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CAPITOLO 19

ALEX

Sono felice. Finalmente ho buttato fuori quello che sentivo dentro, finalmente sono stato sincero con lei e le ho fatto capire quanto sia importante per me.

«Maya, sei così bella…» mormoro mentre la stringo. Nel frattempo la pioggia scende ancora, bagnandoci tutti. Per colpa del freddo o forse per l’emozione, la sento tremare tra le mie braccia e così mi decido a staccarmi da lei.

«Credo sia meglio tornare al bowling.»

Lei fa un cenno d’assenso e così saliamo per le scale, tenendoci per mano. A metà strada raggiungiamo gli altri ragazzi.

«Che scena emozionante! Mi veniva da piangere per la commozione…» ci dice Melania e dal modo in cui le rilucono gli occhi, so che non ci sta prendendo in giro.

In compenso ci pensa Ruben a farci il paiolo.

«Oh sì! Proprio emozionante. Lo scriveremo sulla vostra lapide. Qui giacciono due innamorati che, dopo essersi dati il primo bacio sotto la pioggia, sono morti di polmonite. Cazzo, guarda come siete conciati. Dobbiamo trovare qualcosa di asciutto da mettervi addosso.»

Sto per rispondere che non è il nostro primo bacio, ma so che ci farei una pessima figura. Guardo me e lei per capire l’entità del danno. Sì, in effetti siamo fradici e Maya comincia a starnutire. L’idea di una polmonite non è così lontana.

Melania va verso la vetrata e osserva il sole che fa capolino tra le nuvole nere.

«Che tempismo! Ha già smesso di piovere. Vado un attimo nel supermercato di fianco. È un discount. Potrebbe avere dei vestiti in vendita.»

Scende le scale e Ruben la segue. Noi nel frattempo torniamo dentro il bowling e usiamo il phon asciugamani per cercare di mandar via un po’ d’acqua dai capelli.

Quando il più è fatto, Mel torna con un sacchetto rosso.

«Siete stati fortunati. Ho trovato quello che fa per voi.»

Porge il sacchetto a Maya e se ne va via con Ruben. Non posso fare a meno di notare che si tengono per mano. Mi pare ovvio che anche tra loro qualcosa stia succedendo.

Maya apre il sacchetto e tira fuori per lei dei leggings color melanzana con una felpa di Hello Kitty e per me dei pantaloni gialli e una felpa blu di Superman.

«Che meraviglia! Conciati così, sembreremo dei pagliacci» commenta divertita.

«Va bene tutto, purché possa togliermi di dosso questi vestiti. Sto morendo di freddo» rispondo, sfilandomi la felpa e rimanendo a torso nudo.

Prendo i vestiti che Maya mi porge e noto che le trema la mano. Allora la guardo in faccia e mi accorgo che si è imporporata tutta. Non credevo di provocarle una simile reazione, per cui, con il sorriso più rassicurante che mi riesca, le faccio segno che mi cambierò dentro la toilette degli uomini.

«Sì, meglio…» dice lei, rinchiudendosi in quella delle donne, posta proprio di fianco. E così ci ritroviamo vicini, separati soltanto da un muro, a ripensare a quello che è successo prima, a come la nostra vita d’ora in poi cambierà.

MAYA

Mi cambio e intanto penso al groviglio di emozioni che mi sta inondando il cuore. Più forte della pioggia che mi ha infradiciato gli abiti, il mio cuore pulsa nel petto senza sosta. Ripenso ad Alex, a come riesce a farmi sentire viva solo se mi sfiora, ma soprattutto ripenso al momento in cui, senza darmi tempo di riflettere, si è tolto la felpa e io sono diventata rossa come un peperone. Ho fatto la figura della bambina! Come se non avessi mai visto un ragazzo a torso nudo. Quando seguo gli allenamenti della squadra maschile di ginnastica artistica, spesso i ragazzi fanno gli esercizi senza maglietta, ma vederli non mi provoca alcuna reazione. E invece soffermarmi sul fisico tonico e asciutto di Alex mi ha fatto sentire strana, come se non fosse più la mia mente a tenere il comando del mio corpo, e mi sono sentita fragile e insicura.

Esco dalla toilette e do una sbirciatina allo specchio: sono impresentabile con questi vestiti assurdi, ma almeno adesso sono asciutta. Poi guardo in avanti e mi trovo Alex appoggiato contro il muro, le braccia incrociate al petto, che mi sorride.

«Andiamo?» mi domanda. Io cammino verso di lui, lo abbraccio e poi mi accosto al suo viso, alzandomi in punta di piedi.

«Sì, va bene, ma prima…» mormoro, mentre incollo un’altra volta le mie labbra alle sue e gli stampo un bacio dolce, una specie di sigillo per ricordargli che stavolta sono davvero intenzionata a vivere la nostra storia.

«Guarda che se fai così, io non esco più da questo bagno. E invece abbiamo una partita di bowling da finire» ride e io mi perdo nei suoi occhi che brillano d’ilarità.

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