CAPITOLO 9
MAYA
Entro in classe per prima e mi vado a sedere. Apro lo zaino e tiro fuori il libro di Letteratura. Devo ripassare, devo cercare di ricordarmi quelle fottute poesie, spiegare la vita di quei dannati scrittori. Ieri, mentre pendevo dalle labbra di Alex, ero convinta di aver capito tutto e invece ora non mi ricordo una mazza.
Allora, partiamo dalle cose semplici. Un po’ di sano gossip per cercare di risvegliare il mio cervello narcolettico… Beatrice sta con Dante, Petrarca con Laura. E Boccaccio? Sta con Lucetta. No, con Fiammetta.
«Oh mio Dio! Non ce la farò mai.»
«Andrà tutto bene» mi rassicura una voce calda, vibrante. Distolgo lo sguardo dai libri e mi ritrovo Alex davanti, che ha preso la sua sedia e l’ha girata per rivolgermi la parola.
«Non è vero. Non mi ricordo niente. La Vergani mi farà a pezzetti, lo so.»
Appoggia la sua mano sulla mia spalla e io mi sento piccola, indifesa, di fronte alla montagna di emozioni che mi rodono dentro. E mi sta appena sfiorando la spalla. Figuriamoci se decidesse di premere le sue labbra sulle mie.
«Tu sai le cose. Devi solo stare tranquilla.»
Fosse facile! Se dovessi fallire, rischierei di saltare gli allenamenti per colpa dei miei e questa è una fase della mia carriera sportiva in cui non posso permettermi mancanze o cedimenti.
Per fortuna arriva Davide, il compagno di banco di Alex, che lo chiama per mostrargli le sue Converse nuove e lo costringe a girarsi, altrimenti non so quanto avrei retto a fissare le mie iridi nei suoi occhi smeraldini.
«Da quando tu e Alex siete culo e camicia?» mi domanda Melania, con tono inquisitorio.
«Ciao Mel, non ti avevo vista arrivare» provo a depistarla.
«Ne sono convinta, dal momento che ti stavi trastullando con il secchione della classe. Guarda che io e Ginevra ne abbiamo parlato e non ci è piaciuto che ci hai dato buca per uscire con lui» mi sussurra all’orecchio.
Oh no! Ci mancavano pure le amiche gelose. Mi pento di averle fatte conoscere tre anni fa per il mio compleanno. Ogni volta che commetto uno sbaglio, si coalizzano e trovano sempre il modo di farmela pagare.
«Possibile che tu e Ginny proprio non capiate? Ve l’ho già spiegato un milione di volte. Alex è solo un amico. Ieri mi ha dato una mano per preparare l’interrogazione.»
«Una mano per studiare ieri e l’altra sulla spalla oggi. Non sono cieca: si vede che vi piacete.»
Alex si alza per andare a spiegare un esercizio di matematica a un compagno bisognoso e io ne approfitto per chiarire la faccenda con lei, una volta per tutte.
«Senti, Mel. Sai benissimo che io non ho tempo per l’amore. Ma se anche fosse, dove sarebbe il problema? Tu hai già avuto qualche storia e io non mi sono mai opposta.»
Melania cambia subito espressione. Sa che non le sto dicendo una bugia. Lei ha la brutta abitudine di lanciarsi con i ragazzi, senza essere sicura dei loro reali sentimenti. E per questo prende delle cantonate mostruose. L’ultima con Gianluca, uno dei più belli dell’ultimo anno. L’avevo avvisata che non andava bene per lei, che era troppo egoista e vanitoso, ma lei non si è fermata davanti a niente. Così è toccato a me asciugarle le lacrime quando lui l’ha baciata a una festa e poi l’ha abbandonata come un sacco vecchio.
Eppure è una ragazza così bella, così speciale. Ha un fisico perfetto, una carnagione candida che contrasta con gli occhi marroni quasi neri, grandi ed espressivi. Per non parlare dei suoi capelli, lunghi e setosi. Ci sono ragazzi che farebbero pazzie per lei. E invece si perde dietro a quelli che non la filano di striscio.
«Tu puoi frequentare chi vuoi, ma non la domenica pomeriggio. Sono anni che la passiamo insieme, io, te e Ginevra.»
«Quindi è solo questo il problema?»
«Certo!»
«Ok, prometto che non succederà mai più.»
«No, le promesse non bastano. Devi giurare sulle Olimpiadi che non mancherai più a un nostro appuntamento per un ragazzo.»
«Sulle Olimpiadi? Non ti sembra di esagerare?»
«O giuri su quelle o non ti perdono.»
Ingoio saliva, davvero preoccupata. Poi alzo la mano destra e inizio a proclamare il mio giuramento.
«Giuro sulle Olimpiadi, che non ci possa mai arrivare se disubbidirò, che non mancherò più al nostro appuntamento domenicale per colpa di un ragazzo.»
«Bene, così va meglio» mi dice Melania, abbracciandomi.
Per fortuna che non si è accorta che stavo incrociando le dita. Ok l’amicizia, ma con le Olimpiadi non si scherza.
«Siete ancora in piedi, ragazzi? La campanella è già suonata da un pezzo» ci comunica la Vergani con il suo tono da strega isterica.
Si siede dietro la cattedra e inforca i suoi occhialini, poi ci scruta uno per uno.
«Vedo che siete tutti presenti. Molto bene. Avevo intenzione di andare avanti con il programma.»
Andare avanti con il programma? E la mia interrogazione?
Alzo la mano timidamente, non sapendo bene che dire. La prof. tira fuori i suoi appunti dalla cartella nera, ci impone di mettere sul banco il libro di Letteratura e poi si accorge di me.
«Zani, che c’è? Devi andare in bagno?» mi domanda sgarbata.
«No, prof. Le volevo solo dire che mi offro per essere interrogata, per recuperare il quattro di settimana scorsa.»
«Sei sorda o cosa? Oggi voglio andare avanti con il programma. Non sono previste interrogazioni.»
«Ma io pensavo… credevo…» comincio a balbettare, sempre più delusa.
«Su su, non perdiamo tempo» brontola lei e io mi sento davvero demoralizzata. Tante ore di studio per niente…
Melania mi prende la mano, me la massaggia per un attimo per consolarmi, poi si alza in piedi.
«Mi scusi, ma perché non vuole interrogare Maya? Non è giusto negarle un’altra opportunità.»
Sorrido felice. Melania sta affrontando la vecchia megera con un coraggio da leone. Ecco perché è la mia amica del cuore. Sarà un po’ gelosa di me, ma mi vuole un bene dell’anima.
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