#FanFiction #CinquantaSfumaturediMrGrey #ThisMan #AnitaSessa

Quando lasciamo la festa, mia madre è molto più che brilla, ma riesce a strapparmi la promessa di andare a cena l’indomani. So che vuole parlare di quello che è successo stasera, ma ad essere onesti la prospettiva non mi spaventa. Sarà dura, lo so, ma è anche la mia occasione per tagliare definitivamente i ponti con un passato che non voglio più che mi appartenga. Non posso cambiare quello che sono stato, ma posso essere migliore del mostro che sono diventato con gli anni. Mia e Katherine stanno ancora dando il tormento alla mano della mia promessa sposa, ammirando l’anello che le ho regalato.
«Sono spiacente, ma mi vedo costretto a rubarvela, signore» dico avvicinandomi al gruppetto e prendendo Anastasia per la vita.
Il suo calore che si fonde con il mio mi fa venire voglia di perdermi dentro di lei. Ho bisogno di dimenticare questa serata, anzi questa intera settimana. Ho bisogno di ritrovarla, di ritrovarci e di ripartire insieme. Lei sembra essere dello stesso avviso. Il suo corpo si stringe al mio e non fa resistenza mentre saluta Mia e Kate per poi avviarsi con me alla porta. Dopo gli ultimi abbracci di mio padre e mia madre, finalmente riusciamo a restare da soli. Camminiamo mano nella mano nel vialetto, verso l’auto dove ci attende Taylor. La guardo e lei mi guarda di rimando, sorridendomi dolcemente. Ricambio il sorriso, sentendomi leggero. Normale. La attiro a me e le bacio la tempia, inalando a fondo il suo profumo delicato.
«Ti amo, Anastasia Steele» le sussurro piano contro i capelli.
Il suo sospiro felice mi manda in estasi.
«Il sentimento è reciproco, Mr Grey» mi dice con un sorrisetto impertinente mentre raggiungiamo la nostra auto.
Taylor scende per aprirle la portiera e si congratula con Anastasia e con me per le nostre imminenti nozze. ”Cristo, sarò suo marito. Marito. Sarà mia e solo mia. Legalmente. Ci sarà un pezzo di carta che terrà lontani tutti gli altri”. Il mio sorriso si allarga mentre salgo accanto a lei. Taylor parte e io mi sistemo sul sedile, prendendo la mano di Anastasia e baciandogliela dolcemente. Mi chino su di lei e le bacio la guancia, poi il lobo dell’orecchio prima di prenderglielo tra i denti.
«Ho intenzione di provare altre superfici del nostro appartamento questa notte, Miss Steele» le sussurro con un sorrisetto malandrino mentre lei arrossisce arrischiando un’occhiata ad un Taylor impassibile.
Il viaggio prosegue in silenzio. Io e Ana continuiamo a lanciarci sguardi, sorrisetti maliziosi, accendendo i nostri reciproci desideri. Quando finalmente siamo soli, all’interno dello spazio ristretto della cabina dell’ascensore, smetto di fare violenza a me stesso e cedo alla tentazione. Le nostre bocche si fondono, restando incollate mentre le nostre lingue danzano al ritmo del desiderio che scorre tra di noi come elettricità pura. Lascio scorrere la mano sul suo corpo, fino alla vita e poi più giù, giocherellando con l’orlo del suo abito verde smeraldo. Poi risalgo, lentamente, accarezzando la sua pelle nuda, calda. Salgo fino a raggiungere le sue mutandine di pizzo. Le mie dita vagano, accarezzando ma non invadendo. Ana si lascia sfuggire una serie di deliziosi gemiti che mi mandano in estasi. Si aggrappa alla mia giacca con forza, sostenendosi per evitare che le ginocchia le cedano.
«Adoro vederti così. Adoro vederti sopraffatta dal desiderio e dalla voglia di avermi dentro di te. Lo so, sono un fottuto bastardo egoista e mi piace sentirti implorare, ma fino a quando questo ti tiene legata a me, Ana, va bene. Va bene tutto. Sono tuo…e tu sei mia. Solo mia»
Le mie dita si fanno più insistenti e, scostandole le mutandine, mi infilo tra le sue carni tenere, sfiorandola, toccandola, bagnandomi di lei, ma senza penetrarla.
«Christian…ti prego. Ti prego» implora, muovendo i fianchi in avanti per aumentare l’attrito con le mie dita.
