#FanFiction #CrossFire #AnitaSessa

Attesi Che Eva si fosse addormentata prima di uscire, ma quando feci ritorno nel suo appartamento mi imbattei in Taylor che tornava dalla sua uscita serale. Ci scambiammo un breve cenno e salimmo insieme in ascensore. Facemmo entrambi silenzio, ma fu Eva a urlare per tutti e tre.

Sbiancai, correndo nella sua stanza e temendo di trovarci Barker. Invece era sola, in preda ad un incubo. Si dibatteva nel letto, agitando le gambe, con gli occhi serrati e urlando a squarciagola.

“Smettila! Vattene! Non toccarmi. Oddio… Per favore non farmi questo… non farmi del male… Mamma!”

Sapevo a chi erano rivolte quelle parole. Quel figlio di puttana la stava facendo di nuovo soffrire nei suoi incubi.

«Eva! Svegliati!» urlai, scuotendola.

Fortunatamente lei obbedì, afferrando le lenzuola e lottandoci, ansimando per riprendere fiato. Urlò ancora, in maniera stridula, un suon carico di paura, mentre cadeva a terra.

«Cristo! Eva, dannazione… Non farti male!» urlai.

Lei inspirò, arrancando a quattro zampe, sveglia, verso il bagno.

La afferrai, stringendola a me per calmarla.

«Eva.» mormorai, accarezzandola.

«Ho la nausea» riuscì a dire, tappandosi la bocca con la mano.

«Sono qui» le dissi, trasportandola in bagno e sollevando la tavoletta del water. Mi accucciai accanto a lei e le accarezzai la schiena mentre vomitava l’anima e il dolore. «Ssh… angelo. Va tutto bene. Sei al sicuro.» mormorai tenendole indietro i capelli.

Quando il suo stomaco si fu del tutto svuotato, Eva lasciò scorrere l’acqua e si appoggiò al braccio.

«Piccola.» mormorò Cary e lei si voltò a guardarlo corrugando la fronte.

Confusa fissò l’orologio.

«Che cosa state facendo, ragazzi?» domandò con voce flebile.

«Io stavo rientrando, e mi sono imbattuto in Cross, che stava salendo» disse Cary.

Lei mi guardò con sospetto.

«Sei uscito?» domandò.

La sollevai facendola mettere in piedi.

«Ti avevo detto che dovevo occuparmi di alcune cose.» mormorai evasivo.

«Quali cose?»

«Non è importante» sussurrai.

Eva si divincolò dalla mia stretta e si avvicinò al lavandino per lavarsi i denti. Rimasi al mio posto mentre Cary faceva qualche passo nella sua direzione. I loro occhi si incrociarono nello specchio e io mi sentii immediatamente escluso.

«Era molto tempo che non avevi un incubo.» domandò preoccupato.

Eva sospirò, lui le strinse una spalla.

«Ce la godremo, in questo weekend. Ci ricaricheremo. Ne abbiamo bisogno entrambi. Tutto a posto per stanotte?» chiese.

«Mi occupo io di lei.» mi feci avanti, sollevandomi dalla vasca dove mi ero seduto per togliermi le scarpe.

«Questo non significa che io non ci sia» disse lui di rimando, sporgendosi e baciando Eva sulla tempia. «Lancia un urlo, se hai bisogno di me» disse con intenzione uscendo dalla stanza.

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