#FanFiction #CinquantaSfumaturediMrGrey #ThisMan #AnitaSessa

Quando torniamo a casa, io ed Ana siamo stranamente silenziosi ma in pace con noi stessi. Negli ultimi due giorni abbiamo messo in chiaro le nostre vite, delineando concretamente la prospettiva di un’esistenza da condividere. Ci sposiamo. Io e Ana ci sposiamo. Diventerà mia moglie. Istintivamente mi avvicino a lei, che si sta lavando i denti accanto al lavandino. Le avvolgo le braccia attorno alla vita e poggio la fronte sulla sua spalla.
« Diventerai Mrs Grey» le sussurro contro la pelle.
Un sorriso le increspa gli angoli della bocca e gli occhi azzurri le si illuminano. Finisce di lavarsi e si scosta i capelli di lato, dandomi completo accesso al suo collo. La mordicchio piano prima di allontanarmi da lei e darle una piccola sculacciata sul sedere seminudo che spunta da sotto la mia maglietta che indossa come pigiama.
«Ahi!» protesta  per finta, avviandosi verso la camera da letto.
La seguo e insieme ci infiliamo sotto le coperte. Spengo l’abat jour e mi avvicino a lei, che si rannicchia prontamente contro il mio corpo. Restiamo in silenzio. La circondo con un braccio, mentre porto l’altro piegato sulla fronte, mentre fisso il soffitto. Restiamo così, semplicemente in silenzio. Nessuno dei due dorme però. Alla fine è lei a rompere il silenzio.
«Com’è andata con tua madre?» chiede, stringendomi più forte.
«Bene» rispondo, mentre la mia mente ritorna al dolore che le ho letto negli occhi. «Era preoccupata che tu potessi giudicarla per aver permesso ad Elena di…bè, per non essersi accorta la nostra relazione» mormoro, continuando a fissare il soffitto.
Anastasia si solleva sul gomito, cercando i miei occhi nel buio.
«Come potrei anche solo pensare una cosa del genere?» chiede sconvolta.
«Lo so. Era solo sconvolta, Ana. L’ho tranquillizzata ed ha capito. Credimi»
Ana si lascia ricadere pesantemente con la testa sul cuscino, privandomi del contatto con il suo corpo. Sospira e so che il mio tentativo di placarla non è andato a buon fine. Stavolta sono io a sollevarmi e a cercare i suoi occhi.
«Credimi. Era solo sconvolta» le ripeto con decisione, allungando una mano e sfiorandole il viso.
Alla fine, dopo un tempo indefinito, annuisce e io mi chino a poggiare la mia fronte alla sua.
«Ti amo, Anastasia Steele» le sussurro contro le labbra.
«Ti amo anch’io» mormora, ma le sue parole vengono inghiottite dalle mie labbra che blandiscono le sue, coinvolgendole in un dolce bacio.
Il mio corpo si allinea con il suo, entrambi siamo distesi su un fianco. Le mie mani le scostano i capelli dal viso, mentre non smetto un secondo di baciarla. C’è dolcezza e tenerezza nei nostri gesti, nelle nostre labbra, nei nostri sguardi. Appena un mese fa non avrei mai creduto possibile una cosa del genere. Mai nella vita avrei sognato di ritrovarmi a vivere una storia di questo tipo. Di arrivare a chiedere la mano di una donna, a volere con tutte le mie forze un matrimonio e una vita intera da condividere. La stringo forte al petto mentre ricado sulla schiena. Anastasia si accoccola nuovamente contro di me e, lentamente, il suo respiro si regolarizza fino a quando non si addormenta. Distrattamente gioco con una ciocca dei suoi soffici capelli, stando bene attento a non rischiare di svegliarla. Mi ritrovo a sorridere da solo al pensiero di quella prima notte passata a guardarla in quella camera dell’Heatman Hotel di Portland. Era bellissima allora, che non era ancora mia, ed è stupenda adesso, dopo tutto quello che abbiamo condiviso. Chiudo gli occhi e riprovo la stessa sensazione, lo stesso desiderio di toccare la sua pelle, di farla mia. Il ricordo di quanto quella sensazione mi spaccasse il petto, mi dilaniasse, è talmente vivida ancora ora. Le mie dita sulla pelle delicata del suo ventre, il desiderio di baciarla, toccarla, acuito ancora di più il mattino seguente, alla vista di lei seminuda, coperta solo da una maglietta e dalle sue mutandine. Proprio come ora. Solo che ora è mia. Ricordo che per giorni ho considerato quella mattina come una sconfitta. Ana è stata l’unica a ledere nel profondo il mio autocontrollo. L’unica a farmi mettere da parte le mie riserve e infrangere la mia regola sacra nelle relazioni con l’altro sesso: il contratto. Ana mi ha portato in paradiso, un paradiso che neppure credevo potesse esistere per uno come me. Mi ha guardato negli occhi e ci ha visto qualcosa. Ed ha scavato, talmente tanto a fondo che mi ha quasi spezzato. Ma alla fine è riuscita a ricompormi e a tirare in superficie con lei quel qualcosa di buono che io stesso credevo perso in quella lurida stanza accanto al corpo di mia madre. Mi ha ridato speranza.
