#FanFiction #CinquantaSfumaturediMrGrey #ThisMan #AnitaSessa

L’indomani mattina mi sveglio presto. Ho una colazione di lavoro, una montagna di cose da fare in ufficio e io e Ros dobbiamo anche andare e tornare da Vancouver per un problema di finanziamento all’Università. Sono certo che non ci può essere nessun problema di finanziamento quando sono io a finanziare. Ma devo accertarmi di persona che quella massa di incompetenti riescano per una volta a fare il proprio lavoro ed imparino per la prossima. Mi infilo sotto la doccia e mi rilasso per qualche minuto. Ho i muscoli leggermente indolenziti a causa dello stress e della tensione accumulata nelle ultime settimane. Ora le cose stanno andando lentamente ognuna al proprio posto. Sorrido, mentre mi sfrego il bagnoschiuma sulla pelle, nel ripensare alla serata di ieri, al nostro gioco erotico e a tutto quello che è successo qui all’Escala. Dal garage al letto. Sospiro forte. Ho già di nuovo voglia di lei. E se non dovessi andare in quello stramaledetto ufficio, probabilmente riprenderei la maratona di sesso da dove l’abbiamo interrotta stanotte. Quando esco dalla doccia mi asciugo frettolosamente i capelli e poi mi avvolgo un asciugamano attorno ai fianchi. Entro nella cabina armadio e scelgo un completo blu. Con cura mi vesto, stando attento ad ogni dettaglio. Quando finalmente sono pronto torno in camera. Anastasia dorme profondamente e quasi mi dispiace svegliarla per salutarla. Ma non esiste che io vada via senza dimostrarle quanto la ami. Mi chino su di lei, baciandole la pelle appena dietro l’orecchio.
«Devo andare, piccola.» le sussurro, dandole un secondo bacio.
La sento rabbrividire e le sue palpebre si spalancano di colpo. Si gira di scatto verso di me, assonnata, mentre mi rialzo e la guardo con un sorrisetto sfrontato. So che nonostante sia mezza addormentata sta praticamente sbavando. E’ lo stesso effetto che lei fa a me. Sempre.
«Che ore sono?» chiede in ansia.
«Non allarmarti. Ho una colazione di lavoro» le dico rassicurandola. Mi chino di nuovo su di lei, strofinando il mio naso contro il suo e respirando l’odore di Anastasia, sonno e sesso.
Lei fa lo stesso con me.
«Hai un buon profumo» mormora, mentre si stiracchia mettendo in mostra uno dei suoi seni candidi che sfugge da sotto la lenzuolo.
Allunga le braccia e me le avvolge attorno al collo.
«Non andare» piagnucola come una bambina, mettendo il broncio.
La guardo piegando la testa di lato, con un sopracciglio alzato.
«Miss Steele, stai cercando di trattenere un uomo dall’andare a svolgere la sua onesta giornata di lavoro?» chiedo con un sorrisetto.
Sbadiglia e annuisce pigramente. La guardo ammirandola sul serio e le sorrido, felice che mi desideri così tanto da volermi sempre con sé.
«Per quanto tu sia una vera tentazione, devo andare» le dico solennemente.
Poi mi chino sulla sua bocca e la bacio lentamente, profondamente. Prima che questo bacio mi dia alla testa sono però costretto ad alzarmi.
«A più tardi, piccola» le dico, facendole l’occhiolino e sparendo dalla stanza prima che i miei buoni propositi e la mia fitta giornata di lavoro vadano a farsi fottere.
Sono in perfetto orario quando raggiungo Ros e il team di Barney per fare colazione. Discutiamo del nuovo sistema di sicurezza, dei miglioramenti che sono stati prontamente effettuati sul primo modello e di una eventuale prova in azienda da effettuare nel massimo riserbo per testare le potenzialità e la reale efficacia del sistema. Quando toniamo in ufficio sono pienamente soddisfatto di come stanno andando le cose. Poi mi ricordo che oggi arriva anche quel figlio di puttana del fotografo. Ed ecco che il mio umore scende in picchiata. Ho già predisposto tutto per il suo arrivo. Starà nella vecchia camera di Anastasia. O meglio quella che non è mai stata di Anastasia. Ma solo delle altre. Aggrotto la fronte. ‘Lascia perdere, Grey. Lascia stare il tuo passato. Sii egoista e goditi tutto il tempo che hai ancora davanti’. Bè…in effetti ripensando al mio appartamento mi vengono in mente un sacco di altre cose. D’istinto afferro il BlackBerry e le invio una mail.


