#FanFiction #CinquantaSfumaturediMrGrey #ThisMan #AnitaSessa

Sento il respiro accelerarsi sempre di più, mentre l’ondata di sensazioni nuove mi travolge e mi culla, trasportandomi in una dimensione nuova. Una dimensione dove tutto questo è possibile. Dove Anastasia è libera di fare di me quello che vuole. Dove io e lei siamo davvero una sola cosa. Il sangue mi ronza forte nelle orecchie, escludendo qualsiasi altro rumore proveniente dall’esterno. Riesco a concentrarmi solo sui suoi occhi azzurri, ricolmi di lacrime che non riescono a cadere giù però. Come me credo che sia incantata da questo nuovo essere noi due insieme. La punta delle sue dita scorre piano sulla mia pelle. Per un attimo barcollo, cedendo quasi al richiamo così primitivo del suo tocco. “Dio, fa male dentro. Ma è…è meraviglioso”. Forse, in tutto questo tempo, con tutto quello che ho fatto, cercavo solo di arrivare a questo. Questo è il confine perfetto tra dolore e piacere. Il dolore di una vita intera. E il piacere di quello che può essere da oggi in avanti questa vita. Mi rilasso, la paura cede il passo all’eccitazione causata dalla sua pelle a contatto con la mia. Come ho potuto negarmi per tanto tempo tutto questo? Come ho potuto pensare che questa parte del mio corpo non riconoscesse il suo come tutte le altre parti?Ansimo, mentre la voglia di unirmi a lei ancora di più, sempre più in profondità mi assale. Voglio stringerla, voglio baciarla, voglio farla mia per provarle quanto a fondo mi è entrata dentro con una semplice carezza. Ad un tratto mi fissa più intensamente, sporgendosi leggermente in avanti, chinandosi sul mio petto. Capisco immediatamente cosa ha intenzione di fare. Non la fermo. Non la fermo per il puro bisogno di avere ancora di più. Delicatamente, quasi come se avesse paura di farmi male, mi deposita un bacio leggero sul petto. Il mio cuore sta per esplodere, il mio respiro accelera al limite dell’inverosimile mentre l’unica cosa che riesco a percepire dentro di me ora è puro e fiammeggiante desiderio di lei. Un gemito mi si spezza in gola alla sensazione delle sue calde labbra che scivolano piano sulla mia pelle. Stringo forte gli occhi e la sento sussultare e poi fermarsi. Il vuoto di quella sensazione è la cosa più dolorosa che io abbia mai provato.

«Ancora» mi ritrovo ad implorare in un sussurro.

Dopo qualche attimo sento di nuovo le sue labbra. Stavolta sfiorano leggiadre una delle mie cicatrici. Una di quelle che fa più male. Trasalisco, per il tocco inaspettato e per il fatto di scoprire che un suo bacio equivale ad una sorta di cura per il mio tormento interiore. Le sue labbra scivolano calde e umide sulla mia pelle, arrivando ad un altro traguardo, un’altra cicatrice gelosamente custodita fino ad oggi solo con me stesso. Il dolore al petto si trasforma in desiderio pressante. Non riesco a trattenere un gemito roco e la stringo forte a me, infilandole una mano nei capelli e tirandogli la testa su, verso di me. La bacio violentemente, facendo pressione fino a che le sue labbra non si arrendono all’implacabilità delle mie. Continuiamo a divorarci a vicenda, mentre le sue mani si spostano tra i miei capelli, intrecciandosi alle ciocche scompigliate dei miei capelli ramati.

«Oh, Ana» sospiro mentre l’intensità di quello che provo per questa donna mi invade il corpo, totalmente.

Mi sento così pieno, completo, così impotente di fronte alla grandezza di quello che mi ha appena donato Anastasia. E non so come esprimerlo. Non ho le parole giuste, neppure tenerla così stretta credo possa trasmetterle quanto io la ami e quanto ci tengo e lei, a noi due, a quello che è diventata per me. E’ tutto talmente intenso, talmente forte. Totalmente incontrollabile. La attiro sotto di me, sul pavimento e non mi rendo conto di quello che succede. Vedo solo i suoi occhi sgranarsi fino all’inverosimile, le sue dita scorrere sulle mie guance. I suoi occhi si spostano sulle sue mani, poi di nuovo su di me, con stupore e dolore.

