Sette Blog per Un Autore: Annalisa Cesaretti

 

Readers l’ospite di questa settimana, per l’iniziativa Sette blog per Un autore, ideata dal blog Gli occhi del lupo, è Annalisa Cesaretti!

 

 

Titolo: Un ago simile

Autore: Annalisa Cesaretti

Data di pubblicazione: 11 Febbraio 2021

Editore: Royal Books Edizioni

Genere: Contemporary Romance

Formato: eBook 2,99€ – Cartaceo 15€

Pagine: 323

Link Amazon: https://www.amazon.it/ago-simile-Annalisa-Cesaretti-ebook/dp/B08V9JKKJD/ref

Trama

Luigi e Marisol Porzi sono simili, ma non uguali.Nelle loro vene scorre lo stesso sangue e insieme sostengono il peso di un cognome che in quel di Colmite, il paesino in cui vivono, è garanzia di guai. Ma la vera affinità che li lega è cucita lungo le battaglie che combattono in virtù di un solo credo: la tutela dei diritti dei detenuti. Dalla cella del Gebella in cui è recluso, Luigi sceglie la via della rivendicazione; mentre sulle pagine del Gazzettino di Colmite sua nipote conduce inchieste per portare allo scoperto le malefatte del direttore dell’istituto di pena.Proprio a causa dell’ennesimo sopruso, le loro vite, prima inscindibili, si separano per sempre. A unirle ancora al di là del tempo e dello spazio, però, resta il sottile filo che gira attorno alle colpe di entrambi fino a imbastire la pelle di Marisol. E tira, si fa sentire, dal giorno del suo primo incontro con Abel, un giovane architetto finito dietro le sbarre per scontare gli errori della sua famiglia e uscito dal Gebella con la sola aspirazione di consegnare un messaggio alla nipote di Luigi Porzi. Entra nella serratura della fortezza in cui i due ragazzi hanno rinchiuso il passato e nelle loro mani diventa lo strumento con cui suturare le ferite dell’altro.Quel filo, poi, si trasforma nell’unico canale di comunicazione tra gli abitanti del penitenziario e il resto della società; e passando attraverso le crune di aghi simili tenta di rappezzare il futuro di Marisol e di Abel con il logo del sogno di Luigi: un quotidiano di informazione dal e sul carcere redatto dai detenuti.

 

 


 

Intervista

 

1) Chi è Annalisa? Raccontaci qualcosa su di te.

Annalisa è una ragazza di 26 anni che ha deciso di fare della scrittura – in un modo o nell’altro – il suo mestiere. Ho sempre avuto due grandi passioni: la musica e il calcio (oggi oserei allargare il perimetro allo sport in generale). Durante l’adolescenza ho iniziato a scrivere mentre ascoltavo i Blink-182, ispirata dai loro testi, e “da grande” ho continuato a farlo in veste di redattrice per una testata calcistica. Oggi lavoro come editor e redattrice freelance e non ho ancora smesso di ascoltare i Blink-182 e di seguire il calcio.

 

 

 

2) Come è nata la tua passione per la lettura? E quella per la scrittura?

Come al solito parlo – anzi, scrivo – troppo e credo di aver già risposto alla seconda domanda. La passione per la lettura, invece, l’ho coltivata nel tempo, direi per rispondere alle esigenze della mia personalità. Sono una tipa curiosa, ma anche molto introversa e quando a definirti sono due qualità quasi antitetiche sei costretta a trovare un modo per scoprire delle nuove realtà pur rimanendo confinata in te stessa o nella tua stanza. E io ho sfruttato i romanzi e i libri per questo scopo.

 

 

 

3) Quanto tempo dedichi alla scrittura durante il giorno?

Praticamente ventiquattro ore. E alcune volte avrei bisogno che le giornate fossero da quarantotto ore.

