Capitolo 9
“Buon diciottesimo compleanno, tesoro!”
Sollevai una palpebra per abituarmi a quell’inondazione improvvisa di luce e, quando ne fui investita, cominciai a starnutire per quei raggi di sole che mi trafiggevano la pupilla.
Disperata, sollevai anche l’altra.
A fissarmi c’erano due grandi iridi castane spalancate per la gioia incontenibile di quel momento. Delle labbra screpolate dalla brezza del mattino erano disposte a forma di sorriso, uno di quelli che raramente compare sul volto e quando accade non si riesce a non notarlo.
Rimasi a fissare mia madre per alcuni secondi.
Era bellissima.
Non aveva un naso affilato, dei denti ben curati o una corporatura snella.
Era bellissima perché era mia madre.
Era bellissima perché sapeva di duro lavoro in campagna, di terra umida e di olive.
Era bellissima, in realtà, perché l’amavo così tanto da non essere riuscita mai a dirglielo.
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