«Christian, per favore, non piangere. Facevo sul serio quando ho detto che non ti avrei mai lasciato. Sono qui. Se ti ho dato l’impressione di volermene andare, mi dispiace… Per favore, per favore, perdonami. Ti amo. Ti amerò per sempre»

Sto piangendo. Sto piangendo. Io che non ho mai pianto, mai. Neppure da piccolo, neppure per tutta quella merda. Mai. Ora sto piangendo. E le lacrime che sto versando è come se fossero una purificazione.Ma in realtà c’è ancora altro. C’è ancora un ultimo pezzo. Un ultimo tassello che deve essere messo a posto. “Te ne andrai, Anastasia. Vorrai andartene dopo quello che sto per dirti. Ma spero che l’intensità di quello che ho appena condiviso con te, di quanto mi è costato, ti facciano capire che il mio passato non conta. Che ho iniziato a vivere da quando ti ho incontrato mia bella, bellissima e testarda ragazza”. Stringo forte gli occhi e quando li riapro sono determinato a mettere il mio cuore nelle sue mani completamente.

«Cosa c’è?» mi chiede. La paura mi attanaglia il cuore per un momento. Ma non perdo la determinazione. E lei mi legge dentro. Mi affonda le dita nel petto e riesce sempre a tirarmi fuori quello che provo. E’ stato così dal primo giorno. «Qual è questo segreto per cui pensi che possa scappare a gambe levate? Che ti fa credere così fermamente che me ne andrei?». La sua voce trema, e non le importa di non darlo a vedere. E’ stremata. Io l’ho stremata. E sto per darle il colpo di grazia. «Dimmelo, Christian, per favore…»

Sospiro a fondo. Facendo leva sulle mani, per non pesarle addosso, mi rialzo, incrociando le gambe mentre mi metto a sedere di fronte a lei che si sta tirando su. Il senso di colpa mi sta dilaniando.La fisso, cercando la giusta dose di coraggio. Quel fottuto coraggio che pensavo di aver trovato e che invece ora è completamente sparito.

«Ana…» inizio per poi bloccarmi quasi immediatamente.”Cristo santissimo. Merda! E’ finita, sta per finire. Ed è tutta colpa mia. Tutta colpa mia e della scia di orrore che mi porto dietro. Ma lei merita di sapere. Se voglio avere una sola speranza devo dirglielo”. Ripenso a tutte le volte che mi ha detto che nonostante tutto non potrebbe mai lasciarmi. “Ti prego, fa che sia vero. Ti prego, fa che sia vero”. Inalo a fondo, e poi sputo fuori quelle parole che tante volte ho ripetuto dentro di me, cercando il modo adatto per rivelargli lo schifo d’uomo che sono.

«Sono un sadico, Ana. Mi piace frustare le ragazze brune come te perché assomigliate alla puttana drogata… alla mia madre biologica. Immagino che tu possa capire perché»

Lo dico d’un fiato, evitando di incanalare aria nei polmoni, come se per la confessione che ho appena reso non la meritassi. Vedo Anastasia sbiancare totalmente, barcollare tanto da doversi appoggiare con i palmi al pavimento, mentre i suoi occhi si svuotano, divengono vitrei e senza espressione. La paura mi sta fottendo il cervello, me lo sta divorando dall’interno. E non riesco a fermare queste fottute lacrime. “Eccolo. Eccolo il momento in cui mi guardi, Anastasia, e vedi la merda che sono, vedi l’orrore concepito per sbaglio, mai voluto, mai desiderato. Perché dovresti desiderarlo tu? Perché se questo mostro ha cercato di farti del male? Sì, oggi ti amo. Cristo se ti amo, Anastasia. Ma puoi crederlo? Riesci ancora a crederlo dopo tutto questo?”. La risposta si fa spazio dentro me. E fa male. Mi sta lacerando. Perché so che non può. Sento che non riuscirà a passare anche questo ultimo ostacolo. “Ho lastricato il tuo percorso con me di ostacoli, Anastasia. E tu sei stata esemplare nel superarli tutti e dare la forza anche a me. Ma l’ultimo…bé l’ultimo è troppo grande persino per la tua immensa forza”.