Stringo forte gli occhi, trattenendo l’impulso di abbracciarla forte nel sonno per timore di svegliarla. Le mani mi prudono per la voglia di toccarla, di farla mia di nuovo. Ma ha bisogno di riposare. E io anche. Sospiro ancora una volta, abbandonando la guancia contro la sua testa e attendendo che il sonno si impadronisca di me, nella speranza di sognare ancora lei.
Quando mi sveglio, il mattino di seguente, la vista è meravigliosa.
«I tuoi occhi sono molto più azzurri al mattino» mormoro stiracchiandomi nel letto, strusciando di proposti contro il suo corpo nudo.
Ridacchia come una scolaretta, lasciandosi baciare.
«Buongiorno anche a te, Mr Grey» sussurra sulle mie labbra.
Le mie mani vagano di loro spontanea volontà, infilandosi sotto la sua t-shirt.
«Se non sbaglio ieri sera ti sei meritata una bella punizione, Miss Steele» mormoro contro la sua gola, leccandola e godendomi il brivido che la scuote.
Ad un tratto il suo corpo si irrigidisce.
«Merda!» impreca d’un tratto, sottraendosi alla mia presa e scostando di colpo le lenzuola.
«Ana, ma che…» inizio confuso, ma lei mi interrompe indicando con il mento l’orologio dietro la mia testa, sul comodino.
Orologio che al momento segna le 8.00 .
«Cazzo!» esclamo anch’io, seguendola in bagno.
Ci laviamo in fretta, complici anche nei piccoli gesti. Ma la mia frustrazione aumenta quando la vedo nuda e bagnata davanti a me e so di non avere tutto il tempo di questo mondo per toccarla e farla mia. Purtroppo non posso assentarmi al lavoro. Devo occuparmi di moltissime cose prima se voglio essere certo di poter regalare ad Ana un viaggio di nozze da sogno. Un’idea inizia a balenarmi in testa e so che le piacerà da morire. Devo solo predisporre tutto. Scuoto piano la testa. So che i preparativi per il mio matrimonio mi faranno impazzire. Anzi, so che mia madre e mia sorella mi faranno impazzire. Soprattutto la seconda. E Katherine Kavanagh. Ed Elliot. ‘Cristo’.
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Cinquanta sfumature di Mr Grey – Capitolo 52
Ci metto un bel po’ a fare ritorno dalla mia bellissima che, diligentemente, mi ha aspettato al bar. Le poggio le mani sui fianchi e la sento rilassarsi contro di me. Poggio il mento sulla sua spalla e non mi sfugge il bicchiere che ha davanti. Di certo non è lo stesso di prima.
«Ti ho trascurata» sussurro.
Ava piega il collo, in modo da guardarmi.
«Sì, è vero. Dove sei stato?» chiede.
«Non riuscivo a camminare, a ogni passo qualcuno mi fermava per dirmi qualcosa. Sono tutto tuo ora, te lo prometto» sussurro piano.
Mi sporgo, stringendo la mano a Sam e Drew che, nel frattempo, si sono aggiunti alla comitiva, e mi avvicino a Kate, dandole un bacio sulla guancia.
«Va tutto bene?» le chiedo, notando un pizzico di nervosismo nei suoi occhi.
Faccio un cenno a Mario per avere dell’acqua.
«Andrà tutto bene quando sarà finita la cena»
Quel coglione di Sam sorride e brinda con Drew, facendo toccare le birre che hanno in mano. Questa è la gran serata per Kate.
«Dieci e mezza» replico severamente, lanciandogli un’occhiata eloquente.
La faccio scendere dallo sgabello e mi siedo al suo posto, prendendomela in grembo e affondando il viso nell’incavo del suo collo. Ignoro la smorfia che si scambiano Sam e Drew e invece mi avvicino all’orecchio di Ava.
«Vorrei farti stendere sul bancone e toglierti tutto questo pizzo» le sussurro piano, sentendola irrigidirsi tra le mie braccia.
Sorrido contro il suo orecchio e premi la mia erezione contro la sua schiena.
«Che hai sotto il vestito?» domando piano.
«Altro pizzo» sussurra a bassa voce, sorridendo.
Mi sfugge un gemito a quel pensiero.
«Mi stai uccidendo» mormoro con un sospiro.
Ava freme.
«Smettila» borbotta, con poca convinzione in realtà.
«Mai» sussurro, allungando la lingua nel suo orecchio.
Ava sospira piano, eccitata.
«Ehi voi!» esclama Kate, accorgendosi di quello che stiamo facendo. Mi dà una sonora pacca sulla spalla, che però non mi scuote per niente. «Lasciala stare!»
«È vero, vuoi tenere a bada i nostri istinti sessuali, ma tu puoi tranquillamente toccare la tua ragazza»piagnucola Sam.
Gli lancio un’occhiataccia.
«Prova a fermarmi. Potrei chiudere tutto qui e portarla a casa» gli dico, sollevando un sopracciglio.
«Così faresti un torto ai tuoi amici!». Esclama lui, allarmato.
Ava scoppia a ridere di gusto, facendo ridere anche gli altri. Avvicino la bocca alla pelle della sua nuca, mordicchiandola. La tensione, però, torna ad invaderla.
«Chi è quella?» mi chiede all’improvviso.
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Il Lord del Maniero – Capitolo 58 (seconda parte)

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