#FanFiction #CinquantaSfumaturediMrGrey #ThisMan #AnitaSessa

Readers eccovi i nostri Christian e Jesse all’opera 😘

Mi rendo conto che il mio corpo sta schiacciando il suo. Ma Anastasia sembra non dispiacersi di questo. Mi tiene stretto tra le sue braccia, accarezzandomi dolcemente i capelli, mentre i nostri respiri piano ridivengono regolari e si placano insieme, godendosi il torpore causato dall’orgasmo. Stringo forte gli occhi, pensando a quanto sarei devastato nel profondo se lei mi lasciasse. L’incubo torna a tormentarmi. Vederla in quello stato, sapere di essere la causa della sua pena infinita, del suo tormento, è semplicemente straziante. Preferire morire piuttosto che farle del male in quel modo. Preferirei morire piuttosto che perderla.

«Non lasciarmi mai» le sussurro.

Sento un piccolo sospiro, quello che di solito fa quando alza gli occhi al cielo. Le mie labbra si distendono in un piccolo sorriso.

«So che stai alzando gli occhi» mormoro, senza muovermi e continuando a godermi le sue coccole post sesso.

«Mi conosci bene» replica piano lei.

«Vorrei conoscerti meglio.» le dico, con un sospiro profondo.

«E io vorrei conoscere meglio te, Grey. Cosa c’era nel tuo incubo?» chiede piano, come se fosse una cosa normale. Come se mi stesse chiedendo di compilare la lista della spesa.

«Il solito» mento.

Ma per stasera le ho già concesso tanto. Non ho voglia di metterla in ansia. E spero che lei desista dal chiedere altro.

«Raccontamelo.»

Come non detto. Deglutisco, irrigidendomi. Non mi piace mentirle. Non lo faccio mai. Ma davvero non sono pronto a questo. Ma lei non è pronta a sostenere un rifiuto sul mio passato a questo punto di questa strana giornata. Sospiro forte e decido di accontentarla almeno in parte.

«Devo avere all’incirca tre anni, e il magnaccia della puttana drogata è di nuovo fuori di sé. Fuma, una sigaretta dopo l’altra, e non riesce a trovare il posacenere»

Ok, ho mentito solo un po’. In fondo è questo quello che di solito sono costretto a rivivere. E, in fondo, è un po’ la verità anche in questo caso. Mi focalizzo su questo ricordo orribile prima che possa indagare oltre.

«Fa male» le confesso. «È il dolore che ricordo. È quello che mi fa avere gli incubi. Quello, e il fatto che lei non facesse niente per fermarlo» mi sfogo con un sibilo rabbioso.

Sento Anastasia stringersi di più al mio corpo. Alzo la testa, colpito dalla sua reazione, e trovo un paio di occhi tristi e feriti.

«Tu non sei come lei. Non pensarlo neanche per un istante. Per favore» le dico, tenendo gli occhi fissi nei suoi.

Ana mi guarda, sbattendo le palpebre. Le sue labbra si increspano in un sorriso impacciato, ma riconoscente. Poggio di nuovo la testa sul suo petto.

«Qualche volta nei miei sogni lei è distesa sul pavimento, e penso che stia dormendo. Ma non si muove. Non si muove mai. E io ho fame. Sono davvero affamato»

Non so perché glielo racconto. Forse perché è giunto il momento. Forse perché ora che ho deciso di condividere la mia vita con lei, ora che le ho raccontato la parte peggiore di me e lei non è fuggita, ora posso dirle tutto. Così continuo. La rendo partecipe di tutte quelle dolorose sensazioni che ho provato per anni.

«C’è un rumore sonoro e lui è di ritorno, e mi colpisce forte, imprecando contro la puttana. La sua prima reazione era sempre quella di usare i pugni o la cintura.»

Stringo forte gli occhi, deglutendo al ricordo vivido del suo pugno che mi colpisce il mio piccolo stomaco, già attraversato da spasmi lancinanti per la fame.

«È per questo che non ti piace essere toccato?» mormora lei, togliendomi i capelli dalla fronte.

Stringo gli occhi, mi sento così esposto. Mi sistemo meglio su di lei, tenendola ancora più stretta. “Per questo. Perché non l’ha mai fatto nessuno. Perché ho paura di saper reagire solo nel modo in cui sono stato abituato. Con la violenza. E non voglio farti del male”.

«È complicato» mormoro.

Giro la faccia, strusciandomi piano contro il suo seno, inspirando a fondo il suo profumo di sesso e di Ana.

«Rispondimi» mi incalza, con le sopracciglia aggrottate.

Sospiro di nuovo contro uno dei suoi seni. ‘La brunetta non molla, Grey’.

«Lei non mi voleva bene. Io non ne volevo a lei. Il solo modo di toccare che conoscevo era… violento. Viene tutto da lì. Flynn lo spiega meglio di me» tento di liquidare in fretta l’argomento.