E’ ancora in silenzio. Immobile e in silenzio. Ana non resta mai troppo a lungo senza esporre la sua arguta risposta.

«Hai detto che non eri un sadico» sussurra inespressivamente alla fine, persa nei suoi ricordi.Si sta aggrappando a qualcosa per negare quello che ha appena sentito.

«No, ti ho detto che ero un Dominatore. Se ti ho mentito, è stata una bugia di omissione. Mi dispiace»

Abbasso gli occhi, sentendomi una merda ancora di più.Avevo intenzione di fare di lei il mio nuovo giocattolo e le ho pure mentito. Poi, però, mi è entrata talmente dentro che ho pensato solo ad amarla.

«Quando mi hai fatto quella domanda, immaginavo una relazione completamente diversa tra noi» mormoro, per spiegarle il mio comportamento.

“Allora, Anastasia, credevo non ci fosse bisogno che sapessi. Credevo che non saremmo mai arrivati a questo punto. Non credevo di amarti. Non lo sapevo ancora”.Non so più cosa dirle, cosa fare. Mi sento la gola serrata, fatico a respirare. “Non andartene. Non lasciarmi”. Anastasia sospira forte, prendendosi la testa tra le mani, le dita infilate nei capelli che stringe ai lati delle tempie.

«Dunque è così» sussurra senza voce, tornando a fissarmi. «Non posso darti quello di cui hai bisogno.»

Aggrotto le sopracciglia,deglutendo a fatica mentre la gola mi si serra. Con uno sforzo immenso riesco a tirare fuori le parole questa volta.

«No, no, no. Ana.No. Tu puoi. Tu davvero mi dai ciò di cui ho bisogno.» Stringo forte i pugni. “Credimi. Abbi fede. Abbi fede nel mio amore, nel nostro amore.Amami ancora Anastasia. Non smettere proprio ora”. «Per favore, credimi» la supplico, inerme, mai così sincero come ora.

«Non so cosa credere, Christian. È una situazione così incasinata» sussurra con la voce che trasuda dolore.

Le parole faticano ad uscire dalla sua gola, strozzate dalla voglia di piangere. Cerco il suo sguardo con il mio. Ora che ho confessato, ora che sono pulito, sento che ho dentro solo la determinazione di tenerla accanto a me.

«Ana, credimi. Quando mi hai lasciato dopo che ti ho punito, la mia visione del mondo è cambiata.Non stavo scherzando quando ho detto che avrei evitato di sentirmi in quel modo un’altra volta» la supplico. La supplico perché ora non sono così orgoglioso per farlo. Ora so quello di cui ho bisogno per vivere. E devo prendermelo ad ogni costo. «Quando hai detto di amarmi, è stata una rivelazione. Non me l’aveva mai detto nessuno prima, ed è stato come se io avessi messo una pietra sopra a tutto, o forse come se tu avessi messo una pietra sopra a tutto, non lo so. Il dottor Flynn e io ne stiamo ancora discutendo»

Le spiego tutto, le dico tutto. Ho un’unica occasione. Questa sera. Ora. Non me la lascerò scappare. Mi guarda, aggrottando la fronte, cercando di capire qualcosa che evidentemente le sfugge.

«Che cosa significa tutto questo?» mi mormora alla fine.

«Significa che non ho bisogno di quelle cose. Non adesso» le dico con decisione, senza smettere di fissarla.

«Come fai a saperlo? Come fai a esserne così sicuro?» chiede, lacerata dal dubbio.

«Lo so e basta. Il pensiero di farti male… in qualsiasi modo reale… è aberrante per me.»