 

 

 

4) Quando scrivi solitamente preferisci il silenzio assoluto o ascolti della musica

Col silenzio assoluto finirei per addormentarmi sulla tastiera o per perdermi nei meandri della mia mente. Scrivo sempre e solo con le cuffie e la musica nelle orecchie, possibilmente a volume molto alto.

 

 

 

5) I tuoi romanzi hanno delle colonne sonore?

Certamente. La colonna sonora di Un ago simile la si evince dal romanzo stesso e anche dal suo titolo (che è un anagramma): “My blood” dei Twenty one pilots (“Il mio sangue”).

 

 

 

6) Qual è il tuo autore e il tuo libro preferito?

Ho questo brutto vizio di associare a ogni romanzo una serie di sensazioni non per forza legate alla storia stessa, ma anche alla condizione mentale ed emotiva in cui mi trovavo mentre leggevo. Ecco perché non ho autori e libri preferiti, ma scrittori e romanzi ai quali sono affezionata per motivi che non si limitano ai meri giudizi relativi allo stile e alla trama. In questo senso, quindi, posso dirvi che voglio molto bene ad Alice Basso, Oriana Fallaci, Nick Hornby e Joel Dicker e che spesso torno sulle pagine di “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee e di “Sulla strada” di Kerouac.

 

 

 

7) Se potessi cambiare qualcosa della storia ormai pubblicata, lo faresti? Se sì, perché? (Raccontacelo nei limiti dello spoiler.

La mia protagonista, Marisol, ama la lasagna e la carbonara. Molti dei lettori che mi conoscono – personalmente, intendo – appenahanno letto di queste sue grandi passioni hanno pensato “tana per Annalisa!”. Ecco, forse, se potessi tornare indietro, la renderei vegana o vegetariana.

 

 

8) Ti sei ispirato a qualcuno per la descrizione fisica/caratteriale del tuo/dei tuoi personaggio/i?
Tendenzialmente no, ma con una sola eccezione: Marisol.
Per lei mi sono ispirata a… me. Dà voce ai miei pensieri. Tutto quello che dice e che fa, la musica che ascolta e, a questo punto, direi anche i cibi che mangia corrispondono alle cose che avrei detto, fatto, ascoltato e mangiato io.
Non vorrei offendere o citare a sproposito Qualcuno, ma l’ho creata a mia immagine e somiglianza. Anche se forse lei è più rock’n’roll.

 

 

9) Che consiglio daresti a chi vorrebbe pubblicare il suo primo libro?
Di farlo per il semplice piacere di rendere accessibile ad altri una realtà fino a quel momento confinata nella sua fantasia.

 

 

10) È il momento dello “Spot Time”. Perché i lettori dovrebbero acquistare questo romanzo?
Ho una frase di Zero Calcare che mi ronza in testa da qualche giorno e credo che la sfrutterò per rispondere a questa domanda. Stava commentando i fatti vergognosi del carcere di Santa Maria Capua Vetere e ha detto: “ Forse non avremmo dovuto aspettare di vedere un video di 6 minuti di torture per renderci conto che qualcosa non sta andando come dovrebbe nelle carceri“. Ecco, nel limite delle mie possibilità, ho cercato di fare in modo che “Un ago simile” fosse un’occasione per il lettore di assumere quel tipo di consapevolezza di cui parla Zero Calcare. Nel romanzo non descrivo atti di percosse o torture ai danni dei detenuti, ma racconto degli spaccati di vita all’interno dei penitenziari e insisto sull’importanza di tutelare l’informazione e la comunicazione da e sul carcere. Per intenderci, è giusto e doveroso che la società sappia ciò che accade all’interno dei penitenziari e che chi li abita possa comunicarlo. Ci sono tanti modi per esercitare “violenza” su chi è privato della sua libertà personale (e, viste le condizioni delle carceri italiane, di tanti altri diritti inalienabili) e privarlo della possibilità di comunicare all’esterno i suoi disagi rientra tra quelli.

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