#FanFiction #CinquantaSfumaturediMrGrey #ThisMan #AnitaSessa

La sollevo di peso e la porto sul materasso, deponendola con cura sulle lenzuola di raso rosso. Mi occupo subito delle sue membra stanche, massaggiandole dolcemente il retro delle cosce e sciogliendo i muscoli contratti. Passo alle ginocchia, ai polpacci e poi risalgo fino alle spalle.Ana mi lascia fare, completamente sopraffatta dal torpore post orgasmo. Mi sfilo i pantaloni del pigiama, rivelando il mio sesso teso. Mi abbasso, stendendomi sul materasso accanto a lei e sfilandole la mascherina che ancora porta sugli occhi. Resta con gli occhi chiusi, lasciandomi fare di lei quello che voglio. Le prendo piano la treccia, disfacendola e chinandomi su di lei per baciarle le labbra ammorbidite. Tenta di calmare il respiro, ancora rapido a causa del piacere intenso. In silenzio la osservo, mentre il suo corpo riprende piano possesso delle sue facoltà.
«Sei così bella» le mormoro, perso nella contemplazione dei suoi lineamenti.
Ora come ora non desidero altro che affondare dentro di lei e restare così in eterno, avvolto dal suo calore.Lentamente apre un solo occhio, sbirciandomi. Le sorrido affettuosamente.
«Ciao» le dico. Per tutta risposta mugola qualcosa di incomprensibile. «È stato abbastanza rude per te?» chiedo sarcastico.
Anastasia annuisce e si sforza di sorridere.
«Credo che tu abbia tentato di uccidermi» borbotta alla fine, riuscendo a farsi comprendere.
«Morte per orgasmo» sorrido compiaciuto delle mie abilità sessuali. «Ci sono modi peggiori per andarsene» osservo, ma la mia mente mi ripropone l’immagine di mia madre senza vita su una lurida moquette verde e di me che le accarezzo incessantemente i capelli chiamandola perché ho fame.
Senza volerlo mi perdo nei miei pensieri, ma sono riportato al presente da un calore familiare, che scaccia via il gelo di quell’immagine.Anastasia alza la mano e mi accarezza la guancia sinistra.
«Puoi uccidermi così ogni volta che vuoi» mi sussurra.
I suoi occhi scorrono lungo tutto il mio corpo, accarezzando ogni millimetro della mia pelle gloriosamente nuda. Poi risale lentamente, guardandomi negli occhi. Allungo una mano e prendo la sua, portandomela alle labbra e baciandola piano, come merita. Ana è più impulsiva di me. Le sue mani mi avvolgono il viso e mi bacia a fondo, eccitandomi all’istante. Le restituisco il bacio con la stessa intensità, ma poi mi impongo di fermarmi. Non voglio scoparla. C’è tempo per farla impazzire. Ora voglio fare l’amore con lei. Con la mia futura sposa. Colei che condividerà il resto della vita con me.
«Questo è ciò che voglio fare» mormoro contro le sue labbra, allungando il braccio sotto il cuscino e prendendo il telecomando.
Seleziono la traccia n.11 e le note di The first time ever I saw your face ci avvolgono, trasformando di colpo l’atmosfera attorno a noi.
«Voglio fare l’amore con te» le dico, senza distogliere lo sguardo dal suo.
 
E la bacio, piano. Anastasia si stringe a me, avvolgendomi con il suo corpo e io mi lascio andare. Mi infilo piano tra le sue gambe, accarezzando il suo corpo in punta di dita. Rotolo sulla schiena e la porto con me, mettendomi seduto sul materasso e facendole avvolgere le gambe attorno ai miei fianchi. La sollevo appena, sfiorandole il sesso già provato dall’orgasmo con il mio membro teso. E lentamente affondo dentro di lei, godendomi la sensazione meravigliosa. Mi inarco, il mio petto sfiora i suoi seni caldi e pesanti. Anastasia mi abbraccia, tenendomi stretto in una morsa quasi dolorosa. Affondo la testa nell’incavo del suo collo e mi spingo ancora e ancora dentro di lei. Pochi minuti e viene di nuovo, avvolgendomi completamente, risucchiandomi dentro di lei. “Dio, potrei fare l’amore con lei per sempre”. Mi inarco ancora, spingendo altre due volte e poi crollo anch’io, gettando la testa all’indietro e gridando il suo nome all’infinito. Quando mi sono svuotato completamente mi accascio contro il suo collo, tenendola stretta a me. Siamo la centro del letto enorme, avvinghiati l’uno all’altra. La musica ci avvolge, ma noi siamo persi nel nostro piccolo mondo, ad ascoltare i nostri cuori battere all’unisono. Sento Anastasia sospirare forte e dopo qualche attimo la mia spalla si bagna. Mi scosto leggermente, osservando il suo viso candido e perfetto rigato dalle lacrime che scendono copiose. Il panico per il pensiero di averle fatto del male mi attanaglia il petto.
