, tremando di piacere tra le sue mani.
La vedo sorridere maliziosamente. Le porte dell’ascensore si aprono sul nostro pianerottolo. Ava scivola contro la parete, gli occhi scuri puntati nei miei. Si lecca le labbra e deglutisce, osservando il mio cazzo davanti alla sua faccia. Gli occhi si spostano brevemente sulla mia cicatrice, ma non fa domande stavolta. Li solleva di nuovo nei miei e io appoggio le braccia rigide contro la parete. Voglio la sua bocca. La voglio ora. Su di me. Le sue calde labbra che mi divorano.
«Cosa aspetti?» chiedo impaziente, spingendo i fianchi in avanti.
La presa sul mio uccello aumenta di intensità. Allunga il collo, tirando fuori la lingua e leccando il liquido che già cosparge la punta del mio membro eretto. Gemo profondamente e tremo. Mi trattengo dall’infilarmi tutto nella sua bocca calda e invitante. I suoi tocchi e le sue stoccate sono lente, provocanti. Il mio addome si tende, e impreco a bassa voce, con i denti stretti. La sua lingua raggiunge le mie palle, per poi risalire lungo tutta l’asta. Ringhio e impreco ancora.
«Prendilo tutto, Ava» ansimo violentemente.
Le porte dell’ascensore si richiudono e mi sporgo, schiacciando il pulsante sulla parete accanto con il pugno, per poi riprendere la mia posizione. Le sue labbra si chiudono attorno a me e la sua lingua inizia a fare la sua magia, con deliziosi movimenti circolari. Sussulto, il mio corpo sembra essere in preda alle convulsioni. Mi ci vuole tutta la forza che ho per trattenermi dal ficcarglielo tutto in gola.
Ava sembra avere finalmente pietà di me e lo prende tutto in bocca, smettendo di giocare. Mugola e quel suono mi accende i sensi. Si ritrae, leccandomi lentamente, e poi affonda di nuovo in avanti. Soffoco un ringhio di piacere e mi spingo in avanti, dentro di lei. La sua testa finisce contro la parete. Infilo una mano dietro la sua nuca, per proteggerla, e poi mi spingo nuovamente dentro di lei con forza, urlando e reclinando il capo all’indietro. Le scopo la bocca, con forza. Le sue mani si spostano sul mio sedere, affondando le unghie nelle mie natiche che si flettono per lo sforzo. Tremo in preda ad una scarica di puro piacere.
«Più forte!» urlo, come un animale.
Lei esegue immediatamente.
«Oh, cazzo» impreco, continuando ad affondare nella sua bocca.
Mi avvicino sempre di più all’orgasmo. Ava stacca una mano dal mio culo e stringe il pugno intorno alle mie palle. Mi abbandono ad una sequela di imprecazioni mentre il piacere mi invade le viscere.
«Merda!» strillo, aggiungendo anche il mio pugno alla base del mio uccello.
«Stai ferma e apri la bocca» le ordino in un sibilo, fulminandola con lo sguardo.
La sua stretta attorno alle mie palle aumenta. Apre la bocca e mi fissa intensamente. Mi masturbo con violenza scioccante, andando avanti e indietro. Poi, quando non resisto oltre, mi abbandono ad un urlo smorzato, poggiando la punta turgida del mio cazzo sul suo labbro inferiore e venendole nella gola e in bocca. Ava deglutisce, ingoiando il mio seme. La guardo con lo sguardo appannato, godendo ancora. Rallento il ritmo della mia mano e lei allenta la presa sui miei testicoli. Risale con il palmo aperto, raggiungendo la mia mano. Il mio seme le sgorga dalla bocca, colandole sul mento e lei lo lecca. Sulle mie labbra affiora un sorrisetto arrogante.
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Il Lord del Maniero – Capitolo 53

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