#FanFiction #ThisMan #AnitaSessa

Sam mi deposita nell’ufficio e mi lascia con John precipitandosi fuori. So benissimo dove sta andando, ma per il momento non ho la forza di reagire e fare lo stesso. Mi fisso il pugno impregnato di sangue. La mano mi trema, ho i nervi a pezzi. Ho bisogno di calmarmi. So come potrei calmarmi. Ma non posso. Ho giurato a me stesso che fino a quando Ava resterà nella mia vita, l’alcool ne starà fuori. E che io sia dannato se le permetterò di uscirne proprio ora. Mi alzo e, ignorando le proteste di John, afferro il cellulare e la chiamo. Ma la chiamata viene rifiutata. Esco dal Maniero e mi infilo in auto. Faccio metà del tragitto prima di mandare un sms a Sam per dirgli che sto per arrivare a casa di Ava e di trattenerla lì. Poi riprovo a chiamare di nuovo Ava. E ancora una volta la mia chiamata viene fermata a metà e non ricevo risposta.

Arrivo e parcheggio con noncuranza in mezzo alla strada, scendendo dall’auto come una furia e non preoccupandomi di null’altro se non di raggiungerla. Mi fiondo contro la sua porta, iniziando a picchiare con tutta la mia forza. Sento dei suoni soffocati provenire dall’interno. Riprendo a picchiare forte, mentre tutto intorno si riempie di auto che suonano il clacson. Un movimento alla finestra cattura la mia attenzione. Ma è solo Kate che guarda in strada. Qualcuno le si avvicina e so che è lei.

«Ava!» urlo, sovrastando il caos in sottofondo.

Picchio ancora contro la porta, senza sosta. Non mi arrendo. Le sagome si allontanano dalla finestra. Sento dei passi che si bloccano davanti alla porta. Chiamo Ava, ma il suo telefono non squilla dall’altra parte della porta.

<<Hey, coglione! Vuoi spostare questa cazzo di macchina?>>

Sento le urla, qualcuno che si avvicina. Ma non gli do retta. Che ci provi ad allontanarmi da questa porta. Poi la porta si apre all’improvviso. Il mio cuore riprende a battere, ma si ferma quando mi accorgo che è solo Kate.

<<Jesse!>> urla, gesticolando. <<Smettila di fare l’idiota e sposta quell’auto!>>

<<Devo vederla, Kate! Devo vederla e devo parlarle. Deve sapere tutto>> le dico con angoscia.

<<Ok, devi vederla. E la vedrai. Ma sposta quella cazzo di auto prima che chiamino la polizia>>

Stringo forte la mascella, serro i pugni e ringhio di frustrazione. Poi, però, obbedisco. Mi volto e mi avvicino a grandi passi alla mia automobile, salendo a bordo e spostandola di poco, giusto lo spazio necessario a far passare le altre auto. Prima di scendere faccio un profondo respiro. Kate non è rientrata, è fuori e si sta avvicinando alla mia auto. Apro la portiera e mi rimetto in piedi, chiudendola e poggiandomici contro. Kate si stringe tra le braccia, di fronte a me.

<<Perché non glielo hai detto, Jesse?>> mi chiede piano.

Sollevo lo sguardo, carico di angoscia, e non riesco a rispondere. Ma la mia espressione deve dirle qualcosa, perché allunga una mano e mi accarezza un braccio in un gesto che vuole essere di conforto.

<<La conosco da tanto, Jesse. E’ ferita. E non sarà facile. Ava è testarda e orgogliosa. Ma credo anche…>> si ferma, mordendosi il labbro prima di continuare <<…io credo che provi qualcosa per te. Vieni dentro e falla ragionare>>

Stringo forte gli occhi. Lei si volta e si incammina e io la seguo, tenendomi leggermente indietro, e sperando che possa avere ragione. Sperando che Ava ricordi di amarmi. Mi fermo fuori dal salotto. Kate mi fa cenno di attendere. Entra e la sento parlare con Ava, ma non riesco ad afferrare il senso delle loro parole. E’ come se non riuscissi a concentrarmi. Dopo qualche minuto ne esce, portandosi dietro Sam. Ed è arrivato il mio momento.

Entro in salotto e la trovo di schiena, con gli occhi fissi fuori dalla finestra. Ho la bocca impastata, la gola secca. Vorrei dirle tutto di getto, ma non ci riesco. Ho bisogno di vederla, di vedere i suoi occhi. Di accertarmi che è qui con me. Mi avvicino, prendendo un profondo respiro.

«Ti prego, guardami, Ava» sussurro e stento a riconoscere la mia voce che trema.

Mi accorgo che deglutisce, ma non si volta.

«Ava, ti prego» la imploro.

Sollevo una mano e le sfioro un braccio. La sua pelle si fa calda, trema.

«Ti prego, non toccarmi»

Quelle parole mi trafiggono come una lama incandescente. Sento male ovunque. La testa mi ricade sul petto. Ava si volta, lo sguardo duro e appannato.

«Perché mi hai portata lì?» mi chiede con rabbia.

«Perché voglio averti con me sempre, non riesco a starti lontano» replico appassionato, guardandola con ardore, amore.

«Be’, farai meglio ad abituartici perché non voglio rivederti mai più» sibila.

Il petto mi si squarcia in due, ma devo resistere. Sapevo che sarebbe stata dura convincerla. Devo solo resistere. La guardo negli occhi e non posso credere che quella che vedo non è la stessa voglia che ho io di rintanarmi nelle sue braccia. Non ha smesso di amarmi. E’ solo rabbia. Solo rabbia.

«Non dici sul serio. Lo so che non dici sul serio» ripeto come una sorta di litania.

«Dico sul serio» ribatte, stringendo gli occhi a fessura e lanciandomi un’occhiata spietata.

Prendo aria, ma non mi basta mai. Aggrotto la fronte, sperando in una ispirazione divina. Ma niente. Non so cosa dire. Non so che fare.

«Non ho mai voluto farti del male» e mormoro piano, sperando che mi creda.

           ❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️

Per continuare il capitolo cliccate qui ⬇️

Il Lord del Maniero – Capitolo 37

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.