#FanFiction #CinquantaSfumaturediMrGrey #ThisMan #AnitaSessa

Entro nel viale ampio e curato. Le abitazioni che insistono sulla strada sono quasi tutte ad un solo piano, in legno. Alcuni bambini giocano negli spiazzali. Tutto qui intorno fa pensare alla famiglia. Svolto a sinistra e mi fermo quando giungo dinnanzi al cancello alto e bianco. Mi sporgo dal finestrino, digitando il codice che mi ha inviato Miss Kelly questo pomeriggio e attendo che il cancello si apra. Quando mi giro a fissarla l’ansia che ho cercato di tenere sotto controllo torna a sommergermi prepotentemente. “Sto forse sbagliando? Probabilmente portarla qui subito dopo averle fatto incontrare Flynn non è stata una buona idea. Ma non sarei stato capace di aspettare oltre. E poi siamo in tempo per il tramonto”. Ana mi scruta, aggrottando le sopracciglia. “Voglio passare la mia vita con te, in questa casa. Non dirmi di no, Ana.”
«Che cosa c’è?» mi chiede, preoccupata.
«Un’idea» le dico, distogliendolo sguardo e attraversando il cancello con la Saab.
Prosegue nel viale alberato che affaccia sul vasto prato dell’abitazione, pieno di erba e fiori selvatici. Sembra di entrare in un altro mondo. Dopo una curva entriamo nell’ampio viale d’accesso fino a raggiungere la casa in pietra rosa chiaro, con tutte le luci accese. L’auto di Miss Kellie è già qui. Parcheggio dinnanzi al portico e la guardo, sospirando a fondo.
«Continuerai ad avere una mente aperta?» le chiedo titubante.
Ana si acciglia di nuovo.
«Christian, ho avuto bisogno di una mente aperta dal giorno in cui ti ho conosciuto.» risponde, alzando un sorpacciglio.
La guardo, lanciandole un sorrisetto ironico. Touché.
«Un punto per te, Miss Steele. Andiamo.»
Scendo dall’auto e vado ad aprirle la portiera. Quando scende dalla Saab le do una lunga occhiata. Poi mi chino su di lei, baciandola a fondo. Ana sembra leggermente stupita dal mio comportamento. Le tendo la mano e la conduco davanti all’uscio. La porta di legno scuro si apre quasi automaticamente e ne esce Miss Kelly, avvolta in un abito viola.
«Mr Grey.» mi sorride con calore, e ci scambiamo una stretta di mano.
«Miss Kelly»
Olga Kelly si volta verso Ana, allungandole la mano. Lei la guarda e poi mi scruta di sottecchi.
«Olga Kelly» si presenta.
«Ana Steele» mormora lei in risposta.
Miss Kelly si addossa alla porta, facendoci spazio per entrare. Ana fa un passo avanti per poi bloccarsi davanti all’improvviso, sotto shock.La casa è completamente vuota. Restiamo nell’ingresso, tra le pareti gialle, mentre lei assimila lo stupore. Trattengo il fiato, estremamente in ansia. Ana si gira intorno, osservando attentamente l’antico lampadario in cristallo, i pavimenti di legno e le porte chiuse incastonate sulle pareti. Prima che il suo cervello vada in fumo, le afferro la mano, guidandola nell’anticamera.
«Vieni» le dico, facendole attraversare l’arco fino all’enorme vestibolo.
Ad accoglierci c’è un ampio scalone con una bellissima ringhiera in ferro battuto, estremamente lavorata. Attraversiamo il salone, nel quale è presente solo un apio tappeto che attutisce il rumore delle nostre scarpe sul pavimento, e punto dritto alla portafinestra che affaccia sulla terrazza in pietra.Di sotto abbiamo il prato enorme e curatissimo. E poi una vista tale da mozzare il fiato. Ed è proprio questo, fortunatamente, l’effetto che ha su Anastasia. Guardo la mia bellissima fidanzata restare a bocca aperta ad ammirare il crepuscolo sul Puget Sound. Il sole sta per tramontare e si riflette sull’acqua pacata, che scorre imperturbabile senza curarsi di noi. Rosso, arancio, giallo. Ma i miei occhi non sono attratti da questo. Sono attratti da lei. Sempre da lei. Le stringo forte la mano, senza riuscire davvero a credere, nonostante sia qui con me in carne ed ossa, che lei sia davvero mia. Resta in silenzio per un’eternità, tanto che la mia ansia, mai del tutto sopita, torna prepotentemente a galla di nuovo.
