#FanFiction #CrossFire #AnitaSessa

Spostai Eva da me, spingendola indietro. I suoi occhi si sollevarono nei miei mentre le spalmavo sulle labbra il mio seme. Quelle labbra erano mie, solo mie. Nessuno aveva il diritto di toccarle, di appropriarsene. Quel pensiero, il pensiero di Brett Kline che si prendeva ciò che era mio mi fece infuriare nuovamente. Eva, quella notte, avrebbe capito quello che io già sapevo. A costo di farle emotivamente del male.

«Fa’ scivolare la tua fica stretta intorno a me» le ordinai a bassa voce. «Ne ho ancora da darti»

Tremò, un brivido di paura forse. Non seppi decifrarlo. Ma si sfilò freneticamente le mutandine.

«Togli tutto. Tranne gli stivali»

Obbedì, scoprendo in fretta la sua pelle. Era pronta a tutto pur di fare ammenda, glielo leggevo negli occhi, lo capivo dai gesti. Voleva dimostrarmi che era mia. Ma io lo sapevo. Anche perché non avrei mai permesso che andasse via da me. Si alzò, salendo a cavalcioni su di me. Non volevo toccarla, eccitarla. Le bloccai solo i fianchi.

«Sei bagnata?»

«Sì.»

«Ti eccita succhiarmi il cazzo» le dissi diretto.

Osservai i suoi capezzoli indurirsi.

«Sempre.» sussurrò.

«Perché lo hai baciato?» le domandai a bruciapelo.

I suoi occhi si spalancarono, le tremò il labbro inferiore. Mi faceva male vederla così, ma sapevo che non c’era altro modo che farla incazzare per costringerla a dirmi la verità.

«Non lo so» sussurrò.

La lasciai andare, afferrando il poggiatesta dietro di me per evitare di toccarla ancora.  Eva mi guardò trattenendo il fiato.

«Togliti la T-shirt» sussurrò, leccandosi le labbra.

Strinsi gli occhi. Non aveva capito ancora. Non le era chiaro il concetto. In quel momento non ero il suo amante, ma il suo Dominatore.

«Questo non è per te» sibilai.

Sentii il silenzio calare tra di noi.

«Mi stai punendo.» sussurrò sconvolta.

«Te lo meriti.» replicai.

Il respirò le tremò. Ma si aggrappò lo stesso allo schienale del sedile, afferrando il mio membro duro e pulsante. Mi accarezzò e la mia erezione le palpitò tra le mani. La sentii prendere posizione su di me, scivolare sul mio sesso, avanti e indietro, bagnandomi. I suoi occhi incrociarono i miei: le sue pupille erano dilatate, ma lo sguardo era triste e furioso allo stesso tempo. Un po’ come il mio.

Si abbassò su di me, lasciandosi penetrare. Il viso si trasformò, un’espressione di dolore le animò i lineamenti. Poi si abbassò di colpo, urlando.

«Oddio. Cazzo!» urlai rabbrividendo per il piacere. Ma poi la osservai. «Dannazione.» imprecai, combattuto per la necessità di non farle male.

Eva premette le ginocchia sul sedile , sollevandosi e abbassandosi di nuovo, di colpo. Ero rigido, eccitato e quello che mi stava dando andava ben oltre ciò che le avevo chiesto. Seppure cercavo di restare impassibile, il mio corpo non sapeva mentire al suo richiamo. Eva si alzò di nuovo, lentamente, gemendo, mentre i miei fianchi si spostavano quasi senza che lo volessi, girando in cerchio, godendo e facendola godere.

«È così bello» sussurrò su di me, scivolando ancora su e giù. «Tu sei tutto quello di cui ho bisogno, Gideon. Tutto ciò che voglio. Tu sei fatto per me.» disse con forza.

«Te lo sei dimenticato» le dissi a denti stretti, le mani serrate contro il poggiatesta, strette fino a fare male per evitare di toccarla.

«Mai. Non potrei mai dimenticare. Tu sei parte di me» disse scuotendo la testa, gli occhi velati dal piacere e dalle lacrime.

«Dimmi perché lo hai baciato.» chiesi di nuovo.

«Non lo so.» sussurrò, poggiando la fronte alla mia. «Oddio, Gideon. Te lo giuro, non lo so.»

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Crossfire – Capitolo 52

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