«Oh no, piccola. No. Ho bisogno di mettermi comodo per farti quello che voglio»
Con la coda dell’occhio mi accorgo che siamo arrivati all’attico. Mi allontano da lei proprio nell’attimo in cui il suono dell’ascensore riecheggia nella cabina. Ana, rossa in volto, si sistema il vestito e mi osserva di sottecchi. Avvicino le dita che pochi istanti prima erano tra le sue gambe e le metto in bocca, godendomi il suo sapore e la sua espressione sconvolta.
«Sai di buono come sempre, Miss Steele» le dico, facendole l’occhiolino e prendendole la mano per condurla nell’appartamento. Apro la porta, sapendo che dentro saremo completamente soli. Mi sposto di lato e la faccio entrare nel corridoio. Ana fa un paio di passi, attendendo che io accenda la luce, ma io la seguo, chiudendo la porta d’ingresso e fermandomi appena dietro di lei. Siamo noi due, al buio, in silenzio. Avvicino il naso ai suoi capelli e inalo a fondo. Le mie mani risalgono lungo le sue braccia nude, fino al suo collo. Le scosto i capelli e scopro la sua pelle delicata. Al buio non riesco a vedere molto. Ma il suo leggero ansimare mi dice che sto facendo la cosa giusta.
«Ti riconoscerei anche ad occhi chiusi, Anastasia» le sussurro contro l’orecchio.
Le sfugge un gemito gutturale.
«La tua pelle, il tuo odore, il tuo calore. Sei perfetta, Anastasia. Non vedo l’ora che tu sia mia moglie…Mrs Grey. Tutto il mondo saprà che sei mia, che solo io posso toccarti in questo modo» mormoro.
Le mie mani scivolano sui suoi seni pieni, pesanti.
«Christian…» geme ancora, reclinando la testa sulla mia spalla.
I miei occhi si stanno abituando al buio.
«Lo sai Anastasia, ho saputo sin dal primo istante che saresti stata mia. Che ti avrei tenuta con me per sempre. Ora voglio che tutti sappiano la stessa cosa. Voglio che nessuno, nessuno si avvicini a te, provi a baciarti o a toccarti. Quel José, per esempio. Vuole ancora entrarti nelle mutandine, ma non potrà farlo. E neppure tutti gli altri, Anastasia. Nessuno. Solo io»
«Sì, solo tu» sussurra mentre le bacio la gola delicata, godendomi il riverbero delle sue parole.
Ansimo contro la sua pelle e di colpo la spingo di lato, contro la parete del corridoio.
«Siamo soli, Ana. Tu ed io. Voglio farti mia per tutta la notte» le annuncio determinato.
Le sue mani percorrono le mie spalle e mi spingono via la giacca. Le sue dita scivolano lungo la parte anteriore della mia camicia, toccando piano ogni bottone e lo aprono fino a quando anche questa segue la giacca. Ora tocca a me. Raggiungo la zip del suo abito e la faccio scendere lentamente, mentre le mie labbra si appropriano delle sue. Il nostro bacio è famelico, bisognoso. Entrambi ci divoriamo a vicenda, ci cibiamo l’uno dell’altra. Con un gesto deciso le faccio scivolare di dosso il vestito, premendomi sulla sua pelle. I suoi seni, coperti dal pizzo sfregano contro il mio torace, causandomi un piacere indescrivibile. Le mie mani le afferrano il viso mentre le saccheggio furiosamente la bocca. Quando mi stacco da lei, Anastasia mi ansima sulle labbra, perduta nel desiderio che le ho scatenato. Le dita risalgono dietro la sua schiena, accarezzando ogni muscolo, ogni curva. Raggiungo il gancio del reggiseno e lo apro, lasciando che il pizzo le scivoli di dosso. Ora sono le sue dita a farsi audaci mentre le mie accarezzano dolcemente i suoi seni. Trova il bottone dei miei pantaloni e lo apre. Abbassa piano la zip mentre la mia erezione spinge prepotentemente contro di lei. Gemiamo all’unisono. Mi accarezza, abbassando i boxer quel tanto che basta per tirare fuori il mio uccello palpitante. E io non resisto oltre. Le afferro le mani all’improvviso, sollevandogliele al di sopra della testa, tenendole insieme i polsi con una mano.
«Ora ti scopo, Anastasia. Perché non posso stare un altro secondo fuori dal tuo corpo» mormoro contro le sue labbra.