«Mi hai portata qui per ammirare il panorama?» sussurra piano, timorosa.
“Sì, ma non solo”. Annuisco, scrutandola a fondo.
«È sconvolgente, Christian. Grazie» mormora, tornando a fissare l’orizzonte.
Inspiro forte, deglutendo a fatica. Ho un groppo in gola che brucia. Le lascio la mano, decidendo che è giunto il momento.
«Come la vedresti se fosse così per il resto della tua vita?»
IO stesso faccio fatica a sentire il suono della mia voce, ma lei ci riesce. Si volta di scatto, i suoi occhi enormi come non li ho mai visti prima di oggi.Ci fissiamo, con emozioni contrastanti che animano le menti di entrambi. Sorpresa per lei, shock oserei dire. Ansia e timore per me. TImore di non essere abbastanza, che tutto ciò non sia abbastanza per lei. E io voglio darle solo il meglio.
«Ho sempre desiderato vivere sulla costa. Navigavo su e giù sul Sound sognando queste case.Questo posto non rimarrà in vendita a lungo. Vorrei comprarlo, demolirlo, e costruire una nuova casa, per noi» le sussurro, guardandola con amore, con speranza.
Riesco quasi a sentire il suo cervello elaborare quella richiesta e tutte le conseguenze che ne derivano.
«È solo un’idea» aggiungo cauto quando non accenna a parlare.
Ana si gira lentamente verso l’interno della casa, scrutandola.Poi aggrotta la fronte.
«Perché vuoi demolirla?» mi chiede, il suo sguardo di nuovo su di me.
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Cinquanta sfumature di Mr Grey – Capitolo 45 (prima parte))
«Ti amo»
Glielo sussurro a fior di labbra quando esco dalla cabina armadio già vestito e pronto. Mi sono svegliato presto e sono uscito per la mia corsa mattutina. Avevo bisogno di schiarirmi le idee. Il mio sonno di stanotte è stato tormentato, pieno di incubi. Pieno delle verità che ancora non conosce di me. Dovrei parlare con lei, scoprire tutte le mie carte. Ma non voglio rischiare di perderla.
«Svegliati, bellissima ragazza» sussurro, scacciando via i cattivi pensieri e concentrandomi sulla bellissima dea che giace tra le mie lenzuola.
Ava solleva la testa, stiracchiandosi con un gemito soddisfatto. Sbatte le palpebre diverse volte, mettendomi a fuoco.
«Che ora è?» domanda.
La sua voce roca me lo fa venire duro. E’ assonnata e lo è anche il suo corpo, ancora morbido e caldo.
«Va tutto bene, sono solo le sei e mezza. Devo incontrare alcuni fornitori sul presto al Maniero. Avevo bisogno di vederti prima di uscire» mormoro, chinandomi sulla sua bocca e appropriandomene.
Ava chiude gli occhi e si abbandona al mio bacio.
«Non è necessario che io abbia gli occhi aperti perché tu mi veda» si lamenta.
Si allunga verso la mia schiena e tenta di attirarmi a sé, inspirando il mio odore.
«Vieni a fare colazione con me» le propongo, sollevandola dal letto senza sforzo.
Ava si avvinghia a me come una piccola scimmietta.
«Mi spiegazzi tutto» dico, con un sorriso divertito.
«Mettimi giù allora» borbotta assonnata.
Sbuffo.
«Mai»
Sento il suo sorriso, anche se non posso vederlo.
«Non mi serve una scopata promemoria. Puoi venire a pranzo» mugola per poi sbadigliare.
«Bada a come parli» la rimprovero, scoppiando a ridere. «Mi dispiace. Avevo davvero bisogno di vederti prima di uscire»
Ava si irrigidisce all’istante.
«Che succede?» chiedo preoccupato.
La deposito piano sul marmo del ripiano, osservandola deglutire e concentrarsi.
«Stanotte ti sei svegliato» mi dice, facendo dondolare le gambe e giocando con uno dei miei bottoni.
«Davvero?» chiedo, tentando di reprimere qualcosa che so esserci nel profondo.
«Non ti ricordi?» domanda esitante.
«No» rispondo in fretta, cercando di cambiare argomento. «Cosa vuoi per colazione?»
Dico, tirando su col naso e allontanandomi per raggiungere il frigorifero.
«Uova, bagel, frutta?» chiedo evasivo.
«Hai detto che avevi bisogno di me» aggiunge, alzando un po’ la voce.
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Il Lord del Maniero – Capitolo 50 (prima parte)

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