#FanFiction #ThisMan #AnitaSessa

I casini al Maniero sembrano essere finiti per il momento. John è andato in caserma, ci hanno messo a soqquadro l’archivio, hanno spulciato in tutte le stanze. Ma qui non c’è nulla di irregolare. E non troveranno mai nulla. Resto in giro fino all’ora di pranzo, per rassicurare le ragazze e per assicurarmi che sia tutto in ordine. Ma il pensiero di ciò che troverò a casa, non mi lascia tregua.

Ava. In pizzo. Tutta per me.

Non vedo l’ora e, quando esco dal Maniero, mi faccio la strada del ritorno quasi volando. Parcheggio alla meno peggio e mi fiondo di sopra, zittendo il portiere con un gesto della mano. Quando entro in casa, l’appartamento è silenzioso. Sorrido e salgo di corsa le scale verso il piano superiore. Entro in camera con un sorrisetto arrogante, aspettandomi di trovarla distesa sul letto, con addosso un completino meraviglioso. Ma la camera è invece vuota. Il panico mi chiude la gola, poi mi ricordo che potrebbe essere in bagno o nella stanza degli ospiti. Ma quando non la trovo neppure lì, il respiro inizia a mancarmi e mi sento male. Fisicamente male.

Avvio la chiamata, implorando il cielo che mi risponda. Il telefono squilla troppo a lungo per i miei gusti. Una, due, tre, quattro volte. Cinque, sei.

«Ehi»

La sua voce è allegra e spensierata.

«Dove cazzo sei?» urlo nel telefono e la mia voce rimbomba in tutto l’appartamento.

«Sono con mio fratello, calmati» ribatte a tono.

«Calmarmi?» urlo di nuovo, mentre la rabbia mi fa pulsare forte il sangue nelle tempie. «Io torno a casa e tu sei scappata via!»

«Smettila di gridare, cazzo!» urla anche lei.

«Bada a come cazzo parli» ringhio con furia.

Sento un sospiro dall’altro lato.

«Non sono scappata. Sono andata a incontrare mio fratello. È tornato dall’Australia» mi dice alla fine, ritrovando la calma. «Dovevo vederlo ieri, ma sono stata impegnata altrove» aggiunge sarcastica.

“Oh. Cazzo”.

Stringo gli occhi e le labbra, imprecando mentalmente. Avevo promesso ragionevolezza. Mantieni la promessa, Ward. Sii un uomo con le palle per una volta nella vita.

«Mi dispiace di averti disturbato» sibilo.

«Scusami?» chiede con tono scioccato.

«Quanto ci metterai?» mi sforzo di chiedere in tono gentile.

Ma il risultato è vano. Sono arrabbiato. E si sente.

«Gli ho detto che avremmo passato insieme tutto il giorno» replica.

«Tutto il giorno!» urlo di nuovo, senza riuscire a trattenermi. «Perché non me l’hai detto?»

«Sono stata interrotta dal tuo cellulare e tu eri distratto dai problemi al Maniero» dice seccamente, a mo’ di rimprovero.

Resto in silenzio, cercando di calmarmi.

«Dove sei?» chiedo alla fine, deglutendo e respirando profondamente.

«In un caffè» replica, troppo in fretta per non permettermi di smascherare il suo subdolo giochetto.

«Dove?» insisto.

«Non importa. Tornerò a casa tua più tardi» continua a non dirmi dove si trova.

E’ evidente che non mi vuole tra i piedi.

«Torna da me, Ava» le dico.

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Il Lord del Maniero – Capitolo 43 (prima parte)

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