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CAPITOLO 14

ALEX

Il momento della verità è arrivato. Ora saprò davvero quanto valgo. Finora mi sono esibito solo per strada, cercando di emergere tra i rumori del traffico e l’indifferenza della folla. Stasera, invece, c’è gente che ha pagato per entrare qui, persone che amano il rap e che sanno distinguere la merda dall’arte. Devo dare il meglio di me.

 

Credi sia facile qui alzarsi in piedi?

Perché non lo è.

Cercare in alto con gli occhi

qualcosa che non c’è.

Cercare in basso l’aiuto di chi è come te.

 

Mentre canto, lo schifo della mia vita mi passa davanti agli occhi. Da quel tragico pomeriggio di quattro anni fa ho perso tutti i punti di riferimento. Il ricordo di chi ho amato e non c’è più, la voglia di spaccare tutto e lasciarmi andare, la sensazione terribile di essere sconfitto, ancor prima di aver combattuto, mi sovrastano e mi rendono debole.

 

Siamo solo pedine in fila

Non ho un’identità, sono uno

nessuno in mezzo a centomila.

 

Poi i ricordi più belli mi affollano la mente: le ore passate a comporre i miei pezzi, le parole dei poeti del passato che mi indicano la via. Sono loro che mi hanno insegnato che la forza della parola può dar senso anche alle esistenze più insulse. E poi c’è lei, che balla di fianco a me, con una luce negli occhi e una sensualità innata che mi fanno sentire vivo.

Per lei devo dimenticare il passato, devo ritrovare la forza di finire questa canzone.

 

E noi? Che a volte vorremmo

soltanto ripartire da zero

Sì, ripartire da zero.

 

Appena la musica finisce, Marco sale sul palco e abbraccia me e Ruben, facendoci i complimenti. Dice al pubblico che siamo dei ragazzi promettenti, che faremo grandi cose. Le sue parole, così schiette e sincere, mi emozionano. Mi fanno bene, mi inducono a credere nel futuro

Scendiamo dal palco per lasciare il posto ad altri rapper, mentre gli applausi e le urla continuano. Marco parla continuamente, ci dice che siamo stati fantastici, ma io non lo sto più ascoltando. In questo momento sono concentrato a guardare Maya che si asciuga il sudore con la mano e mi rivolge uno dei suoi splendidi sorrisi.

«Sicuro! Mi sembra un’idea fantastica!» commenta Ruben, scuotendomi. Maledizione! Non ho sentito un cazzo. E ora che rispondo?

«Lo so, è una gran gnocca, ma cerca di stare sul pezzo, fratello. Marco ci ha proposto di esibirci nel locale una volta al mese. Una serata dedicata solo a noi» mi ragguaglia veloce Ruben, mentre il nostro uomo si affretta a rispondere al telefono. Quando mette giù, Marco si rivolge direttamente a me.

«Prima mi sembravi pensieroso. C’è qualcosa che non ti convince nella mia proposta?»

«Ma no! Mi pare ottima.»

«Ovviamente l’offerta è valida anche per voi, signorine. Siete state strepitose. Ho apprezzato davvero le vostre doti» continua Marco, rivolgendosi a Melania e Maya con un sorriso sornione.

«Ci piacerebbe, certo…» dice Maya balbettando.

Per toglierla dall’impiccio, la prendo per le spalle e intervengo al suo posto.

«Sì, sono state bravissime, ma temo che non potranno far parte del pacchetto. Stasera sono venute qui solo per farci un favore. Troveremo altre ballerine all’altezza.»

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