Sette Blog per Un Autore: Susanna Trippa

Readers l’ospite di questa settimana per l’iniziativa Sette blog per Un autore ideata dal blog Gli occhi del lupo, è Susanna Trippa!

 

Titolo: Come cambia lo sguardo

Autore: Susanna Trippa

Data di pubblicazione: 06 maggio 2019

Editore: Curcio Editore

Genere: Narrativa, Autobiografia

Pagine: 260 circa

Formato: Carataceo 7,66€

Link Amazon

Trama

«Il corpo principale del libro “Come cambia lo sguardo” è la narrazione dei miei primi trent’anni di vita. E io chi sono? Una persona già nota al pubblico? Con una certa visibilità? No. Sono una persona qualsiasi, una donna in questo caso, che si è trovata a rievocare, con spontaneità e gioia della memoria, momenti della propria vita e intanto, nello scrivere, si accorgeva che questi coincidevano con passaggi epocali soggetti a forti cambiamenti di sguardo. Dai primi anni Cinquanta – quasi un dopoguerra – quand’ancora a Bologna, negli inverni freddi, sentivo odore di frittelle impastate con farina di castagne e cotte per strada, le “mistocchine”, fino ad arrivare al marzo del ’77 ― Radio Alice e gli Anni di piombo come una nube scura… infine l’approdo a Bergamo e all’età adulta. In mezzo, riaprendo i cassettini della memoria, stanno l’ubriacatura del miracolo economico, il Sessantotto e quanto poi ne derivò. Un percorso di vita in quegli anni, da bambina a donna, in cui cambia lo sguardo».

 


 

Intervista Autore

1) Chi è Susanna Trippa? Raccontaci qualcosa su di te.
Mi chiamo Susanna Trippa e sono nata a Bologna, dove sono rimasta fino ai venticinque anni. Di quel periodo della mia vita ho scritto nel mio romanzo autobiografico Come cambia lo sguardo – Gli inganni del Sessantotto.
Anni Cinquanta: quasi un dopoguerra. Gli inverni freddi con i mucchi di neve alti ai lati delle vie, i giorni che si succedevano con l’essenziale… non certo con tutto il superfluo di adesso, che stordisce. Le poche cose della mia infanzia, che però contavano tanto. E davvero a me pareva di avere tanto, anche se è niente a paragone
di quanto hanno ora i bambini. Ti dicevano: “Fanne conto!”. E noi ne facevamo conto. Le elementari, i giochi, l’amica del cuore, i primi libri, i primi film, la villeggiatura. Poi arrivarono gli anni Sessanta e il boom economico. E insieme a quello, la mia adolescenza. Tutto quanto stordiva come le bollicine dello champagne, a cui non si era certo abituati. Né io né i miei genitori sapevamo come prendere tutti quei cambiamenti; e così penso accadde a tanti altri.
Divario generazionale unito a uno stravolgimento epocale della società.
Più tardi e ancora di più, il Sessantotto, appena uscita dal liceo, e l’autunno caldo degli operai e il Movimento e le manifestazioni, ed eskimo e sciarpe rosse ad invadere i portici della zona universitaria.
I dubbi politici, le sofferenze d’amore. La scoperta dell’Arte, attraverso gli occhi e le parole di un insegnante meraviglioso. I viaggi… l’Oriente. E poi gli anni di piombo, gli anni bui. Piazza Maggiore, a Bologna, guardata come in un cannocchiale all’incontrario, mentre abbandonavo lei e gli sfattoni a calciar lattine ossessivamente e sempre a chiedere: «Hai cento lire?».
A Bergamo infine, con il moroso di allora – marito per tanti anni a venire – sarebbe iniziata la stagione del lavoro, addirittura due in breve tempo, e dei figli.
Insomma, era arrivata per me l’epoca della vita in cui si produce, in cui molto ci si radica nella materia, perché ci vuole anche questo. Ma poi qualcosa si ruppe… e arrivò la Scrittura a tenermi per mano, quando mi sono separata, insieme alla casa in collina dove andai ad abitare più di vent’anni fa, e dove tuttora vivo. CasaLuet in Val Cavallina, sempre in provincia di Bergamo, che ha dato il nome al mio primo libro I racconti di CasaLuet.

 

2) Come è nata la tua passione per la lettura? E quella per la scrittura?
Per quanto riguarda la lettura ricordo un mattino, quando non andavo ancora alla scuola elementare, sul tavolo era appoggiato il quotidiano locale di Bologna, Il Resto del Carlino, e io interrogavo le pagine, e su quelle… i segni misteriosi che desideravo tanto decifrare. Andai poi a scuola, desiderando soprattutto imparare a leggere. Il mio primo libro fu Senza famiglia, che mi portò la Befana un gelido sei di gennaio.
Quanti da allora… Chi ama leggere non si sente mai solo, se ha un libro con sé.
Anche la mia passione per la scrittura ha un’origine lontana. Da bambina leggevo già molto dunque, e il mio libro preferito fu Piccole donne di L. Alcott, letto e riletto.
M’immedesimavo nella storia, soprattutto nella figura di Jo, che si rifugiava in soffitta a scrivere, e intanto mangiava mele. L’amore per la scrittura mi ha accompagnato sotterranea nel corso della mia vita, per riemergere poi e prendermi per mano più di vent’anni fa in un periodo di mio grande mutamento. Ho iniziato a
scrivere davvero allora, quando mi sono separata e sono andata a vivere in collina. La scrittura era sempre stata “sotto”. Ha dato il nome al mio primo libro pubblicato, I racconti di CasaLuet. CasaLuet, la casa dove vivo ed è raffigurata sulla copertina del libro.

