Sette Blog per Un Autore: Loris Fabrizi

 

Readers l’ospite di questa settimana, per l’iniziativa Sette blog per Un autore, ideata dal blog Gli occhi del lupo, è Loris Fabrizi!

 

 

Titolo: L’ora della scimmia

Autore: Loris Fabrizi

Data di pubblicazione: 10 settembre 2021

Editore: PAV Edizioni

Collana: Fantasy

Pagine: 340

Link Amazon: https://www.amazon.it/Lora-della-scimmia-Loris-Fabrizi/dp/B08JDV799B/ref

Trama

“Ti ripeti che un giorno verrà il tuo momento, la tua ora, ma nell’era degli uomini vuoti non verrà mai l’ora della scimmia!” Alle soglie dell’età adulta, Lolo commette un errore, un piccolo furto, le cui conseguenze sembrano condurre alla morte di un uomo. Decide così di andarsene, fugge dalle accuse che lo vogliono colpevole, dal giudizio degli adulti, da un posto e da una vita che non riconosce più come suoi. Abbandona la comunità di nomadi che lo ha accolto quando era un bambino senza passato e senza futuro e abbandona Rasnia, la ragazza per cui farebbe qualsiasi cosa. La fuga lenta e senza meta di Lolo lo porta alla scoperta dell’indifferenza, dell’ipocrisia, dell’illusione e degli altri vincoli mentali ed emotivi che l’umanità pone a sé stessa per paura. Attraverso incontri occasionali e situazioni in apparenza ordinarie impara a vedere oltre il Velo che ricopre la realtà e ne mistifica l’aspetto per volere di Nahel e dei suoi uomini vuoti, che fin dagli albori della civiltà si operano per diffondere la Grande Menzogna e celare agli uomini il loro vero potenziale, meraviglioso e distruttivo allo stesso tempo…

 


 

Intervista

 

1) Chi è Loris? Raccontaci qualcosa su di te
Un viaggiatore con la passione per le parole e per le femmine. Questo dice quasi tutto, con le dovute specifiche. I viaggi, frequenti, sono quelli di andata e ritorno dall’ufficio, dicasi anche “pendolarismo”. E le femmine di cui sopra sono mia moglie e le mie figlie.
Qualche dettaglio in più. Nato a Latina, classe 1983, mi sono trasferito a Bologna per amore nel 2007 e sono rientrato in patria dopo 10 anni. Ho una laurea magistrale in scienze storiche (storia economica e sociale del medioevo). Ho avuto varie collaborazioni teatrali come drammaturgo (uso questo termine con l’intento specifico di darmi un tono) e ho portato avanti con alcuni amici la divertentissima realtà de La Corte de’ Buffoni, musici itineranti, cantastorie, ironici, goliardici, irriverenti ecc. Poi i figli sono diventati troppi (non tutti miei) e ci siamo presi una pausa, ma “esperienza decennale come giullare” l’ho messo a curriculum.

Poi… ah, sì, prima de L’ora della scimmia, che è il mio primo romanzo, ho pubblicato due sillogi poetiche, Il grande campo e Mondi dentro.

 

 

2)Come è nata la tua passione per la lettura? E quella per la scrittura?
Mah, che dire, mia madre ha sempre avuto più libri in casa che capelli in testa e fino a una certa età me ne ha sempre letti prima di andare a dormire. Però c’è stata una lunga pausa, più o meno fino a metà delle superiori, in cui i libri non mi attiravano granché, leggevo, in compenso, molti fumetti (esattamente come ora). In terzo liceo, all’improvviso, l’adolescenza mi ha gettato in un baratro di solitudine a cui tentavo di sfuggire riparando nel fantasy, quindi giochi di ruolo, da tavolo e dal vivo, e libri su libri, saghe intere macinate a ritmi stacanovisti.

E lì, in quel momento di massima sfiga sociale, è nata anche la malsana idea di scrivere. Cioè, già inventavo e buttavo su carta storie, personaggi, mondi ecc. come master per vari gruppi di gdr. Intendo proprio scrivere un libro.
Questo accadeva circa 15 anni prima della mia prima pubblicazione (un racconto)… Per dire, ci sono momenti più o meno lunghi di sfiga, ma la passione è quella cosa che non ti fa demordere anche di fronte ai risultati inesistenti.

