#BrokenComeFenici #VLove #Wattpad

Capitolo 18 






Non nasconderti






“Il fiore si nasconde nell’erba,


ma il vento sparge il suo profumo.”


~ Tagore






Travor


«Sei in ritardo, Blake».


«Già», sorrisi come un’idiota a George, mentre raggiungevo la mia postazione.


«Sei arrivato in ritardo», la sedia di Jex cigolò mentre si girava a guardarmi, «E stai sorridendo», un espressione di curiosità mista a preoccupazione gli apparve sul viso. «Tutto bene?».


Buttai il casco sulla scrivania, mi sfilai la tracolla e mi tolsi la giacca prima di rispondere. «Alla grande».


«Alla. Grande», ripeté scandendo le parole.


Mi lasciai ricadere sulla sedia e accesi il computer.


«Hai scopato».


Mi girai di scatto inarcando un sopracciglio. «Ma che cazzo, Jex!».


Un sorrisetto gli incurvò le labbra. «Con la ragazza che hai portato a cena da noi? Teresa?».


Gli lanciai un’occhiataccia. Non erano fatti suoi.


Non sapeva molto di Teresa, non gli avevo volontariamente detto nulla quando mi aveva fatto un terzo grado sul suo conto, avevo semplicemente detto che eravamo amici e che l’avevo incontrata agli alcolisti anonimi, niente di più niente di meno. Anche perché spiegargli tutto sarebbe stato complicato, e una parte di me se lo voleva tenere per sé.


«Sapevo che eravate più che amici».


«Smettila», ringhiai tra i denti.


Alzò le mani in segno di resa, qualche secondo dopo però riaprì la bocca. «Sono felice che finalmente hai scopato, mi piace il tuo sorrisetto da ebete».


Gli lanciai una pallina di elastici, poi voltandomi verso il computer vidi il mio riflesso sullo screensaver nero del desktop: stavo sorridendo. 


Con la mente tornai a quella mattina, al ricordo del corpo nudo di Tess avvinghiato al mio, al suo profumo, ai suoi capelli scompigliati appena sveglia, al suo sorriso che mi aveva fatto capitolare ed arrivare in ritardo perché dovevo assolutamente entrare dentro di lei.


Aprii la borsa di pelle, alla ricerca del mio iPad, quando lo tirai fuori un foglietto era appiccicato sul suo schermo: “Buona giornata”. Mentre il sorriso sulle mie labbra si allargava passai il dito sullo smile sbilenco.


Messo via il post-it cercai di concentrarmi sul mio lavoro anche se la mia mente era perennemente occupata dall’immagine di una Tess nuda distesa sul mio letto. Andai avanti così per tutta la giornata, con una semi-erezione ogni volta che pensavo a quello che avevamo fatto quella mattina, con la voglia di tornare a casa il prima possibile per farlo nuovamente. Quando arrivammo a fine giornata praticamente corsi verso l’uscita come se fossi inseguito da qualcuno.


«Trav!».


Mi voltai ed attesi che Jex mi raggiungesse. «Sabato Nan mi obbliga ad andare all’inaugurazione di un nuovo locale, perché non vieni anche tu e porti Teresa?».


Ci pensai un attimo, io e Teresa nemmeno stavamo insieme, scopavamo e basta, e quello sapeva tanto di appuntamento a quattro.


«Ne parlerò con lei» dissi sul vago.


Mi fece un cenno col capo, speranzoso, poi mi lasciò andare.


Quando arrivai finalmente a casa era ormai ora di cena, entrando nel loft sentii subito un delizioso profumino.


«Hai ordinato delle lasagne?».


Tess era intenta ad apparecchiare la tavola, piegata sulla superficie di legno con indosso i suoi pantaloncini di cotone neri e calzettoni di lana che le arrivavano poco sopra al ginocchio. Quando sentì la mia voce si girò di scatto con un sorriso stampato in volto.


Come l’acqua in un bollitore il mio stomaco iniziò a borbottare.


«Chi ti dice che non le ho cucinate io?», incrociò le braccia sul petto, e non potei evitare di abbassare lo sguardo sulla sua scollatura.


Teresa aveva ragione, da lì a qualche tempo mi stavo comportando come un adolescente arrapato. 


«Il fatto che non ci siano vigili del fuoco ad accogliermi».


Nel mentre mi ero avvicinato, così ne approfittò per lanciarmi un tovagliolo. Osservai la stoffa verde colpirmi lo stomaco e poi cadere sul pavimento, in un secondo afferrai Tess per la vita e la feci volteggiare fino a farla sedere sulla superficie dell’isola mentre gridava.


«Mi sei mancata» dissi di getto, facendomi spazio tra le sue gambe, mentre la tenevo ancora stretta per i fianchi.


«Anche tu» ammise a pochi centimetri dalla mia bocca.


Quello che stava succedendo tra di noi era surreale ma allo stesso tempo naturale. Non c’erano più stati imbarazzi tra di noi, e di tacito accordo non parlavamo di quello che stavamo facendo, lo vivevamo e basta.


Le accarezzai i fianchi mentre le sue dita si intrecciavano ai capelli per spingermi a baciarla. Non le servì un grande sforzo per convincermi e in pochi secondi mi avventai sulle sue labbra. Non riuscivo mai a baciarla dolcemente, c’era sempre frenesia e desiderio nei nostri baci. Quando ci staccammo avevamo entrambi il fiatone, i suoi occhi si erano scuriti dal desiderio e io non potei nascondere il rigonfiamento che era costretto nei jeans.


«Sarà meglio che mangiamo, altrimenti la cena che ho ordinato da Nino’s si raffredderà».


Ci sorridemmo e mi staccai da lei. Andai al lavandino per lavarmi le mani mentre lei serviva le lasagne nei piatti. Mi voltai a guardarla. Mi piaceva tornare a casa ed avere qualcuno che mi aspettasse, la cena pronta a tavola e baci da scambiare, non tornavo più in un loft vuoto e silenzioso e il pensiero che prima o poi sarebbe di nuovo stato così mi fece provare una fitta allo stomaco.


«Ti va di uscire sabato sera? Jex e Nan ci hanno invitati all’inaugurazione di un nuovo locale».


«Mi sembra una bella idea», sorrise

❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️

Per continuare il capitolo cliccate qui ⬇️

https://my.w.tt/GHpzPO7US3

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.