«Ehi» mormoro, prendendole il viso tra le mani e osservandole gli occhi velati. «Perché stai piangendo?» chiedo in ansia, mentre il mio cuore accelera.
«Perché ti amo così tanto» sussurra con un filo di voce.
Le parole mi colpiscono a fondo. Scavano un solco dentro di me arrivando dove nessuna prima di lei era mai arrivata.Socchiudo gli occhi, accogliendole grato e facendole mie. Quando li riapro la guardo con amore, sperando che capisca l’intensità, la forza dei miei sentimenti per lei.
«E tu, Ana, mi fai sentire… intero»
Nessun’altra parola potrebbe rendere al meglio la sensazione. Intero. Mi hanno spezzato in tanti. Mi hanno distrutto, cercando di disperdere i mille pezzi in cui ero finito. “Ma tu, Ana, tu sei il centro del mio mondo. I miei pezzi girano tutti intorno a te. E si ritrovano anche quando non vorrebbero”.
<<Sono stata così in pensiero per te, Christian. Ho temuto di perderti. Di non vederti più. E il dolore che ho provato è stato…così devastante>> sussurra, mentre con le dita le asciugo le lacrime.
<<Ehi, sono qui. Sarò sempre qui per te, Ana. Non credere che io possa lasciarti. E’ stato solo il pensiero di non rivederti a darmi la forza di andare avanti e di sperare. Probabilmente….probabilmente se tu non fossi stata nella mia vita, non avrei combattuto così tenacemente>>
Quella confessione la lascia sconvolta, ma è la verità. E’ la pura e semplice verità. Fa per aprire la bocca e protestare, ma la fermo, mettendole due dita sulle labbra.
<<E’ così, Ana. Non ho mai avuto un motivo reale per andare avanti. I soldi, l’azienda, la mia famiglia. Non ho mai sentito realmente di appartenere a qualcosa o qualcuno. POi arrivi tu, caschi nel mio ufficio e mi ipnotizzi con i tuoi occhi azzurri come il cielo. Sei così dolce, così lontana da tutto quello che avevo avuto prima di te. Sai>> continuo, con un sospiro. <<ho capito subito che dovevo starti lontano, che eri così pura e non meritavi che io ti coinvolgessi in qualcosa di così sordido come la mia vita. Ma non ce l’ho fatta. Sono un bastardo egoista, Ana, e ti ho voluta. Ti ho voluta così tanto che ho messo da parte la paura di farti male e mi sono lasciato trasportare dal desiderio di averti tutta per me. Solo per me>>
Le accarezzo il viso, fissandola negli occhi che non smettono di lacrimare. Ma non c’è più dolore, c’é amore in quelle lacrime.
<<Ti ho amata da subito, Anastasia. Da quando ti ho aiutata a rialzarti dalla moquette del mio ufficio>> le dico con un sorriso, facendo sorridere anche lei. <<Ma mi ci è voluto del tempo per ammetterlo con me stesso. Per accettare che anch’io potevo avere una cosa del genere nella mia vita. Grazie a te ho trovato la forza di affrontare demoni che mi trascinavo dietro da quand’ero piccolo. Sei la mia vita. Sarei perso senza di te. Per questo voglio che tu sia mia moglie, perché voglio avere tutto questo per sempre. Con te>>
Mi fermo, asciugandole le altre lacrime che scorrono sulle sue guance. Anche lei mi accarezza il viso, allungandosi per darmi un morbido bacio bagnato di sale sulle labbra.
<<Christian…anch’io ti amato da subito. E’ stato tutto così nuovo per te. Ero convinta che tu non fossi la persona giusta per me, che dovevo starti alla larga. Ma poi…poi è bastato che mi sfiorassi una mano per capire che non avrei mai potuto fare a meno del tuo tocco. Dei tuoi occhi, della tua bocca. Di te. Non avevo…>> arrossisce, fermandosi un attimo. Poi riprende, tenendo la testa china. << Non avevo mai provato nulla di simile per nessuno. Non ero mai stata con nessuno perché nessuno aveva mai scatenato in me tutto il tumulto di sensazioni che sei stato capace di scatenare tu. Mi hai ferita, mi hai fatta stare male, ma anche in quei momenti non ho mai pensato di poter avere alternative nella mia vita. Sapevo che ci saresti stato sempre e solo tu. Per questo ho accettato di essere tua moglie. E ho accettato ancora prima di parlare con Flynn. Perché nulla al mondo può indurmi a lasciarti, ad andare via da te. Nulla, Christian. Ricordalo. Soprattutto quando deciderai di giocare di nuovo al pilota spericolato. Io sarò sempre qui ad aspettarti. Non andrò mai via. Voglio dire>> continua facendomi un sorrisetto malizioso. << se non c’è riuscita la tua cinghia a mandarmi via da te definitivamente, non ci riuscirà nient’altro>>
La stringo forte a me e lei fa altrettanto.