 

 

3)Quanto tempo dedichi alla scrittura durante il giorno?
Mmm… scrivo a bordo del treno che mi porta a Roma, non fa fermate intermedie, quindi parliamo di circa 35 minuti al giorno. Scrivo all’andata, che sono un po’ più lucido, al ritorno di solito leggo. Il tempo è questo e non è molto.

 

 

4)Quando scrivi solitamente preferisci il silenzio assoluto o ascolti della musica?
Rispetto a quanto scritto sopra, se qualcuno non mi russa nelle orecchie o non urla al telefono mi reputo già fortunato.

 

 

5)I tuoi romanzi hanno delle colonne sonore?
No. Benché mia moglie sia cantante e musicoterapista e abbia militato per anni in un gruppo di musici, la musica proprio non mi entra, sono stonato e non la capisco, non la percepisco nel modo corretto. Quindi, forse ce l’hanno pure, ma lascio a orecchie più competenti il trovarle.

 

 

6)Qual è il tuo autore e il tuo libro preferito?
Domanda a cui è impossibile rispondere al singolare. Dipende dal genere, dal tipo di scritto, dal momento. Butto là una risposta tanto per. Sulla narrativa, mi lascio trasportare molto dalle storie di Nicolai Lilin, ma come scrittore trovo inarrivabile Cormac MaCarthy. Il libro che, forse, più di tutti mi ha segnato è stato Moby Dick, ma, ripeto, probabilmente per via del momento e del contesto.

 

 

7)Se potessi cambiare qualcosa della storia ormai pubblicata, lo faresti? Se sì, perché? (Raccontacelo nei limiti dello spoiler)
Forse cercherei un altro modo, di più  ampio respiro narrativo, per raccontare cosa è successo quando i protagonisti hanno riunito un gruppo di ragazzi attorno alla loro missione. Cioè, analizzare più nel dettaglio la loro azione e le ripercussioni sui singoli caratteri, ma anche sulla società attorno a loro.

 

 

8)Ti sei ispirato a qualcuno per la descrizione fisica/caratteriale del tuo/dei tuoi personaggio/i?
Sinceramente, no. Le descrizioni fisiche dei personaggi sono poche e abbastanza generiche, per lo più indico le caratteristiche principali lasciando al lettore il compito di colmare i vuoi a piacere. Per quanto riguarda i caratteri, idem, ho solo cercato di farli reagire alle situazioni pensando a come avrei reagito io e poi applicando vari gradi di scostamento.

 

 

9)Che consiglio daresti a chi vorrebbe pubblicare il suo primo libro?
Ehm… di scriverlo. Sembra una stupidaggine, ma non c’è altro modo, se ci si ferma al “vorrei”, nulla di concreto accade. Trucchi, insegnamenti, dogmi non mi sento di darne, mi manca decisamente l’esperienza. E anche l’interesse, a dirla tutta. Prova a pubblicare come vuoi e per i motivi che tu solo sai, non ce ne sono di buoni o di cattivi. Ti direi di evitare gli editori a pagamento, ma poi perché? Chi è disposto ad accettare le conseguenze delle proprie azioni deve sentirsi molto libero. Per carità, esistono dei parametri oggettivi di qualità, sul proprio libro, sulle case editrici, sui canali di vendita, e non possono essere messi in dubbio (se hai fatto fare l’editing, si vede), ma il mondo, anche quello dell’editoria, è molto più complesso e divertente del decalogo de “le cose buone da fare”. Io un po’ di promiscuità con “le cose cattive da fare” la manterrei sempre.

 

 

10)È il momento dello “Spot Time”. Perché i lettori dovrebbero acquistare
questo romanzo?
Siamo a sabato, se dopo tutto quello che ho detto in questi 6 giorni ancora non vi è venuta voglia, non c’è nulla di più che possa dirvi o promettervi adesso per convincervi. Davvero. Cioè, almeno credo, se c’è qualcosa che posso fare, ditelo.

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