Da: Christian Grey
A: Anastasia Steele
Data: 17 giugno 2011 08.59
Oggetto: Superfici
Ho calcolato che ci sono almeno trenta superfici da provare. Non vedo l’ora di  sperimentarle tutte, una per una. Poi ci sono i pavimenti, le pareti. E non  dimentichiamo il terrazzo. Dopodiché c’è il mio ufficio…Mi manchi. X
Christian Grey
Amministratore delegato priapeo, Grey Enterprises Holdings Inc.


Sorrido al mio telefono nel ripensarla piccola,assonnata e implorante. Entro nell’ascensore e mi dirigo in garage, dove Ros già mi aspetta insieme a Taylor per andare a prendere Charlie Tango e volare sino a Vancouver. La sua risposta non tarda ad arrivare.


Da: Anastasia Steele
A: Christian Grey
Data: 17 giugno 2011 09.03
Oggetto: Romantica?
Mr Grey,
hai una sola cosa in testa. Mi sei mancato a colazione. Ma Mrs Jones è stata molto premurosa.
A X


Aggrotto la fronte davanti a quella piccola informazione volutamente provocatoria. Mi tocco la giacca, proprio sopra al cuore, sentendola piccola scatolina sotto il palmo. Non me ne separo mai. E muoio dalla curiosità di sapere cosa ci sia dentro. Ora anche questo? E’ di sicuro qualcosa per il mio compleanno. Cosa stai architettando, Anastasia?


Da: Christian Grey
A: Anastasia Steele
Data: 17 giugno 2011 09.07
Oggetto: Intrigato
In cosa sarebbe stata premurosa Mrs Jones? Che cosa stai combinando, Miss Steele?
Christian Grey
Amministratore delegato curioso, Grey Enterprises Holdings Inc.


Sospiro, mentre entro in auto insieme a Ros intenta a chiacchierare a telefono con uno dei nostri clienti. Ho vaghi ricordi del mio compleanno. Dei primi compleanni, intendo. Quelli a casa Grey me li ricordo. Erano giorni felici, certo, dove venivo riempito di regali, di affetto. Ma per me non c’erano mai voli in aria, come per Elliot. Non c’erano gli abbracci di mamma, non c’erano feste con tanti bambini che giocavano insieme. Grace ci ha provato qualche volta. Ma finivo per picchiarli. Era una sofferenza per me e per loro. Alla fine, per il mio bene, e soprattutto per quello dei miei compagni di classe, ci siamo limitati alle feste intime di famiglia. Dei primi quattro anni della mia vita ricordo invece una torta al cioccolato. Non ho in mente la torta vera e proprio. Ma il profumo lo ricordo distintamente. E poi niente. Forse solo il viso di Ella che mi regala uno dei rari sorrisi che le ho visto nel breve lasso di tempo che abbiamo passato insieme. Ma poi la sera arrivava sempre lui. E il mio regalo non era di certo come quello degli altri bambini. E le candeline non ero io a spegnerle.Stringo gli occhi, massaggiandomi la tempia. Il BlackBerry vibra, distraendomi. Ana. Sempre la mia ancora di salvezza.