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Cinquanta sfumature di Mr Grey – Capitolo 48 (seconda parte)
Ci metto un po’ a calmare l’isteria nervosa di Cathy, ma ci riesco alla fine.
<<Cathy, te lo ripeto. Ieri è stata una brutta giornata per Ava. Non aveva nulla contro di te, anzi>> sospiro.
Le mi fissa dubbiosa.
<<E’ che non vorrei che la mia presenza creasse disagio>> dice, torcendosi le dita.
Le afferro le spalle e mi chino a guardarla negli occhi.
<<Cathy, Ava non ha nessun problema con te. Ora vive qui, ma ci adatteremo. Non sono pronto a rinunciare a te>> le dico con un sorriso scioglicuore e un occhiolino.
Lei mi guarda trattenendo un sorriso. Poi annuisce. Le faccio un sorriso sincero stavolta.
<<E’ perfetta. Ti piacerà da morire. E’ l’amore della mia vita. E’ tutto perfetto. E mi rende davvero, davvero felice>> ammetto con voce bassa.
Cathy deve leggermi la verità negli occhi, perché si commuove e inizia subito a trafficare in cucina per prepararmi la colazione.
Quando Ava fa la sua comparsa le cose sono tornate alla normalità e io sto gustando un bagel al salmone e delle uova strapazzate. I miei occhi le accarezzano il corpo, notando con disappunto l’abito a fiori troppo corto per i miei gusti. Ava se ne accorge, ma mi ignora deliberatamente.
«Eccola. Cathy, lei è Ava, l’amore della mia vita» dico sorridendo, battendo con la mano sullo sgabello accanto al mio per farla sedere.
Trattengo una risata quando le vedo entrambe arrossire, mentre Ava si siede.
«Mi piace il vestito» le dico compiaciuto, regalandole una seconda occhiata più approfondita. «Un po’ troppo corto, ma consente un ottimo accesso, quindi puoi tenerlo» aggiungo facendole l’occhiolino.
Ava mi lancia un’occhiataccia, dandomi un calcio da sotto al tavolo.
«Ava, è un piacere conoscerti. Vuoi fare colazione?» chiede gentilmente Cathy.
«Anche per me, Cathy. E sì, volentieri, grazie» replica lei con la stessa dolcezza.
«Cosa ti posso preparare?»
«Quello che ha preso Jesse, grazie»
Cathy si mette subito all’opera. Ava, invece prende un bicchiere di succo, guardandomi di sottecchi. Sono compiaciuto del fatto che le mie donne vadano d’accordo. Ma anche dal fatto che Ava sembra a disagio. La situazione mi diverte alquanto.
Ava si lecca le labbra, con fare cospiratorio. Capisco il perché solo quando sento la sua mano scivolare nei miei pantaloni e afferrarmi l’uccello. Sobbalzo, sbattendo il ginocchio sul marmo. Il boccone mi va di traverso e inizio a tossire. Cathy si volta, allarmata, porgendomi un bicchiere d’acqua. Sollevo la mano in aria, ringraziandola silenziosamente mentre bevo per evitare di soffocare.
«Stai bene?» chiede Ava, con finta innocenza.
Poi, come se nulla fosse, inizia a farmi una sega.
«Sì»
Il tono della mia risposta è nervoso e alquanto acuto. Cathy si rasserena, voltandosi di nuovo per finire di preparare la colazione. Ava, invece, continua a divertirsi a mie spese. Poso il bagel con un profondo respiro, fissandola ad occhi spalancati. Lei mi ignora totalmente, con un sorrisino sfrontato, e passa il pollice sulla punta del mio membro, già bagnata, scivolando di nuovo verso la base. Il mio cazzo pulsa violentemente, mentre il liquido seminale fuoriesce dalla punta. Ava torna su e lo raccoglie, per poi scivolare di nuovo lungo la mia erezione. I suoi occhi incontrano di nuovo i miei.
«Va bene?» mi dice con la bocca, senza proferire suono.
Scuoto disperatamente la testa, ma lei non mi ascolta e continua a muovere la mano. Quella piccola mano favolosa che mi sta facendo impazzire.
«Ecco a te, Ava» sorride Cathy, facendo scivolare il piatto con la sua colazione sul ripiano.
Ava mi molla all’improvviso. Mi guarda, infilandosi il pollice, quel pollice, in bocca e succhiando soddisfatta. Respiro a fatica, guardandola con desiderio. La voglio. Ora. Al diavolo Cathy.
«Grazie, Cathy» cinguetta con un sorriso, afferrando il bagel e prendendone un bel morso.
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Il Lord del Maniero – Capitolo 55 (prima parte)

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