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CAPITOLO 18

ALEX

Che razza di idea, quella di andare in un bowling di provincia! Come se a Milano non ce ne fossero abbastanza…

Quando ho chiesto a Ruben il perché di questa scelta, lui mi ha risposto, spalancando gli occhi.

«Vado in pellegrinaggio, fratello. Ti ricordi o no che J-Ax è vissuto lì?»

Mi veniva da ridergli in faccia; parlare degli Articolo 31 come se fossero alla pari di Eminem o di Snoop Dogg ha dell’incredibile per me, ma voglio troppo bene al mio folle amico per farglielo notare.

Intanto che ci avviciniamo alla meta, Ginevra mi racconta aneddoti divertenti della sua vita in palestra, ma io perdo i pezzi e le rispondo a caso. Maledizione! Perché Maya si sta mostrando così socievole con Tiago? Questa situazione mi manda fuori di testa.

Per fortuna che lui ha capito tutto e non la sfiora con un dito, altrimenti sarei già passato alle maniere forti.

Arriviamo davanti al bowling. Si trova al piano superiore di una struttura con Mc Donald’s, pizzeria e supermercato inglobato. Nulla che giustifichi la fuga da Milano. Saliamo le scale che affacciano su una vetrata e, entrati nel locale, ci guardiamo intorno per vedere se c’è una pista libera. Una famigliola ha appena finito la partita, così ne approfittiamo subito. Andiamo al bancone, il gestore ci procura le scarpe e, dopo essercele cambiate, ci prepariamo a gareggiare.

«Che ne dite di una sfida femmine contro maschi?» domanda Ruben.

«Io ci sto!» esclama Melania.

Maya mette le mani dietro la schiena e avanza incerta.

«C’è un problema. Io non ho mai giocato a bowling…»

Lo dice in un soffio, come una bambina colta in fallo, e mi fa una tale tenerezza che vorrei consolarla, magari con un bacio. Sto per spiegarle come funziona, quando Tiago mi anticipa, prende la palla verde e cammina verso di lei.

«Questa dovrebbe essere abbastanza leggera. Mettiti di fianco a me e dammi la mano.»

Lei la stende e lui l’aiuta a infilare le dita nel modo corretto.

«Metti il medio e l’anulare nei due fori superiori e il pollice in quello inferiore. Prendi bene la mira. Ora oscilla il braccio indietro e poi in avanti per rilasciare la palla. Brava, proprio così.»

Lei esegue e, con il fiato sospeso, osserva la palla che scivola veloce sulla pista. Arrivata in prossimità dei birilli, ne butta giù sette.

«Evviva! Ce l’ho fatta! Grazie Tiago…» dice abbracciandolo e io mi sento come se qualcuno mi avesse tirato una coltellata nei reni.

Cazzo fai, Tiago? Ti ho fatto capire che Maya mi piace e ricambi il suo abbraccio? Sto per alzarmi in piedi e spaccargli la faccia, quando Ginevra mi distrae. Si siede di fianco a me e sorridente mi ringrazia.

«Di che?» le domando incerto.

«Ti ringrazio per l’aiuto che hai dato a Maya. Se non fosse stato per te, non avrebbe recuperato l’insufficienza in italiano e ora non potrebbe partecipare alle Nazionali. Abbiamo sempre condiviso gioie e dolori. Mi sarebbe dispiaciuto gareggiare senza di lei.»

Le rispondo che in fondo non ho fatto nulla di speciale. Poi le sorrido. Come potrei non essere affabile con lei? Conosco Ginevra da poco, ma è davvero dolce e simpatica.

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