Sette Blog per Un Autore: Roberto Monti

 

Readers l’ospite di questa settimana, per l’iniziativa Sette blog per Un autore, ideata dal blog Gli occhi del lupo, è Roberto Monti!

 

 

Titolo: Un calice col morto

Autore: Roberto Monti

Data di pubblicazione: 16 settembre 2021

Editore: Horti di Giano

Genere: Giallo

Pagine: 160

Link Amazon: https://www.amazon.it/calice-col-morto-Roberto-Monti/dp/B09GJMBH3G/ref

 

Trama

Un calice col morto è il terzo romanzo di Roberto Monti, un giallo ambientato nell’Oltrepò pavese, in un piccolo paese che è anche una comunità i cui abitanti si sostengono l’un l’altro e per questo l’economia dell’intero borgo dipende da tutti. Un’azienda vinicola è il fulcro di questa micro economia e la festa annuale del paese è il culmine del lavoro di un anno. Ma un omicidio rompe gli equilibri e dalle indagini del commissario Tortoriello emerge subito un’intricata rete di dissapori fra i compaesani. Un giallo avvincente, nello stile dell’autore che ci ha abituati a stupirci con la complessità della serie “I delitti di Tap Town”. Un intreccio agreste che ruota attorno al vino, dove l’assassino può indossare i panni di chiunque e gli scheletri sono ben nascosti nell’armadio. Si sa, sono tanti i luoghi in cui può avvenire l’impensabile, ma la penombra delle luci notturne come l’oscurità della notte sanno sempre fare la differenza.

 


 

Intervista Autore

 

1) Chi è Roberto Monti? Raccontaci qualcosa di te.
Chi è Roberto Monti? Bella domanda! Sono marito, padre, figlio, amico, collega… e un’infinità di altri me che mi definiscono. Mi piace pensare di essere un uomo a cui piace camminare sia in senso fisico che metaforico. Ho la passione per le orchidee, per il cinema e per il rap.

 

 

2) Come è nata la tua passione per la lettura? E quella per la scrittura?
La passione della lettura è nata da piccolo, anche se la vivo alternando periodi in cui leggo molto ad altri in cui proprio non voglio saperne.
Quella per la scrittura, invece, l’ho sempre avuta. Dopo l’uscita di Un calice col morto, ho ricevuto la telefonata della mia maestra d’italiano delle elementari. Erano anni che non la sentivo. Mi ha fatto i complimenti e mi ha ricordato che sin da piccolo mi piaceva comporre poesie.
Di certo la musica rap mi ha dato la possibilità di approcciarmi al mondo della parola, consentendomi di coglierne il valore e la potenza. Diciamo che ha incanalato al meglio la mia voglia di inventare storie e mi ha dato un ritmo su cui scrivere. La musicalità delle frasi è per me infatti una continua ricerca.

 

 

 

3) Quanto tempo dedichi alla scrittura?
Attualmente non saprei quantificarlo. Vivo momenti in cui non scrivo per nulla, se non sul mio profilo Instagram Roberto Monti Autore. Poi quando arrivo in prossimità della data della consegna della prima bozza, non passa sera senza che io dedichi due o più ore ai miei libri. Prima però non era così. Ricordo che quando decisi di provare a scrivere seriamente, mi sedevo davanti al computer tutte le sere. A quel tempo abitavo da solo e non mi muovevo dalla scrivania fino a quando non avevo scritto qualcosa di sensato.
Ora scrivo quando serve. Un po’ mi manca quel periodo in cui vedevo il gioco della scrittura come generato dall’ispirazione. Ma i tempi cambiano e crescendo ho imparato che è più metodo che ispirazione.

 

 

4) Quando scrivi solitamente preferisci il silenzio assoluto?
Il silenzio facilita molto il tutto, è per questo che ormai, avendo famiglia, mi dedico a questo lavoro dopo la mezzanotte.

 

 

5) I tuoi romanzi hanno delle colonne sonore?
No. Leggere è un atto d’intimità con sé stessi e il silenzio deve essere la colonna sonora che l’autore consegna insieme al libro. Poi, sta al lettore decidere se leggerlo in silenzio oppure sparandosi a palla Wagner o i Wu Thang.

 

 

6) Qual è il tuo autore e libro preferito?
Mi dispiace, ma a questa domanda non posso e non voglio rispondere. Dirti un nome e un titolo sarebbe mancare di rispetto ai miei colleghi scrittori (Ride). Scherzi a parte, non saprei proprio dirti un nome e un titolo con assoluta precisione. Mi piace Stefano Benni e ultimamente sto leggendo molti Simenon. Leggo un po’ di tutto, per anni ho sfogliato solo biografie e autobiografie. In altri momenti ho letto saggi filosofici. Vado a periodi.

 

 

7) Se potresti cambiare qualcosa della storia ormai pubblicata, lo faresti?
No, non lo farei. Forse in passato, mi sarei soffermato a riflettere sul libro ormai pubblicato, cercando cosa potessi cambiare o alterare. Ma oggi non più.
Chiudo un libro e ne apro un altro. Questo l’ho imparato da poco, esattamente quando ho cominciato a scrivere Un calice col morto il giorno dopo aver messo l’ultimo punto sull’ultima revisione di Blood Red Paint. Una volta pubblicato è andato. Non mi appartiene più, ormai è affar di altri.

 

 

8) Ti sei ispirato a qualcuno per la descrizione fisica/caratteriale dei tuoi personaggi?
Ispirato nella sua totalità a qualcuno, no. Ho preso vari elementi da più persone diverse per creare i singoli personaggi. Adesso però che mi ci fai pensare, per Beatris Santos, almeno per l’aspetto fisico, credo di aver attinto
molto da Carmen San Diego. Adoro la mente umana e le sue imprevedibili connessioni.

 

 

9) Che consiglio daresti a chi vuole pubblicare il suo primo libro?
Senza ombra di dubbio di non avere fretta. Si deve fare un passo alla volta, partendo dallo scrivere racconti per comprendere le regole del gioco. Solo dopo approcciarsi alla struttura di un romanzo. Almeno, per me è stato così.

 

 

10) È il momento dello Spot Time. Perché i lettori dovrebbero acquistare questo romanzo?
Un Calice col morto è un giallo chiuso, dove tutti i personaggi sono presentati nel primo capitolo e fra di loro si nasconde il colpevole. Perché leggerlo?
Dipende dal lettore e se ha il coraggio di accettare la sfida che consiste nello smascherare il colpevole prima del commissario Tortoriello.

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