#FanFiction #ThisMan #AnitaSessa

Quando arrivo al Maniero trovo quel coglione di Micheal comodamente seduto sulla poltrona di fronte alla mia scrivania, in attesa di me. Entro nella stanza, dove John gli sta facendo la guardia, e lo fisso con aria truce. Lui mi scocca un sorrisetto, aggiustandosi la cravatta. Prima che possa sedermi, nell’ufficio entra anche Sarah. Lo sguardo di Micheal si posa su di lei con evidente apprezzamento. Credo che ci siano stati diversi incontri qui al Maniero tra loro due. Probabilmente mentre io mi scopavo Coral e mi mettevo nei casini.

«Micheal, non posso dire che sia un piacere. Soprattutto quando chiami la polizia per chissà quale assurdo motivo» sibilo, accomodandomi al mio poto e facendo di tutto per sfoggiare il mio potere.

«Non serve a molto se a prendere la chiamata è uno dei tuoi affiliati» mi ringhia contro, fingendo una calma che entrambi sappiamo che non prova.

Mentalmente ringrazio Steve, che per quanti problemi è pronto a darmi ogni tanto si rivela anche utile.

«Un uomo deve avere le spalle coperte» mi limito a dirgli, poggiando la schiena alla poltrona e incrociando le mani in grembo.

«E’ stata solo fortuna, Ward. Ma non sarai fortunato per sempre. E io sono un uomo molto tenace» dice con un sorrisetto.

«Micheal, dobbiamo smetterla con questa storia»

Sospiro, stanco. Per tutta risposta Micheal si alza e sbatte la mano a palmo aperto sulla mia scrivania. Sarah sussulta. Io e John restiamo impassibili.

«Coral era mia moglie!» urla, gli occhi fuori dalle orbite per l’ira. «Era mia moglie e tu non avevi il diritto di rovinare il mio matrimonio!»

Lo fisso, gli occhi ridotti a due fessure.

«L’hai portata tu qui, non sono certo venuto io a cercarla. L’hai portata qui perché sei un pervertito figlio di puttana e godevi nel vederla scopare altri uomini. Godevi nel vederla scopare me, nel guardare il mio cazzo scivolarle dentro e farla urlare come tu non avresti mai potuto farle fare»

Il mio ghigno impudente gli fa digrignare i denti. Ma non può replicare. E’ la verità e lui lo sa bene. Mi alzo a mi poggio alla scrivania, arrivando a due centimetri dal suo volto.

«Il problema, Micheal, è che anche Coral godeva. E tanto. Godeva e urlava come una sgualdrina in calore. E voleva solo me. Non voleva più il suo maritino con l’uccello moscio»

Lo sfido. Con lo sguardo, con le parole. E lui non può ribattere. Si tira indietro e mi fissa rabbioso.

«Dov’è mia moglie?» mi chiede, voltandosi e dandomi le spalle.

«Come posso saperlo?» gli dico, allargando le braccia.

«Gli ho tagliato i viveri. Ho bloccato le sue carte di credito, l’auto. Non può muoversi senza che io lo venga a sapere. Eppure mi sfugge. Qualcuno la sta aiutando. E quel qualcuno sei tu» sibila, passandosi una mano nei capelli e tornando a voltarsi verso di me.

Si lascia ricadere sulla poltrona e scuote la testa.

«Ho bisogno di ritrovarla» mormora.

«Non ho la più pallida idea di dove sia. E’ venuta qui, è vero. E’ stata qui due volte. Le ho dato dei soldi per togliermela di torno. Non sono io che devo badare a lei. Sarà in qualche albergo di Londra a spendere il mio denaro»

Con il braccio urto il mouse del mio computer e la foto di Ava mi dà sollievo dallo schermo. E’ stupenda. E’ sempre stupenda. E io dovrei essere con lei ora, non qui a litigare con il marito di una che mi sono scopato. Sospiro pesantemente e mi alzo.

«Fammi il favore, Micheal. Va’ via. Non sei più un socio, ti abbiamo revocato la tessera. Vai ad iscriverti da un’altra parte o a cercare tua moglie o a fare il cazzo che ti pare. Io ho da fare»

Mi alzo e apro la porta, uscendo nel corridoio. Ma quel figlio di puttana decide di seguirmi.

«Hey! Non ho ancora finito con te, Ward!» urla.

«Ma io si!» gli urlo di rimando, senza fermarmi.

«Porca puttana! Fermati!»

Sento i suoi passi affrettarsi dietro di me e mi fermo di scatto. Quasi viene a sbattermi addosso.

«Me la pagherai, Ward. Ti giuro su Dio che me la pagherai!»

Mi avvicino a lui minaccioso, costringendolo ad arretrare fino a toccare il muro.

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Il Lord del Maniero – Capitolo 35 (seconda parte)

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