 

3) Quanto tempo dedichi alla scrittura durante il giorno?
Dipende dai periodi… da quello che sto scrivendo… se sono nella prima fase quando si scrive di getto – qualche ora e meglio al mattino – oppure in fase di revisione o documentazione anche di più, e non ha importanza se mattino o pomeriggio.

 

4) Quando scrivi solitamente preferisci il silenzio assoluto?
Dipende… O niente, anche se la musica mi piace molto, oppure un sottofondo rilassante. Ma è anche capitato, mentre scrivevo, di lanciarmi nell’ascolto di ballate irlandesi o gipsy scatenate.

 

5) I tuoi romanzi hanno delle colonne sonore?
Il mio romanzo Come cambia lo sguardo – Gli inganni del Sessantotto, essendo autobiografico, ha la colonna sonora della musica che ascoltavo da bambina e soprattutto poi da adolescente e da ragazza. La musica è sempre stata molto importante per me.

 

6) Qual è il tuo autore e il tuo libro preferito?
Lev Tolstoj è il mio grande amore letterario. Adoro come scrive… prendiamo per esempio l’incipit di Anna Karenina – il mio preferito – fin dalla prima riga ci ha calati nella situazione. E le descrizioni della natura poi… la Natura che diventa specchio delle emozioni dei personaggi. Poi stimo moltissimo le sue idee: un convinto pacifista proprio perché ha combattuto, ha provato la guerra, e la descrive benissimo.

 

7) Se potessi cambiare qualcosa della storia ormai pubblicata, lo faresti? Se sì, perché? (Raccontacelo nei limiti dello spoiler)
Il romanzo autobiografico Come cambia lo sguardo è composto da due parti molto diverse tra loro. Una parte “spontanea”, parla di me bambina e si sviluppa fino a me trentenne. Va dagli anni Cinquanta alla fine degli anni Settanta, gli anni “di piombo”, con dei periodi storici che mutano profondamente, e sono contemporanei a quella che è la formazione da bambina a donna. È una narrazione non studiata a tavolino, assolutamente no. Ho lasciato che liberamente si aprissero i cassetti della memoria e ho scritto.
Quando ho riletto il manoscritto, ho visto che sotto sotto c’era questa parte, molto più razionale, di collegamento tra quelle che potevano essere le responsabilità del Sessantotto di allora con gli accadimenti attuali. E quelle sono le Riflessioni iniziali che ho scritto in seguito, prima però degli avvenimenti degli ultimi tre anni, dominati dalla “pandemia” per intenderci, e con il presente minacciato da nuove paure e dettami che arrivano dall’alto e non certo da esigenze dei popoli. Alla luce di tali “novità” che ci svelano molte più trappole ancora, rispetto a quelle che già avevo individuato, le mie Riflessioni si potrebbero ampliare.

 

8) Ti sei ispirato a qualcuno per la descrizione fisica/caratteriale del tuo/dei tuoi personaggio/i?
Trattandosi di un romanzo autobiografico, i personaggi riproducono le caratteristiche di persone reali, naturalmente ritratte dal mio “sguardo” personale.

 

9) Che consiglio daresti a chi vorrebbe pubblicare il suo primo libro?
Consiglierei di avvicinarsi alla scrittura in punta di piedi, con rispetto e umiltà. È difficile scrivere bene. Come per le altre forme di creatività, è un dono che si apra quel portale a cui accedere. C’è la prima fase della stesura di getto, ma poi – con davvero grande umiltà – occorre farne seguire un’altra, quella dell’attenta revisione senza stancarsi di perfezionare. Molto importante è anche il momento della documentazione, che non può mancare. A tale proposito, consiglio On writing – Autobiografia di un mestiere di S. King, che ho trovato molto utile.
Poi, per pubblicarlo, non ho consigli da dare se non di presentare un testo revisionato al meglio delle proprie possibilità, e cercare pazientemente una casa editrice. Non è facile anche perché, in Italia perlomeno, mi dicono che ci sono più scrittori che lettori.

 

 

10) È il momento dello “Spot Time”. Perché i lettori dovrebbero acquistare questo romanzo?
Tutta la parte autobiografica – che poi è la gran parte del libro – mi è stato detto da più persone che “si legge d’un fiato”. È un racconto di formazione – da bambina a donna – in periodi storici che hanno galoppato nei cambiamenti. E anche conoscere quel periodo storico – dagli anni Cinquanta ai Settanta – può essere interessante.
Queste mi paiono le motivazioni principali per invitare a leggerlo. In più, le Riflessioni iniziali rappresentano un mio piccolo contributo per aiutare a riconoscere le “trappole”, purtroppo sempre sul nostro cammino, nella storia del passato e del momento presente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.