#FanFiction #ThisMan #AnitaSessa

Nell’ascensore ci baciamo con passione e quando arriviamo nell’appartamento siamo avvinghiati l’uno all’altra, guidati da un ‘attrazione che va oltre la nostra volontà. Ava è quasi più irruenta di me. Le tolgo la borsa, gettandola a terra senza preoccuparmene e la afferro per la vita sottile, sollevandola e lasciandola aggrapparsi con le cosce sui miei fianchi. Mi dirigo spedito in cucina, afferrando il telecomando dell’impianto audio.

”Una promessa è una promessa, Lady”.

Running up that hill parte e Ava mi fissa con gli occhi brillanti, vogliosa.

«Ti voglio a letto» le dico con urgenza, incamminandomi velocemente verso le scale che conducono al piano superiore dell’attico.

Ava scalcia, togliendosi le scarpe e io apro con un calcio la porta della nostra camera da letto. La metto giù, proprio accanto al letto.

«Voltati» sussurro piano.

Obbedisce all’istante, ma prima di spogliarla devo sapere.

«Ti prego dimmi che indossi il pizzo» chiedo quasi come una supplica, iniziando a slacciare i bottoncini. «Mi servi in pizzo»

«Lo sono» conferma con voce roca.

Sospiro soddisfatto, aprendo del tutto l’abito, sfilandoglielo dalla testa e abbandonandolo sul pavimento. La visione che mi si para davanti è meravigliosa. Quando si gira mi manca il fiato. E’ davvero stupenda. Bramoso di vedere di più, mi allungo e le abbasso con lentezza le coppe del reggiseno, lasciando che la stoffa ruvida sfreghi sulla sua pelle e sui suoi capezzoli turgidi. Sento il suo cuore battere fortissimo. Esattamente come il mio. Questa sensazione è ancora così nuova per me.

Piano mi porto le mani dietro la schiena e mi afferro la polo blu, sfilandomela. Il suo sguardo famelico mi eccita e mi fa sentire bene con me stesso.

«Hai passato una bella giornata?» le chiedo dolcemente, senza sfiorarla, acuendo il suo desiderio.

Mi chino a togliere lentamente scarpe e calze.

«Ho passato una giornata splendida» sussurra, lo sforzo di controllarsi è evidente nella sua voce.

«Anch’io» le dico.

E sono sincero. Era da tanto che non passavo una giornata così tranquilla e…normale. Ma si può sempre fare di meglio. «Vogliamo migliorarla ancora di più?» chiedo, ma la mia è una domanda retorica.

«Sì» sussurra con la voce rotta dal desiderio.

«Vieni qui» le ordino con urgenza.

Ava esegue all’istante, posandomi i palmi delle mani sui pettorali e sollevando lo guardo acceso nel mio. Ci fissiamo per diversi istanti, come due animali che si scrutano prima di partire all’attacco. E poi ci fiondiamo l’uno sulle labbra dell’altra. Ava geme incontrollatamente, affondando le dita sottili tra i miei capelli e aggrappandovisi come se non ci fosse un domani. La sollevo, bloccandola contro di me, mentre la mia lingua continua a turbinare con la sua. La trasporto così, sospesa dal pavimento, fino al letto, dove la faccio adagiare piano, portandole le mani sopra la testa. Muto, le ordino di non muoverle. E lei capisce esattamente quello che voglio.

Mi stacco dalle sue labbra e mi metto seduto, riprendendo fiato proprio come Ava.

La fisso, chiedendomi come ho fatto nella vita, dopo quanto dolore ho provato e causato, a meritarmi una donna talmente bella. Spero solo che quando saprà tutto, non mi lascerà. Non correrà via da me a gambe levate.

«Potrei starmene seduto a guardarti fremere sotto le mie mani per tutto il giorno» mormoro, giocando pensieroso con uno dei suoi seni.

Con le dita le abbasso l’altra coppa del reggiseno, stuzzicando anche l’altro seno. Ava si inarca leggermente sul letto, mentre continuo a tirare e torcere i suoi capezzoli scuri. Schiudo le labbra, in parte per incamerare aria e in parte per il desiderio di assaggiare tutto di lei.

«Resta dove sei» le ordino all’improvviso, alzandomi e sfilandole le mutandine di pizzo.

Il mio sollevarmi le provoca un moto di stizza e Ava protesta debolmente. I suoi occhi grandi e belli mi fissano mentre mi sbottono con lentezza i jeans e li sfilo con un calcio. Mi sfilo i boxer e Ava stringe le cosce gemendo, implorandomi silenziosamente per avere il mio cazzo.

Mi fiondo nuovamente sul letto, aprendole le gambe e lasciando scorrere la lingua direttamente sul centro della sua vagina bagnata da morire.

«Oh, dio, dio, dio!» geme e urla, coprendosi il volto con le mani mentre la mia lingua si insinua dentro di lei per scoparla ripetutamente.

I fianchi di Ava si sollevano, roteando contro la mia faccia alla ricerca del sollievo tanto desiderato. Allungo una mano, piazzandole un palmo sullo stomaco per evitare che si inarchi.

”Devi stare ferma, Lady”.

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Il Lord del Maniero – Capitolo 34 (prima parte)

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