Da:Anastasia Steele
A: Christian Grey
Data: 17 giugno 2011 09.10
Oggetto: È un segreto…
Aspetta e vedrai. È una sorpresa. Devo lavorare… Lasciami in pace. Ti amo.
A X
Sbuffo, attirando l’attenzione di Ros.
          ❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️
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Cinquanta sfumature di Mr Grey – Capitolo 45 (terza parte)
Quando John mi ha chiamato per dirmi che Ava era salita a bordo del furgone di Kate ho pensato che la stesse semplicemente accompagnando a fare una consegna. Poi, però, quando mi ha detto che Sarah l’aveva sentita parlare al telefono con qualcuno dicendo che sarebbe passata a prendere la sua roba, quando mi ha detto dove si erano fermate e che Ava era scesa da sola dall’auto, qualcosa è scattato dentro di me. Conoscevo quell’indirizzo a Notting Hill. E lo conoscevo perché avevo fatto fare ricerche su Ava da John. E lei abitava lì prima di trasferirsi da Kate. E ci abitava con Matt.
Furibondo salgo sulla mia auto, insieme con Sam che mi ha bloccato nella hall notando la mia espressione truce, e sfreccio in direzione dell’appartamento del suo ex ragazzo. Le avevo detto che non avrebbe dovuto andarci. Ma lei, ovviamente, non poteva starmi a sentire per una volta.
<<Jesse, non perdere la testa, ok? E’ andata solo a prendere le sue cose>> mi dice, in tono rassicurante.
Come se potesse esistere qualcosa che in questo momento possa rassicurarmi.
<<Le avevo espressamente vietato di farlo, porco Giuda!>> ringhio, furibondo.
Schiaccio il piede sull’acceleratore, portando la macchina al massimo della velocità. Sam non si scompone. E’ abituato alla mia guida. Mi bastano 15 minuti per raggiungere l’appartamento. Quando arrivo, inchiodo l’auto a bordo strada e scendo come una furia. Con la coda dell’occhio noto Kate scendere accanto al portellone posteriore del furgone avvicinarsi a Sam. Ma non ho tempo per questo. Mi infilo in casa e salgo le scale come una furia.
«Ava!» urlo nelle scale.
La raggiungo poco dopo, varcando la porta dell’appartamento dal quale ho sentito voci indistinte. Ava sta tentando di prendere uno scatolone dal pavimento, mentre quell’essere arrogante le sta dietro. Troppo vicino e con un sorriso troppo beffardo.
La fisso negli occhi, mentre il fuoco della gelosia mi dilania l’anima.
«Cosa CAZZO ci fai qui?» urlo.
Ava trattiene il fiato, quasi trema. Resta in silenzio, senza avere neppure il coraggio di spiegarsi.
«Rispondimi!» urlo ancora, più forte, facendola sobbalzare.
Sento lo sguardo del suo ex ragazzo addosso, ma non me importa.
«Te l’avevo detto, cazzo, di non chiamarlo, di non venire qui! Avevo detto che l’avrebbe fatto John!» urlo, agitando le braccia in aria. «Vai in macchina, cazzo» sibilo.
Un risolino. Un risolino è tutto quello che mi serve per accendere la miccia della mia rabbia. E sfugge dalle labbra di quello stronzetto appoggiato alla parete. Sta fissando Ava compiaciuto. Lei è furibonda, ma prende lo scatolone e lascia la stanza senza dire nulla.
Guardo il coglione, che si stacca dal muro e infila le mani in tasca, avvicinandosi di qualche passo.
«Ci siamo baciati» dice con un’aria da gradasso.
Ma l’aria da gradasso gli resta davvero poco sul viso, sostituita dalle mie dita chiuse a pugno. Geme, barcollando e cadendo all’indietro. Stringo forte il pugno, poi decido che non ne vale la pena. Conosco Ava. E so che sta pensando di scappare in questo momento.
<<Fottiti>> gli sputo contro mentre esco dall’appartamento di corsa.
Quando esco sulle scale esterne sono tutti lì, compreso John. Proprio l’uomo che mi serve.
«John!» grido «Metti la roba di questa qua nella Range Rover»
Agito la mano con cui ho colpito Matt, che è quella che mi sono fracassato contro il finestrino e che aveva appena cominciato a guarire. Ava mi guarda in apprensione. Ma poi l’apprensione l’ascia il posto alla furia cieca.
«Lascia stare John!» urla, senza smettere di guardare me. «Non andrò con lui. Kate, su» dice, avvicinandosi al lato passeggero del furgone.
Kate fa un solo passo in avanti, ma Sam la blocca mentre io continuo ad avanzare. Lei lo guarda e lui scuote la testa, sconsigliandole di continuare la sua avanzata.
«Prendi le borse, John!» ripeto.
«Lasciale stare!» urla lei di rimando.
John sbuffa, esasperato e mi guarda in attesa di istruzioni. Sollevo impercettibilmente un sopracciglio e lui inizia a scaricare le borse dal furgone e passarle sulla Range Rover. Per tutta risposta Ava si infila nel furgone, incrociando le braccia e poggiando la schiena al sedile dopo aver chiuso la portiera. Una portiera che spalanco dopo appena due secondi.
«Esci!» urlo tremando di rabbia.
Le sue dita si allungano per afferrare la maniglia, la sposto la portiera di più e la blocco.
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Il Lord del Maniero – Capitolo 51 (prima parte)

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