Con l’indice della mano libera percorro il contorno del suo viso, fermandomi sulle sue labbra. La guardo negli occhi, nella penombra del corridoio, e lentamente glielo infilo in bocca. Le sue labbra si serrano attorno al mio dito e lo succhiano con veemenza, facendomi desiderare lo stesso trattamento per il mio cazzo.
«Oh, Anastasia. Più tardi ti chiederò di rifarlo. E ti prometto che ti piacerà di più»
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Cinquanta sfumature di Mr Grey – Capitolo 50
Alla fine non riesco a spuntarla. Ci fermiamo in un negozio di liquori e Ava mi costringe a comprare una bottiglia di costosissimo Glenmorangie. In realtà passiamo una buona decina di minuti a decidere su chi debba pagare. E alla fine Ava riesce a spuntarla.
«Clive, Glenmorangie Port Wood Finish» dice soddisfatta quando arriviamo nella portineria di Lusso.
Clive si illumina, prendendo la bottiglia con cautela, accarezzando piano l’etichetta.
«Non riesco a credere che tu sia riuscita a trovarlo. Pensavo si potesse comprare solo online» sussurra.
Ava lo guarda incredula, come del resto io. Ma dove vive quest’uomo? Lo lasciamo ad accarezzare il suo nuovo gioiello e ci incamminiamo verso l’ascensore, entrando nella cabina. Aspetto che le porte si chiudano, poi la guardo.
«Avresti dovuto comprare a quel bastardo una bottiglia speciale dal supermercato» mormoro infastidito, digitando il codice.
«C’è ancora Cathy?» domanda, cambiando argomento.
«No, le ho detto di andarsene non appena avesse finito» rispondo brusco.
La ricerca di quel fottuto whisky ci ha sottratto tempo. Tempo prezioso. Tengo in equilibrio i sacchetti con gli abiti di Ava quando esco dall’ascensore e cerco di far entrare la chiave nella serratura. Finalmente riesco ad aprire la porta e ad entrare. Ava mi prende i sacchetti dalle mani.
«Che fai?» domanda, accigliato.
«Li porto al piano di sopra nella stanza degli ospiti. Non puoi vedere il mio vestito» dice, superandomi e salendo le scale.
«Mettili in camera nostra» le urlo dietro.
«Non posso» replica.
Sento una delle porte aprirsi e richiudersi. So già in quale delle camere si è rintanata. Salgo le scale e busso alla porta.
«Non entrare!» la sento urlare.
I suoi passi veloci si avvicinano all’uscio, che si apre di poco. Ava mi osserva dallo spiraglio. Le sorrido, infilando le mani in tasca.
«Ci stiamo sposando?»le chiedo, prendendola in giro.
Ma il solo dirlo mi provoca un’accelerazione del battito cardiaco.
«Voglio che sia una sorpresa» dice, scacciandomi. «Devo mettermi lo smalto, vattene»
Sollevo le mani, con un sospiro.
«Va bene, ti aspetto nella vasca da bagno. Non metterci troppo. Ho già perso un’ora per cercare quel fottuto whisky»borbotto, allontanandomi.
Mi infilo in bagno e lascio che la vasca si riempia di acqua e schiuma. Poi mi spoglio e mi ci immergo. Ma Ava ci mette davvero troppo per i miei gusti. Quando arriva io sono al limite della pazienza. Mi lancia un’occhiata e poi si sfila l’abito dalla testa. Toglie il reggiseno e le mutandine e il mio cazzo si tende nell’acqua calda.
«Dove sei stata?» le chiedo quando entra anche lei nella vasca.
«Ho aspettato che si asciugasse lo smalto» dice calma, infilandosi tra le mie cosce aperte e appoggiandosi al mio petto.
Mugolo, contento per la sua vicinanza, intrecciando le mie gambe alle sue e abbracciandola. Inspiro l’odore dei suoi capelli.
«Ho perso due ore che potevo trascorrere con te e che non riavrò mai più» borbotto. «Niente più smalto e caccia al whisky»
«Ok» acconsente piano. «Oh, mi sono scordata. Clive mi ha dato la posta stamattina. L ’ho messa in borsa e ho scordato di dartela, scusa» dice poi.
«Non importa» la tranquillizzo, baciandole il capo. «Io amo, amo, amo quando sei bagnata e scivolosa su di me» sussurro, lasciando scorrere le mie mani a palmo aperto sul suo seno.
Mi chino e le mordo il collo, effettuando una leggera pressione che la fa mugolare.
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Il Lord del Maniero – Capitolo 57 (seconda parte)

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