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Cinquanta sfumature di Mr Grey – Capitolo 41 (seconda parte)

 

Quando mi sveglio, l’alba fuori sta per sorgere. Sbatto e palpebre, abbandonandomi per un attimo alla calma che mi circonda. Ieri sera abbiamo cenato. E fatto l’amore. E scopato selvaggiamente prima di abbandonarci al sonno felici e appagati. Mi volto verso Ava, sorridendo di fronte alla sua espressione beata. E’ bellissima e non vorrei che mi lasciasse mai.

Questa è una buona mattina per fare una corsetta e, di certo, non voglio farla da solo. Mi alzo dal letto e vado in bagno, per poi infilarmi nella cabina armadio e prepararmi. Prima di infilarmi le scarpe e di svegliarla, però, recupero la sua borsa. Armeggio un po’ con il suo cellulare, poi prendo le pillole e le nascondo in una delle mie giacche. Una che uso di rado. Me ne libererò più tardi. Prendo le scarpe da jogging, la sua tenuta da corsa e recupero le sue mutandine pulite. Mi siedo sulla chaise longue per infilarmele e allacciarle.

Noto un movimento nel letto, poi Ava torna immobile. Sorrido tra me e me. Spera davvero che non l’abbia vista? Finisco con calma di allacciarmi le scarpe, poi mi avvicino al letto e mi siedo sul materasso. Finge di dormire. Cerco di non ridere e mi avvicino a lei, fissandole gli occhi chiusi e restando in silenzio. Dopo diversi minuti, socchiude piano le palpebre per controllare quello che sto facendo. Mi guarda, le sfugge un lamento e si rotola nel letto coprendosi la testa con il cuscino. Scoppio a ridere di gusto, strappandole di dosso il cuscino e facendola tornare sulla schiena.

«Buongiorno» la saluto, mentre lei ricambia con una smorfia.

«Ti prego, no» dice con un borbottio, cercando di fare la seria.

«Alzati» le ordino con un sorriso, prendendole la mano e facendola mettere seduta.

Mugola il suo dissenso.Piagnucola quasi, quando le mostro la sua tenuta da corsa linda e profumata.

«Voglio il sesso dolce» si lamenta con un piccolo broncio. «Ti prego»

La sollevo dal letto e le abbasso le mutandine di pizzo fino alle caviglie, toccandogliele con un colpetto per farle alzare i piedi.

«Ti farà bene» proclamo a voce alta.

«Ehi! Stai cercando di dirmi qualcosa?» borbotta stizzita, lanciandomi un’occhiataccia.

Alzo gli occhi al cielo e le faccio segno di mettersi in piedi per infilarle le mutandine.

«Smettila, Ava. Semmai in questo momento sei troppo magra» la rimprovero.

Resta in silenzio, lasciandosi vestire come una bambola.

«Questa è tortura» si limita a borbottare.

Le sorrido, dandole una pacca sul sedere tonico.

«Vai a lavarti i denti» le dico, facendole l’occhiolino.

Obbedisce, trascinando i piedi a terra. Esco dalla stanza e scendo le scale, fermandomi ad aspettarla davanti alla porta d’ingresso.

«Ti sarò solo d’impaccio» mormora mentre si lega i capelli in una coda alta. «Non ce la farò mai a fare ventidue chilometri»

Le prendo la mano con la mia e la conduco fuori dall’attico, nell’ascensore.

«Non mi sarai mai d’impaccio, mi piace averti con me» le dico allegro.

Digito il codice e iniziamo a scendere.

«Devi cambiare il codice» borbotta.

Il mio sorriso si allarga.

«Che donna assillante» ribatto e lei si imbroncia, voltandosi dall’altra parte.

Quando usciamo fuori, senza che glielo dica, inizia a fare stretching. Faccio lo stesso, compiaciuto, non disdegnando qualche occhiata al suo meraviglioso sedere. Ava si piega in avanti e per me è facile stabilire che, quando torneremo a casa, sarà proprio così che vorrò scoparla.

 

Si rimette su con un balzo.

«Pronto?» chiede, raggiungendo il cancelletto e digitando il codice per aprirlo.

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Il Lord del Maniero  – Capitolo 45

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