«Posso vedere Flynn?» mi chiede all’improvviso, sorprendendomi.

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Cinquanta sfumature di Mr Grey – Capitolo 42 (seconda parte)

 

Questo capitolo è stato semplicemente tradotto all’inglese ed è stato scritto dall’autrice della storia originale.

Credo che sia un sogno. Deve esserlo. Questa sensazione di appagamento e di calore non può spiegarsi altrimenti. Ma, mentre la mia mente comincia lentamente a risvegliarsi, ripenso nella mia testa ad ogni secondo di questo sogno e il rassicurante calore che avvolge il mio corpo rilassato e il mio cuore che batte costante e forte mi suggeriscono che è tutto tremendamente reale.

Ho dormito come un bambino, rannicchiato accanto al mio angelo, col suo respiro sulla mia pelle per tutta la notte. Niente al mondo potrà superare questa sensazione. La sento contro di me e i miei occhi iniziano ad aprirsi, desiderosi di godersi la vista di lei accanto a me, esattamente dove ho bisogno che sia. Eppure c’è qualcosa che non va.

Le mie palpebre tremano leggermente, aprendosi e scorgendola, proprio nel mio campo visivo. Esattamente su di me. Cazzo. E’ perfetta.

“Ciao, piccola”

I miei occhi combattono contro la luce del mattino e la mettono a fuoco in fretta, contenti di vederla mentre mi fissa il torace, chiaramente soddisfatta di quello che vede. Non c’è bisogno che la guardi. E’ in pizzo. Comincia a venirmi duro. Lei sorride, facendo pulsare di più il mio uccello ed esplodere il mio cuore d’amore.

“Ciao”

E’ troppo perfetta e, in un disperato tentativo di mettere le mani su tutto il suo corpo, muovo le braccia. Ma non ci riesco. Qualcosa tintinna sulla mia testa. E i miei cazzo di polsi sono doloranti.

Apro del tutto gli occhi, tenendoli spalancati, diffidenti. Sul mio volto assonnato si dipinge una smorfia confusa mentre sollevo lo sguardo sulla mia testa. Scuoto di nuovo le braccia, come se il suono riuscisse a confermare quello che penso di stare guardando. Ed è così.

“Che cazzo succede?”

La cerco subito con lo sguardo, trovando quel viso così splendido, illuminato dal…potere. Che diavolo sta succedendo?

“Ava, perché cazzo sono ammanettato al letto?”

“Ho deciso di introdurre un nuovo tipo di scopata nella nostra relazione, Jesse”.

Il suo ton trasuda calma e fiducia in se stessa, ma sentire la sua bella bocca usare un linguaggio così volgare, soprattutto appena sveglio, mi manda il sangue al cervello. O è perché la mia erezione sta spingendo tra le sue cosce? Forse entrambe le cose.

“La bocca!”

Mi dimeno, agitando le braccia e guardando la testiera del letto. I miei occhi quasi schizzano fuori dalle orbite.

“Queste non sono le mie manette”

“No, e sono due paia. Sono sicura che l’hai notato. Quindi, come ti dicevo, ho inventato una nuova scopata. E indovina qual’è?”

Sembra troppo presuntuosa e non le si addice.

“Qual’è?”

“L’ho inventata apposta per te”

Ruota i suoi fianchi stretti, facendomi sospirare profondamente, preoccupato.

“Ti amo” dice piano.

“Oh, cazzo” sto per essere battuto al mio stesso gioco, ma lei ha uno scopo in mente.

Lo vedo dalla scintilla di determinazione nei suoi occhi profondi del colore del cioccolato. Cosa sta cercando di fare? Non lo so, ma ho la sensazione che non mi piacerà per niente. Cazzo, ne sono certo.

Appoggia i palmi delicati sul mio petto e la guardo mentre il suo dolcissimo viso si avvicina al mio. Combatto per mantenere regolare il mio respiro. Cazzo, sto combattendo per riuscire a respirare in realtà!

“Quanti anni hai?”

Sfiora le labbra con le mie e, anche se quella domanda mi ha appena rivelato ciò che avevo bisogno di sapere e ne sono scioccato, non posso evitare di essere distratto dalla situazione dalla sensazione delle sue labbra sulle mie. Cazzo, che piccola sfacciata. Si allontana e sento crescere l’irritazione dentro di me. Oh, questa situazione potrebbe trasformarsi in qualcosa di brutto. So quanto può essere testarda.

Con le mani legate, cerco di sollevare la testa per premere le sue labbra sulle mie, sapendo bene che se riuscissi a dedicare qualche attenzione particolare alla sua bocca potrei avere possibilità di uscire da questa situazione Le lancio un’occhiataccia quando si allontana da me.

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Il Lord del Maniero  -Capitolo 47

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