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CAPITOLO 13

 

MAYA

Ho raggiunto Melania da circa mezz’ora. I suoi sono ancora a casa e rovistano tra i mobili in cerca di non si sa bene cosa.

«Siamo in ritardissimo. Mel, hai visto per caso le chiavi della macchina?» domanda alla fine sua madre.

«Hai provato nel solito cassetto?»

«Giusto!» risponde suo papà. Dopo alcuni secondi torna con le chiavi in mano e l’espressione vittoriosa stampata sul volto.

«Noi andiamo. Fate le brave…» ci reguardisce la mamma di Mel. Certo che tutte le mamme sono uguali! Sempre preoccupate e ansiose.

Osservo i genitori di Melania e noto che sono proprio belli, lui con il suo Armani comprato a prezzo pieno alla Rinascente e lei con un abito da sera Gucci, verde e sbrilluccicante, che le sarà costato un occhio della testa. Sì, è vero, se lo possono permettere. Lui è un professorone della Cattolica e lei è una manager di una multinazionale; eppure, tranne in queste rare occasioni mondane, sono le persone più affabili e alla mano che io conosca.

Appena la porta si richiude, Melania corre verso l’armadio della sua camera.

«Finalmente se ne sono andati! Non li sopportavo più.»

Tira fuori un involto e lo apre davanti a me.

«Che ne dici? Non sono perfetti?»

«Tu sei pazza! Hai comprato due completi da hip hop identici per stasera?»

Melania si mette a ridere, mentre mi mostra i pantaloni neri con il cavallo bassissimo e le canotte fucsia.

«Ma no, sciocchina! Non ti ricordi più? Ho indossato questo completo per il saggio di danza dello scorso anno. E quest’altro l’ho chiesto in prestito alla mia amica di ballo Giulia, mi sembra che debba avere più o meno la stessa taglia. Provatelo subito, non ci rimane molto tempo per prepararci.»

«Mancano ancora due ore.»

«Sì, ma noi dobbiamo sembrare due gran fighe. E per farlo ci vuole un restauro totale. Per fortuna che io so farci con il trucco.»

Indosso pantaloni e maglietta che, come previsto da Melania, mi calzano a pennello.

«Ora corri in bagno, che devo sistemarti i capelli.»

Rassegnata, mi trascino fino al suo bagno padronale e mi accomodo davanti allo specchio. Mel tira fuori tutto l’armamentario per truccarmi da una borsa gigantesca e mi fa i boccoli con l’arricciacapelli. Dopo mezz’ora di trattamento, non sembro più neanch’io. Mentre lei si sistema allo stesso modo, io continuo a guardarmi incredula allo specchio.

«Ma come hai fatto? Sembro più grande di almeno cinque anni.»

«Te l’ho detto che sono brava» gongola lei soddisfatta. «Muoviamoci, altrimenti faremo tardi.»

Mi lancia addosso una felpa lunga fino ai piedi con il cappuccio.

«Mettiti questa. Lo sai meglio di me che, a una certa ora, basta far vedere un pezzo di pelle per risvegliare i maniaci milanesi.»

Arriviamo nei pressi del locale alle nove meno due minuti e troviamo Alex e Ruben davanti all’ingresso, che passeggiano nervosamente avanti e indietro.

«Eccoci!» urla Melania, agitando le braccia.

Ruben ci corre incontro sollevato.

«Cominciavamo a preoccuparci. Credevamo voleste darci buca» ci confessa. Alex rimane fermo come uno stoccafisso e il suo atteggiamento m’indispone moltissimo. Per fortuna riacquista punti quando, giunte davanti a lui, ci saluta con un pallido sorriso e ci scorta dentro al locale, dove ci investe un’aria calda e soffocante. Così ci togliamo le felpe, rimanendo in top e pantaloni.

«State benissimo…» esclama Ruben sorpreso. Mi giro verso Alex per vedere la sua reazione, ma sembra avere la testa chissà dove.

«Frate, hai visto che schianto?» gli chiede Ruben.

Lui si riscuote e finalmente ritorna in sé. Mi squadra da capo a piedi e leggo nei suoi occhi un baluginio di ammirazione, che subito viene nascosto dalla sua voce dura.

«Ci conviene cercare Marco.»

Che rabbia! Perché da quando l’ho visto cantare ha cambiato completamente atteggiamento verso di me? Perché non si degna di parlarmi?

Ci guardiamo intorno e scorgiamo Marco al bancone. Lo raggiungiamo e ci sorride soddisfatto.

«Eccovi, finalmente. Secondo la mia scaletta vi dovrete esibire tra venti minuti. Nel frattempo posso offrirvi qualcosa da bere?»

«Magari dopo. Credo che le ragazze si debbano scaldare prima dell’esibizione» risponde netto Alex. «Dove possiamo prepararci?»

«Vedete quella porta in fondo a destra? Quello è il mio ufficio. Andate pure lì.»

Ruben prende la mano di Melania e Alex prende la mia. Non mi aspettavo questo gesto, per cui divento subito rossa e ringrazio la mia buona stella che le luci soffuse del locale stanno mascherando la mia reazione.

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