Blog Tour “Fuoco spento” di Silvia Messina

 

Readers oggi il blog partecipa al Blog Tour dedicato a Fuoco Spento di Silvia Messina, uscito lo scorso 23 novembre 2022 per Algra Editore.

 

 

Titolo: Fuoco spento

Autore: Silvia Messina

Data di pubblicazione: 23 novembre 2022

Editore: Algra Editore

Genere: Narrativa, Formazione

Pagine: 180 circa

Formato: Cartaceo 14€

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Trama

In piena notte le forze dell’ordine fanno irruzione a casa del giovane Luca e arrestano suo padre. Da quel giorno la vita del diciottenne viene stravolta: gli amici, la ragazza, la scuola, lo sport. Tutto è perduto, o così sembra. Grazie all’amicizia con il parroco del quartiere, Luca riacquista fiducia e coraggio, finché un nuovo ostacolo lo costringe a rimettere tutto in gioco, ancora una volta.

 

 

 

Fuoco spento” di Silvia Messina è un viaggio nella vita di Luca, un ragazzo che si ritrova, all’improvviso, a fare i conti con le conseguenze di una situazione drammatica. Il padre viene arrestato e, da quel momento in poi, nulla sarà più come prima per lui né a casa, né tra gli amici, né con la fidanzata. La sua vita è un castello di carte che sta crollando… L’unico a restargli costantemente vicino è il parroco del quartiere, figura di riferimento per lui che cercherà di riportarlo più volte sulla retta via. Fino al successivo, ennesimo imprevisto.
Fuoco spento” è un romanzo di formazione, che racconta gli inciampi e le risalite di un personaggio non sempre nel giusto, ma di certo sempre vero. Nel bene e nel male.
Riportiamo qui di seguito un estratto per voi lettori.

Luca rimase a cena a casa di Barbara. Non era mai successo prima. Ma quella sera, mentre la piccola Noemi gli riempiva la testa di racconti dei suoi nuovi amici scout, si ritrovò con un piatto di pasta davanti agli occhi e nulla gli era apparso più naturale che restare seduto a quel tavolo. Poi, messa a dormire Noemi, si ritrovarono loro due soli in camera da letto.
A bassa voce ripetevano i gesti e le frasi più imbarazzanti che la donna si era sentita rivolgere dai clienti.
Molti, a dire di Barbara, ci avevano provato, chi in modo garbato, chi apertamente, soprattutto gli anziani.
«Ma non sei un po’geloso dei miei clienti?». Barbara era stesa prona sul letto accanto a Luca, la spalla nuda emergeva da sotto
le lenzuola, rigata solo dalla bretellina sottile di pizzo nero.
«Più sono vecchi e più sono sfacciati. A volte dicono cose che… mi vergogno per loro» continuò, stuzzicando con le dita la peluria sottile sul petto di Luca.
Lui ascoltava appoggiato alla testiera del letto. Le solleticò la schiena.
«E tu non li provochi un po’? Stai sempre con le tette di fuori». Luca incrociò le braccia facendo il broncio.
«Sono belle, perché dovrei nasconderle?». Barbara si mise a sedere. «Mi pare che anche a te piace guardarle».
Rise e saltò giù dal letto.
«Dove vai?» chiese Luca, sorpreso.
«Aspetta un attimo».
Barbara prese dall’armadio un vecchio cappello di paglia.
«Ieri è tornato l’avvocato che mi aveva ricoperto l’auto di petali di fiori. Ti ricordi? È stato un mese fa».
«Mi hai detto che si sono affacciati tutti a vedere questa scena».
«Infatti. Non mi sono mai vergognata tanto. Ma ieri è entrato in negozio recitando poesie d’amore».
Barbara si piazzò il cappello in testa e cominciò a camminare per la stanza a piedi nudi, lanciando fiori immaginari tutt’intorno.
«Oh, mia dolce Barbara». Trattenne una risata poi continuò seria. «Sei splendente come un cielo stellato, la tua bocca è un bocciolo da… boh non mi ricordo… ah, forse aprire… solo con i baci e una promessa di vita insieme».
Abbozzò un inchino agitando davanti a sé il vecchio cappello di paglia prima di raggiungere Luca.
«Quindi tu saresti un bocciolo. Direi più un bel melone maturo tondo e succoso» rise Luca, stringendola per i fianchi.
Rise anche quando vide Barbara prendere un guanciale e sollevarlo per aria.
«Attento tu! Potrei sempre accettare la proposta dell’avvocato». Luca parò le braccia davanti al viso appena in tempo prima di essere raggiunto dal cuscino. Anche Barbara gli si buttò sopra, solleticandolo ovunque. Insieme si rotolarono sul letto, aggrovigliando le lenzuola, rischiando più volte di cadere. Poi Barbara esausta si fermò. Luca riprese fiato.
«Non dovresti lasciarti sfuggire l’occasione di trovare un marito ricco, o con una bella pensione».
Il tono di Luca si era improvvisamente fatto serio. Barbara si staccò da lui e lo guardò incredula.
«Stai scherzando vero?». Luca aggrottò la fronte.
«Non saresti la prima a sposare un vecchio, meglio se malandato di salute. Hai una figlia a cui pensare».
Si sollevò e sistemò il cuscino dietro le spalle. Barbara si mise seduta sul letto.
«Mi spaventi, tratti l’amore come fosse un contratto, un accordo di affari».
«Tu credi all’amore? No, tu credi alle favole, come Noemi.
Anche lei sarà un’infelice».
«Basta! Smettila di dire stronzate». Barbara serrò le lenzuola tra le mani, poi si rivolse a Luca con un sorriso dolce. «Tutti hanno bisogno di sentirsi amati, tutti, anche tu, solo che questo ti spaventa».
Fece per accarezzare il volto di Luca, ma lui le bloccò il braccio.
«Io credo solo nei soldi e nel sesso, tanto e fatto bene. Non pretendere altro da me».
La leggerezza scomparve dal viso di Barbara, gli occhi bassi, lo sguardo perso tra le pieghe delle lenzuola.
Luca le lasciò il polso che cadde molle sul letto. Rimase immobile a guardare le sue spalle nude scosse da singhiozzi muti, incapace anche solo di pronunciare il suo nome per riportarla al presente.
Chiuse gli occhi, sperò di trattenere la voglia di fumare. Le sigarette erano sul comodino accanto a Barbara, ma non si mosse, non avrebbe resistito a sfiorare quella pelle morbida che sapeva di mandorle. Il letto dondolò. Lei non era più lì.
Sentì l’acqua scorrere in cucina. Lasciò che Barbara trovasse da sola il senso di quel momento. Poi la raggiunse.
Stava seduta al tavolo. In mano un bicchiere vuoto, di cui fissava il fondo trasparente.
Luca tirò fuori dal frigo gli avanzi della cena. Un solo piatto in mezzo a loro e due posate.
Barbara allungò il braccio andando oltre il cibo, oltre lo spazio che la separava da lui, ma non trovò le sue dita.
Stringevano la forchetta, i rebbi vuoti, sbarre a sigillare le labbra.

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